I democentristi contrari alla decisione governativa di risparmiare su Tour de France e Olma: ‘Il decreto Morisoli dice un'altra cosa’
Definisce “clamorose” le recenti decisioni del Consiglio di Stato di non partecipare finanziariamente all’organizzazione della partenza in Ticino (luglio 2027 o 2028) del Tour de France e di rinunciare alla fiera agricola Olma di San Gallo dell’anno prossimo. Due misure di risparmio, con le quali l’Udc, artefice del controverso decreto Morisoli per frenare la crescita della spesa pubblica, non è d'accordo. "Quando inizierà il governo a fare ciò che il popolo ha deciso? Rinunciare al Tour de France e alla partecipazione all’Olma, appellandosi al Decreto del pareggio dei conti, è un capriccio stizzito di un governo senza idee che vuole annacquare il verdetto del voto popolare per continuare con il solito tassa e spendi”, affermano i democentristi in un una nota.
“Queste decisioni, puramente simboliche, non sembrano altro che una capricciosa ripicca contro chi ha votato il ‘Decreto per il pareggio dei conti nel 2025’ o meglio, contro chi costringe il governo a non sprecare i soldi dei contribuenti", afferma l'Udc. E ricorda che il 15 maggio dello scorso anno il popolo ha dato "il chiaro mandato" al Consiglio di Stato "di pareggiare i conti entro il 2025 e perciò di risparmiare tra gli 80 ai 100 milioni di franchi sull’arco di tre anni". Ora, sostiene il partito presieduto da Piero Marchesi, “l’Esecutivo, dopo aver perso un anno intero menando il can per l’aia, ha deciso tutto d’un botto di rinunciare a due iniziative di pubblico interesse, che avrebbero portato al Ticino non solo visibilità e pubblicità internazionali, ma anche degli introiti concreti sul territorio”. Queste rinunce "sono un risparmio alibi e sembrano avere lo squallido obiettivo di far cambiare l’opinione pubblica sul decreto”, il decreto Morisoli appunto. E ancora: “Rinunciare a ospitare la partenza del Tour de France (tra quattro o cinque anni) e a partecipare come Cantone ospite alla fiera agricola Olma l’anno prossimo permetterebbe, secondo il Consiglio di Stato, di risparmiare 6,5 milioni di franchi. Il costo per questi due eventi appare esagerato, ma è piuttosto chiaro che il maldestro intento del governo sia quello di rifiutare il sostegno a progetti molto popolari, a cui nessun governo con un minimo di buon senso rinuncerebbe, per mettere in cattiva luce il Decreto approvato dal popolo. Il tutto continuando con il tassa e spendi che si è rivelato il marchio di fabbrica del governo ticinese". Governo "che, invece di giochicchiare, è chiamato a ridurre la spesa strutturale, analizzando i costi permanenti e cercando di razionalizzare l’operato dello Stato".
Se, rincara l'Udc, "a un anno di distanza dal voto popolare sui risparmi, siamo al punto di dover falciare due importanti progetti, dal contributo finanziario piuttosto modesto, significa che verosimilmente il governo non ha ancora iniziato l’esercizio e, forse ancora peggio, non ha nemmeno l’intenzione di farlo seriamente: se questi sono i piani di rientro del governo, è legittimo chiedersi e preoccuparsi per quel che ne è dell’esplosione dei conti del personale, dei beni e servizi e dei sussidi a pioggia".
Nel frattempo il capogruppo dei democentristi in Gran Consiglio ha depositato una lunga interrogazione. Numerosi i quesiti posti da Sergio Morisoli al Consiglio di Stato. Chiede fra l'altro al governo "con quale logica taglia due misure di promozione e di marketing del Ticino in Svizzera e all’estero" e se intende presentare "una road map con tutta la spiegazione della strategia e delle misure complete per il pareggio nel 2025" dei conti del Cantone.