Ticino

Congedo parentale, niente obbligo ma sì alla base volontaria

Dopo il ‘pasticcio’ del Gran Consiglio nel 2021, il governo cerca una via compatibile col diritto federale. Montorfani (Ias): ‘Strada percorribile’

Un’esigenza sempre più sentita
(Ti-Press)
6 settembre 2023
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Il Cantone non ha alcun margine di manovra per istituire un congedo parentale obbligatorio, ma all'orizzonte si profila già una soluzione: quella di un congedo parentale su base volontaria, che attinga al fondo per la conciliabilità lavoro famiglia previsto nell'ambito della Riforma fiscale e sociale accolta in votazione popolare nell'aprile 2018.

Con ordine. Era il 25 gennaio quando il Gran Consiglio, dopo il pareggio della sessione di dicembre, ha dato il via libera con 43 favorevoli e 37 contrari al rapporto che, dalla commissione ‘Costituzione e leggi’ era uscito di minoranza. Firmato da Nadia Ghisolfi, prevedeva appunto l'istituzione di questo congedo parentale di dieci giorni in aggiunta al congedo maternità e a quello di paternità. La mattina del voto era cominciato il tam-tam, soprattutto dal centrodestra: non si può fare, il diritto superiore lo impedisce. Essendo però la ripetizione di un voto, non si è svolto alcun dibattito e si è andati dritti al voto con l'istituzione di questo principio, e il mandato al Consiglio di Stato di esplorare una via per applicarlo.

Ebbene, a distanza di quasi tre anni, ecco il responso: "No". O almeno, "non così". A spiegare con precisione l'iter del dossier è, interpellato da ‘laRegione’, il direttore dell'Istituto delle assicurazioni sociali (Ias) Sergio Montorfani, che va dritto al punto: «Abbiamo ricevuto il compito da parte del Consiglio di Stato di analizzare la fattibilità giuridica, tecnica ed economica di questa proposta, e abbiamo coinvolto un gruppo di esperti che ha fatto passare tutto il materiale a disposizione a livello federale e dei cantoni. Il risultato è che ci siamo convinti che, come lo vuole il parlamento, questo congedo parentale non può essere realizzato a livello cantonale».

‘Il Cantone non ha alcun margine di manovra’

E perché? «Perché si deve tener presente che quando si istituisce un congedo parentale si toccano due ambiti della legge federale: il primo è il rapporto di lavoro in ambito privato, si vorrebbe obbligare tutti i datori di lavoro a concedere questo congedo basandolo su una legge cantonale quando non è possibile, perché tutti i congedi sono decisi nell'ambito del Codice delle obbligazioni e della Legge sul lavoro. Con queste, la Confederazione ha esaurito il compito assegnatole dalla Costituzione, e il Cantone non ha margini di manovra». Un discorso simile, e siamo al secondo aspetto che evidenzia Montorfani, «riguarda il finanziamento. Un congedo implica il non lavorare, ma anche chi paga e chi rimborsa il datore di lavoro. Anche qui è competenza federale, la Legge sulle indennità perdita di guadagno gestisce tutti i congedi: maternità, paternità, militare...». C'è solo una possibilità per i Cantoni di incidere, riprende il direttore dello Ias, ed è «quella di aumentare le 14 settimane previste dal congedo maternità». Insomma, se si fosse andati avanti col principio approvato dal Gran Consiglio «al primo ricorso il Tribunale federale avrebbe cassato il congedo».

Il Piano B

Che fare, quindi? Fermarsi? No, perché il compito era analizzare e vedere come realizzare il principio. E fermi restando i limiti elencati da Montorfani si è fatta strada un'altra via: «Abbiamo immaginato l'istituzione di un congedo parentale su base volontaria, concesso dal datore di lavoro e quindi non un diritto assoluto, con le indennità che verrebbero finanziate dal fondo per la conciliabilità lavoro famiglia previsto dalla Riforma fiscale e sociale». Insomma, «si può partire da qui, capire se i soldi a disposizione basterebbero o deve essere ritoccata l'aliquota... ma secondo la nostra valutazione è fattibile». E, il tutto, si instraderebbe sul solco del congedo parentale previsto nel Canton Ginevra che, rileva Montorfani, «per il settore privato è su base volontaria, quindi legittimo».

Ciò detto, «entro la data termine del prossimo 30 aprile avremo il compito di analizzare tutti gli aspetti di natura pratica per mettere il governo nella condizione di decidere cosa vuole sottoporre al parlamento. In un pacchetto che prevede, parallelamente, questo riconoscimento anche per i funzionari statali, perché il Cantone deve dare il buon esempio».

Albertoni (Camera di commercio): ‘Fondamentale aver evitato delle imposizioni’

«Mi sembra già positivo che non sia uscita dal cilindro una soluzione ticinese e illegale, e questo è già importante...» commenta caustico il direttore della Camera di commercio e dell'artigianato Luca Albertoni quando lo contattiamo per una reazione. «Non si lavora con le imposizioni, perché è fondamentale che non ci siano obblighi visto che le aziende sono già sommerse da tutto e di più, ma concordo che si cerchi di dare un incentivo a chi può provare a dare questo ulteriore congedo». Chi può, chiaro. Perché «per alcune aziende non è solo un problema economico, non possono proprio sostenere altre lunghe assenze da parte del personale». Albertoni vede, a ogni modo, la possibilità per chi potrebbe appunto permetterselo, «di fare qualcosa in più, anche se contrariamente a quanto pensano taluni politici ci sono molte aziende che vanno incontro al personale e dai nostri rilevamenti si vede chiaramente».

Daniel (Ocst) e Gargantini (Unia): ‘Il congedo parentale è il futuro, la società è cambiata’

Il vicesegretario cantonale dell'Ocst Xavier Daniel concorda con la decisione e il compromesso: «Il Cantone non ha margini di manovra, ed è interessante valutare queste strade alternative. Il congedo parentale è il futuro, potersi dividere tra genitori la gestione del bambino in maniera paritaria è sempre più richiesto ed è la direzione giusta». Per Daniel, sia come sia, «sarà importante però che la contrattazione collettiva continui ad avere il suo ruolo, con un partenariato forte si possono raggiungere dei Contratti collettivi molto vantaggiosi, magari anche prima che la politica agisca davvero». Il segretario regionale di Unia Ticino e Moesa Giangiorgio Gargantini è perentorio: «Deve essere trovata una soluzione, perché la società è cambiata, si deve rispondere alla richiesta delle famiglie di coinvolgere maggiormente i padri e da subito. Si trovino soluzioni, ed è con delusione che prendiamo atto della decisione presa».