A fine novembre registrate quasi 6’300 persone. Cifre e previsioni: il Consiglio di Stato risponde all’interrogazione di Robbiani
In Ticino a fine novembre dello scorso anno "erano registrate dalla Segreteria di Stato della migrazione 6’262 persone, di cui 2’787 in possesso della protezione provvisoria (permesso S), 1’678 ammesse provvisoriamente (permesso F con o senza qualità di rifugiato), 1’429 rifugiate con permesso B, 358 con permesso N e 10 casi particolari o in attesa di rinvio". A queste registrazioni svolte a livello federale, "si aggiungono le persone a beneficio dell’aiuto di urgenza – 108 sul territorio cantonale il 31 dicembre 2022 – in quanto non più facenti parte del processo di asilo (decisione negativa o di non entrata in materia)". Quanto ai Paesi di provenienza, il "24,7%" dal continente asiatico, il "22,5" da quello africano, mentre Il "51.4%" dall’Europa, in particolare dall’Ucraina. A fornire le cifre sulla situazione migratoria nel nostro cantone è il Consiglio di Stato. Le fornisce rispondendo a un’interrogazione del deputato della Lega Massimiliano Robbiani.
Le persone sono collocate "in una prima fase all’interno dei centri collettivi gestiti su mandato cantonale da Croce Rossa Svizzera Sezione del Sottoceneri, a Lugano (Cadro), Paradiso e Arbedo-Castione, nonché presso altre strutture dislocate su tutto il territorio cantonale". Per quel che concerne le persone con statuto S, aggiunge il governo, "possono invece essere inizialmente ospitate nei centri regionali previsti dal Piano di accoglienza cantonale". Nella seconda fase le persone "vengono alloggiate in abitazioni individuali (appartamenti)". Diversi, spiega il Consiglio di Stato, "sono i criteri utilizzati per l’individuazione di un appartamento, tra cui eventuali esigenze mediche, lavorative e di formazione, considerando inoltre nel limite del possibile un’equa distribuzione territoriale". Per quanto riguarda i profughi con statuto S, "un numero relativamente importante resta ancora ospitato da privati con varie modalità sull’insieme del territorio cantonale".
Date l’odierna situazione migratoria e le previsioni della Sem, la Segreteria di Stato della migrazione, sul numero di arrivi di richiedenti l’asilo nel 2023, "è sorta l’esigenza di appellarsi ai Comuni, attraverso una comunicazione della Sezione enti locali, per la ricerca di nuove strutture da adibire quali alloggi collettivi", così da "rispondere tempestivamente a un verosimile aumento delle attribuzioni". Ora, allo stato attuale, per quanto riguarda le persone in fuga dall’Ucraina, "non si riscontrano aumenti nel numero di arrivi e di attribuzioni". È però possibile, annota il governo, che si registri "un incremento, considerate le difficoltà di approvvigionamento energetico nelle regioni toccate dal conflitto". Se questo scenario dovesse verificarsi "si procederà alla ricerca di alloggi supplementari come da Piano di accoglienza cantonale". Per gli altri Paesi di provenienza, vi è attualmente "molta incertezza sulle previsioni" per l’anno in corso, così come "sul medio-lungo termine". È intanto notizia di oggi che il Consiglio federale, segnala l’Ats, ha messo in consultazione, fino al 19 giugno, alcune modifiche di ordinanza per permettere alla Sem di valutare i dati personali di un richiedente asilo sul suo cellulare o computer se la sua identità, nazionalità o itinerario di viaggio non potranno essere stabiliti in altro modo.
"Il Canton Ticino vuole accogliere i bambini ucraini o non vuole occuparsene, lasciandoli alla mercé delle autorità di occupazione della Federazione russa in Ucraina?". È quanto chiede con un’interrogazione al Consiglio di Stato è il deputato socialista Carlo Lepori, assieme a numerosi altri granconsiglieri di Ps, Verdi, Plr e Centro.
Lepori parte dalle notizie giunte attraverso i media "sulla deportazione sistematica da parte della Federazione russa di migliaia di minorenni ucraini dalle zone da loro occupate". Ebbene, "i cantoni di Ginevra, Appenzello, Berna, Turgovia, Vallese e Vaud hanno sostenuto e favorito l’accoglienza nel proprio territorio di gruppi numerosi di orfani provenienti da orfanotrofi distrutti in Ucraina", ricordano Lepori e cofirmatari. Quindi, la richiesta formulata al governo cantonale verte su "quali iniziative ritiene di poter assumere rispettivamente promuovere per seguire l’esempio di numerosi altri cantoni".
Con dei punti fermi, però. Perché il tutto, si legge nel testo dell’interrogazione, deve essere fatto "garantendo la scolarità gratuita per tutti gli orfani ucraini accolti nel territorio del cantone come previsto obbligatoriamente dalla legislazione ticinese, indipendentemente dal loro statuto". Poi, "riconoscendo che la necessità di salvare gli orfani dalla deportazione nella Federazione russa impone di non considerarli come numeri compresi nella quota di attribuzione dei rifugiati ucraini ai singoli cantoni". Infine, "assistendo le organizzazioni private che promuovono in modo professionale simili iniziative di accoglienza".