Da Berna modifiche che includono i ‘dintorni’ e il mantenimento dei tratti essenziali. Dadò: ‘Il Ticino recepisca le novità per gli edifici fuori zona’
Da Berna a Bellinzona, e poi subito su per le valli direzione rustici ticinesi: "Il Consiglio di Stato dia un tempestivo avvio alla revisione del Puc-Peip, e in particolare delle relative norme di attuazione in modo tale da adeguare conseguentemente, in senso meno rigoroso e più flessibile, le disposizioni applicabili agli interventi sui rustici, compresa anche la sistemazione esterna", chiede il Centro con un'iniziativa parlamentare che vede primo firmatario il presidente cantonale Fiorenzo Dadò. Perché a Berna, appunto, qualcosa è cambiato. Qualcosa di grosso.
Con ordine: "Venerdì – scrive Dadò – il parlamento federale, nell'ambito della seconda fase della revisione parziale della Legge federale sulla pianificazione del territorio (Lpt2), costituente il controprogetto all'iniziativa per il paesaggio, ha in particolare approvato una modifica dell’articolo 24d della Lpt, che disciplina gli interventi sugli edifici degni di protezione ubicati fuori dalle zone edificabili, come proposto dal consigliere nazionale Fabio Regazzi”. Nello specifico, con questa modifica il campo di applicazione del capoverso 3 lettera b) "viene ora esteso oltreché all'aspetto esterno e alla struttura basilare degli edifici, anche ai ‘dintorni’ di tali edifici, e non si esige più che tali componenti, a seguito degli interventi su questi edifici, restino sostanzialmente immutati. Bensì ‘vengano mantenuti nei loro tratti essenziali’".
Insomma, "approvando tale modifica il parlamento federale ha fatto proprie le critiche e le preoccupazioni riferite in particolare all’ordinamento istituito nel nostro Cantone con il Puc-Peip per gli interventi sui rustici". Espresse da Regazzi in questi termini: "Le vigenti norme che disciplinano gli interventi sugli edifici abitativi agricoli sono attualmente sproporzionate, burocratiche e applicate in modo troppo rigoroso. Per citare un solo esempio, la normativa di applicazione dell'Ordinanza sulla pianificazione del territorio attuata nel Cantone Ticino tramite il Piano di utilizzazione cantonale dei paesaggi con edifici e impianti protetti (il Puc-Peip, ndr) prevede non meno di otto paragrafi di divieti e restrizioni già solo per le facciate e le aperture. Tale sistema attua una visione museale del paesaggio che non tiene ragionevolmente conto delle concrete esigenze che si pongono per trasformare un edificio abitativo agricolo (esempio tipico: il rustico in Ticino), e degli oneri che – per salvaguardare, alla fine, il paesaggio – devono essere affrontati in questo ambito”.
Da qui la proposta del deputato del Centro al Nazionale, vale a dire introdurre nella legge una nuova formulazione che consenta un'attuazione più ragionevole e flessibile dei principi, pur perfettamente legittimi, che devono essere rispettati per gli interventi su edifici meritevoli di protezione. Ma non solo, si diceva. Perché la proposta di Regazzi – poi accettata – prevedeva anche di “includere la nozione di ‘dintorni’. Le attuali norme in materia di aspetto esterno sono infatti, se possibile, ancora più severe e impediscono per esempio qualsiasi alterazione del terreno circostante l'edificio”.
I rustici, scrive ancora il Centro nell'atto parlamentare firmato assieme a Dadò anche da Maurizio Agustoni, Alessandro Corti, Claudio Isabella e Alessio Ghisla, "rappresentano il patrimonio rurale più importante del nostro Cantone, l’eredità dei nostri nonni e della civiltà contadina. Troppe stalle stanno cadendo in rovina anche a causa delle norme troppo severe e della burocrazia".
In un contesto simile, "la possibilità di allentamento delle severe norme del Puc-Peip che ci è data dal legislatore federale grazie all’iniziativa Regazzi, va immediatamente sfruttata dal nostro Cantone, prima che sia troppo tardi e questo patrimonio di inestimabile valore diventi irrecuperabile".