Lo psicoterapeuta e teologo di formazione Nicola Gianinazzi riflette sulle cause sistemiche che alimentano le violenze nel mondo della Chiesa cattolica
Gli abusi sessuali nell’ambito ecclesiastico sono stati per anni indicati come gesti isolati riconducibili alla devianza di singoli individui. Tuttavia, i molti studi pubblicati in diversi Paesi, alcuni dei quali a noi molto vicini, hanno mostrato come si tratti di un fenomeno sistematico e diffuso. Quanto emerso dal progetto pilota dell’Università di Zurigo mette in evidenza che la Svizzera e il Ticino non fanno eccezione. Secondo i risultati del rapporto, negli ultimi settant’anni sono in effetti stati commessi da alcuni membri della Chiesa cattolica svizzera oltre un migliaio di abusi sessuali. Cifre indubbiamente impressionanti che pongono più di una domanda.
Ci si potrebbe per esempio chiedere come mai il clero sia così toccato da questo fenomeno, se esista un profilo tipo di preti che sono anche predatori sessuali o se la Chiesa stessa, per struttura e pratiche, costituisca un luogo attrattivo verso il quale si indirizzano queste persone, consapevoli di poter trovare delle vittime facilmente influenzabili e beneficiare di una cultura della segretezza. Quali sono insomma le cause degli abusi sessuali nella Chiesa?
Abbiamo girato questi quesiti allo psicoterapeuta e teologo di formazione Nicola Gianinazzi, membro di comitato dell’Associazione svizzera delle psicoterapeute e degli psicoterapeuti.
Come mai nella Chiesa sembra ci siano così tanti abusi a sfondo sessuale?
Premetto che queste questioni sono di una complessità estrema e che non sono un esperto di eziologia e statistica della pedofilia. Mi occupo – purtroppo – del tema nell’ambito della mia professione di psicoterapeuta dell’infanzia e dell’adolescenza. In questo senso, non saprei quali siano le proporzioni passate e presenti del numero di abusi tra società ecclesiale e società civile. Trovo comunque abbastanza terribile constatare quanto questo fenomeno sia presente in così tanti settori ed è allucinante pensare alle sue proporzioni nella Chiesa.
Per sua struttura e mentalità la Chiesa è un sistema che prevede e impone delle forti limitazioni ai suoi sacerdoti. L’obbligatorietà al celibato e il voto di castità ne sono forse gli esempi più conosciuti e decisamente assai discussi. Queste prassi possono avere un ruolo nei comportamenti e nelle pratiche abusanti?
Credo che queste premesse giochino più un ruolo nell’attirare determinati candidati, piuttosto che nell’originare in loro un disturbo della sessualità. In altre parole, non si diventa ‘perversi sessuali’ a causa di ‘condizioni esterne’ con le quali si entra in contatto nella maggiore età. Più differenziato deve essere il discorso riguardo ai seminari minori, molto comuni in passato, dove già da bambini si veniva educati come piccoli preti.
Nel passato era però tutto sommato comune entrare in seminario in giovane età. L’immaturità emotiva di molti preti resta dunque un tema. La totale assenza di educazione sessuale e all’affettività o, anzi, il fatto che la sessualità sia essenzialmente vissuta come un tabù all’interno della Chiesa, ha un’influenza in queste dinamiche?
Ignorare il discorso della sessualità ha sicuramente giocato un ruolo importante, anche se non determinante. Oggi credo – e spero – che almeno in parte e in qualche forma i candidati siano entrati in contatto con alcuni aspetti di questa sfera. Come dicevo, l’educazione e la formazione hanno un ruolo secondario, favorente senza dubbio, ma non causano la perversione in prima istanza. Si tratta piuttosto di un sistema che ha favorito gli abusi, predisponendo poi anche in alcuni casi delle vittime a perpetrarne a loro volta.
La gran parte degli abusi avv iene nei confronti di giovani uomini. Oltre alla sessualità repressa, c’è forse anche un’omosessualità repressa. Omosessualità tra l’altro fortemente condannata dalla Chiesa…
Non credo giovi a nessuno correlare qualsiasi forma di omosessualità alla pedofilia e all’abuso. Sono due piani distinti e vanno mantenuti tali.
La posta in gioco nella violenza sessuale spesso non è il desiderio sessuale, ma la dinamica di potere che viene esercitata attraverso la sessualità. I preti abusanti sono tutti pedofili?
Il potere nella sua forma sacra, ma non solo, così come la fama e la stima collettiva sono strumenti elettivi sfruttati dai perversi sia in ambito sessuale che non. La mancanza di empatia e di esame di realtà fanno il resto. Purtroppo la Chiesa e le Chiese offrono – e offrivano molto di più in passato – anche questi elementi.
I preti sono spesso considerati come aventi un ‘ruolo a parte’ nella società. Questa sacralità dei sacerdoti, probabilmente anche alimentata dal celibato, potrebbe indurre un sentimento di onnipotenza e impunità tra chi abusa?
Potrebbe, come dicevo, in ragione di questa dimensione sacrale-carismatica. Questo accade però anche in Chiese non cattoliche, o cattoliche di rito orientale, dove i pastori possono sposarsi. Il problema non si risolve rimuovendo solo il celibato.
Il celibato potrebbe però incoraggiare un sentimento di fiducia e poi di silenzio da parte delle vittime…
Questo sicuramente. È una combinazione ‘esplosiva’ che alimenta l’omertà e il senso di colpa, già altrimenti così presenti nelle vittime.
Anche il principio della vocazione, il fatto di essere ‘chiamati da Dio’, può avere un impatto sul silenzio degli abusati?
Tutto ciò che può fare da copertura o mimesi viene purtroppo sfruttato dal ‘predatore perverso’.
I preti hanno inoltre a lungo rappresentato delle figure centrali nella società. Questa posizione di notabili può esacerbare e protrarre gli abusi nel tempo?
Poteva e può, il sacro ha purtroppo elevato al quadrato il fenomeno. Oso solo sperare che oggi un pedofilo non ritenga più interessante l’area ecclesiastica, anche perché ultimamente l’attenzione e il controllo da parte di tutti sono sensibilmente aumentati, in particolar modo nei confronti dei presbiteri e degli agenti pastorali. Rendo però attenti che, proprio per questa ragione, è fondamentale che anche in tutti gli altri ambiti della società – dove sono presenti poteri – venga mantenuta se non aumentata la prevenzione.
Per concludere, quali conseguenze vi sono per le vittime?
Per le vittime le conseguenze sono sempre devastanti. La sintomatologia post-traumatica è spesso tra le più pesanti. Nel mio lavoro seguo vittime con sintomi psichiatrici importanti, emersi anche a molti anni di distanza dai fatti.