È quanto ha affermato la delegazione dei consigli regionali della Lombardia, durante l'appuntamento a Mezzana con il gruppo d'incontro del Gran Consiglio
La possibilità di usufruire del telelavoro deve essere data anche ai frontalieri italiani che lavorano in Svizzera e che su questo aspetto non possono essere penalizzati. È quanto ha voluto rimarcare la delegazione dei consigli regionali della Lombardia, che insieme ai colleghi piemontesi ha incontrato il gruppo d’incontro del Gran Consiglio. A Mezzana, nella sede della Comunità di lavoro, le tre delegazioni hanno avuto l’opportunità di affrontare diversi temi che toccano “in maniera interconnessa” diversi temi. Oltre a quello del telelavoro, per il quale si attende un accordo tra Svizzera e Italia, si è discusso anche del lupo. “È uno dei temi di maggiore attualità – ha affermato Giacomo Zamperini, presidente della commissione speciale per i rapporti tra Lombardia e Confederazione Svizzera –. Tutti gli studi più recenti ci confermano che il lupo non è più considerato tra gli animali a rischio di estinzione e la sua diffusione sta creando pericoli e problemi sempre maggiori a cittadini che risiedono in queste aree, in particolare allevatori e agricoltori. Serve un piano di contenimento con interventi concreti che sia frutto però di regole certe e definite e non di deroghe, all’interno di un quadro normativo chiaro e preciso, a tutela e salvaguardia anche della biodiversità di queste zone”.
Michele Guerra, in rappresentanza del legislativo ticinese, ha ricordato che “la Svizzera condivide con l’Italia la più lunga delle sue frontiere, e il triangolo formato da Ticino, Lombardia e Piemonte rappresenta oltre il 40% degli scambi commerciali tra i nostri due paesi. Queste intensissime relazioni si caratterizzano anche dalla presenza di oltre 80mila lavoratori frontalieri che ogni giorno varcano il confine con tutte le conseguenze del caso, favorendo lo sviluppo economico della regione di frontiera ma causando anche criticità a livello di mercato del lavoro e di mobilità. La Regio Insubrica – ha aggiunto Guerra – costituisce un ideale luogo di incontro e di sintesi per discutere di questi temi in modo costruttivo, tra i rispettivi Governi ma anche, come oggi, tra i parlamenti regionali”.