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Insegnamento religioso a scuola e laicità, ‘tutto in regola’

Il Consiglio di Stato risponde all’interrogazione di Quadranti (Plr) sulla Storia delle religioni alle Medie e su un corso Supsi in economia e teologia

(Ti-Press)
14 aprile 2023
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"Non si è dovuto mai intervenire a causa di conflitti, reclami o lamentele, a riprova del lavoro accorto e qualificato da parte dei docenti". E in generale "le osservazioni fin qui raccolte permettono un primo bilancio positivo". Risponde così, il Consiglio di Stato, a una delle domande poste dal deputato liberale radicale Matteo Quadranti nell'interrogazione dello scorso 2 marzo intitolata ‘Insegnamento religioso alle medie come alla Usi/Supsi’. Domanda volta a sapere se il governo abbia ottenuto un feedback positivo in termini di qualità dell’insegnamento e di soddisfazione degli studenti per quanto riguarda il tanto dibattuto corso obbligatorio di storia delle religioni introdotto in quarta media dall'anno scolastico 2019-20.

"Indubbiamente – prosegue il Consiglio di Stato – si tratta di un processo di costruzione e di consolidamento che richiede ancora numerosi sforzi, ma che viene costantemente seguito dalle autorità scolastiche”. E proprio a questo proposito il governo fa sapere che con l'avvio del corso è stato nominato un esperto di materia che, insieme ai direttori, monitora l'attività dei singoli insegnanti. Nel frattempo "è stata raccolta un’ampia documentazione del lavoro svolto dai docenti, che ha permesso di proporre nuovi spunti in base alle esigenze emerse". Parallelamente presso il Dipartimento formazione e apprendimento (Dfa) della Supsi è stato istituito un Cas (Certificato di studi avanzati) in ‘Insegnamento di storia delle religioni nella scuola media’ che ha conosciuto a oggi due edizioni e a cui si sono accompagnati numerosi corsi di formazione continua.

Ventisette docenti, di due tipologie, ma tutti con formazione specifica

Quanto alla composizione del corpo docenti per questa lezione, l’esecutivo spiega che gli insegnanti devono avere una formazione in scienze/storia delle religioni e come per le altre discipline vengono scelti in base alla formazione accademica e pedagogica. Le tipologie di docenti sono però due: da una parte coloro che hanno una formazione accademica completa in scienze delle religioni e insegnano esclusivamente questa disciplina, dall’altra docenti che insegnano anche un’altra disciplina con però, pure loro, una formazione specifica per insegnare storia delle religioni. Attualmente in Ticino sono in totale 27: 8 insegnano solo storia delle religioni; gli altri 19 sono abilitati o si stanno abilitando in un’altra materia oltre ad avere una formazione in scienze delle religioni (9 in storia e/o geografia, 5 in italiano e/o latino, 2 in matematica, 1 in musica, 1 in tedesco).

Nella seconda parte dell’interrogazione Quadranti chiede chiarimenti sul Cas in ‘Integral Economy - Incorporating sutainability, Ethics & Faith’ proposto dalla Supsi. “Ovvero un corso – osservava il deputato Plr – di Economia detta ‘integrale’ offerto dalla Facoltà di teologia dell’Università di Friburgo, che è organizzato e realizzato dal ‘Center Faith & Society’ e dall’‘Istituto interdisciplinare di etica e diritti umani’” in collaborazione con il Dipartimento di economia aziendale, sanità e assistenza sociale della Supsi. “Nel titolo inglese si legge anche che il corso dovrebbe trattare di incorporare la sostenibilità e l’etica, poi di fatto pare piuttosto che si parli di incorporazione della fede, solo quella cristiana, nel mondo del lavoro per plasmare la società e l’economia con interazioni anche internazionali”, scrive Quadranti. Il quale, tra le altre cose, chiede al Consiglio di Stato se tale corso garantisca un livello di insegnamento di qualità, eticità, neutralità e indipendenza scientifica e umanistica esigibile in una scuola universitaria. Nonché se sia conforme alle normative e direttive federali in un’ottica anche di laicità dello Stato e della scuola seppur universitaria finanziata dall’Ente pubblico.

‘Connubio per una chiave di lettura interessante alle sfide della contemporaneità’

Nel rispondere ai quesiti, il governo specifica innanzitutto che tale Cas si prefigge di fornire “una chiave di lettura innovativa dei principi dell’economia (in un’ottica storica e filosofica) e dei processi economici contemporanei (in un’ottica di economia applicata)”, e questo anzitutto attraverso l’interdisciplinarità. “Sebbene il legame tra economia e teologia possa sembrare labile se non addirittura inesistente a un primo sguardo – argomenta l’esecutivo – le due discipline condividono, sin dagli albori dell’economia come scienza sociale, un lungo percorso comune”. Detto altrimenti, conoscono da tempo “un dialogo assai costruttivo che, oggi, può offrire una chiave di lettura particolarmente interessante alle sfide della contemporaneità e, in particolar modo, alle sfide poste dalla necessità di definire (o ridefinire) istituzioni economiche che siano in grado di rispettare i limiti, ormai chiari ed evidenti, di sfruttamento delle risorse economiche, ambientali e sociali, salvaguardando i cosiddetti beni comuni”.

Le due istituzioni universitarie, evidenzia poi il governo, “sono regolarmente accreditate e hanno, a diverso titolo e in diversi contesti, dimostrato di eccellere non solo in termini di qualità dell’insegnamento, ma anche in termini di indipendenza scientifica”. Inoltre “va da sé che le facoltà teologiche come quella di Friburgo fanno parte del panorama universitario svizzero secondo la legge vigente e sono compatibili sia con la neutralità ideologica che con la laicità dello Stato svizzero”. In Consiglio di Stato rileva anche che per la Spusi, che nel Cas interviene a sostegno del programma per i contenuti di carattere economico, è prevista la rifusione dei costi sostenuti e dunque per questo corso non è previsto l’impiego di denaro pubblico.

Infine, alla domanda se non si intraveda "nessuna obiezione, criticità o inopportunità anche in un’ottica semmai di approccio pluriconfessionale e anche veramente etico-filosofico", il governo replica che, poiché il Cas "è gestito congiuntamente da due rinomate università statali svizzere regolarmente accreditate", non si ritiene di dover "entrare nel merito del giudizio di valore richiesto". Mentre per quanto riguarda la multiconfessionalità, sottolinea che la partecipazione al corso "è naturalmente aperta a tutti, indipendentemente dall’appartenenza confessionale o ideologica", e per quel che concerne l'approccio etico-filosofico, rileva che il Cas non ne comporta uno unico, integrando per contro "una varietà di voci di spicco al di fuori della sfera cristiana". Segue un elenco di relatori provenienti dalla sfera agnostica, dell'induismo, dell'islam, dell'ebraismo. "Il Cas – conclude il governo – riunisce quindi una ricchezza di prospettive e diversità che è quasi unica non solo alla Supsi, ma in tutta la Svizzera".