Dopo la consegna di oltre 10mila firme da parte del Ps, immediata la replica dei partiti. Due porte vengono aperte, ma Gianella: ‘Non è la soluzione’
«Su questo tema non mi sento di chiudere la porta in faccia a nessuno, noi siamo seduti al tavolo pronti a parlarne». È positiva la reazione della portavoce e vicecapogruppo in Gran Consiglio della Lega Sabrina Aldi, raccolta da ‘laRegione’, alle 10mila firme consegnate dal Ps per l’iniziativa che chiede di fissare a massimo il 10% del reddito disponibile il premio di cassa malati, agendo sulla Ripam. «La questione dei premi di cassa malati è una preoccupazione comune a tutte le aree politiche perché sentita dal cittadino e dal suo bilancio familiare, qualsiasi soluzione la politica riesca a portare sul tavolo è la benvenuta e se ne deve discutere».
Ciò detto, sottolinea Aldi, l’approccio leghista è differente: «Con la nostra di iniziativa popolare, di cui abbiamo già consegnato le firme, chiediamo di ridurre l’impatto finanziario del premio tramite sgravio fiscale, facendo in modo quindi che ai contribuenti resti qualche franco in più a fine anno. E siamo più propensi a una politica di questo tipo, rispetto a una basata su sussidi e aiuti». Ad ogni modo, l’iniziativa del Ps «merita di essere discussa, perché pone lo stesso problema con una soluzione diversa certo. Ma una soluzione che non è incompatibile con quella che proponiamo noi, possono anche essere complementari». Insomma, un’iniziativa non esclude l’altra.
Anche il capogruppo del Centro Maurizio Agustoni apre la porta: «Concordiamo con questo obiettivo, tanto è vero che abbiamo presentato già nel dicembre 2018 un’iniziativa parlamentare che chiedeva di mettere un freno all’impatto del premio di cassa malati. Proponevamo un 10-12% del reddito come in Canton Vaud col meccanismo dello sconto d’imposta, per non favorire i redditi alti. Ma giuridicamente bisogna sempre considerare i margini del diritto federale». E, ricorda Agustoni, «il Centro a livello federale ha lanciato un’iniziativa popolare in questa direzione».
La porta è aperta, certo, ma «occorre comunque riflettere su alcuni fattori: quanto si allarga davvero la cerchia di beneficiari? Come viene considerata la sostanza e, al suo interno, elementi come il valore locativo?». Ad ogni modo, «quella proposta è una norma anche di civiltà, perché l’assicurazione malattia è obbligatoria e antisociale perché non in funzione del reddito. Tra chi riceve sussidi e chi è molto ricco, in mezzo, c’è il ceto medio che con l’aumento dei premi è molto in difficoltà». In conclusione, però, Agustoni annota come «questo è il cerotto cantonale che possiamo mettere, ma finché non si risolve alla radice il problema a livello federale la questione non sarà risolta».
Un assist colto dalla capogruppo del Plr Alessandra Gianella che, invece, dal canto suo la porta al Ps la chiude a doppia mandata: «Non è la soluzione, perché il problema principale e il vero tema sono i costi della sanità. Con questa proposta si spingono gli attori del sistema a non cercare delle vere soluzioni attraverso digitalizzazione, tariffari, responsabilità individuale e doppioni nelle strutture. Anzi, li si va a deresponsabilizzare». Insomma, per Gianella rimanendo in tema è «un placebo» questa iniziativa: «Si sposta il focus, ci si occupa di facilitare chi paga i premi, certo, ma finché non si agisce alla radice la sanità costerà sempre più cara. Abbiamo appena dato luce verde a 350 milioni di franchi di sussidi per i premi, il rischio di doverne pagare sempre di più è alto. Per questo bisogna agire alla radice e su dove i costi della sanità aumentano davvero».