Ticino

Scuola a tutto campo, Bertoli ‘un consigliere di Stato contento’

Presentata la quinta edizione del volume che raccoglie i dati sul sistema educativo ticinese. Tra i punti negativi l’alto sovraccarico professionale

7 marzo 2023
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«Se questo è il risultato, sono un consigliere di Stato contento». È con queste parole che il direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs) Manuele Bertoli ha commentato, nella conferenza stampa di presentazione, la quinta edizione di ‘Scuola a tutto campo. Indicatori del sistema educativo ticinese’, il volume che raccoglie ogni quattro anni una base di dati sul sistema educativo ticinese. L’edizione 2023, composta da 542 pagine e articolata in sette campi tematici, mette in luce un quadro complessivamente positivo dello stato di salute della scuola ticinese e, al tempo stesso, evidenzia alcuni possibili elementi di preoccupazione.

L’83% di docenti e direttori consiglierebbe a un figlio la professione di insegnante

Come spiegato dal direttore della Scuola universitaria della Svizzera italiana (Supsi) Franco Gervasoni, si tratta di un’attività di monitoraggio che consente di scattare periodicamente una fotografia del sistema educativo, valutare la situazione attuale, intravedere le tendenze in atto nel sistema, osservare i cambiamenti derivanti da modifiche strutturali e stimolare il dibattito sulla scuola, un pilastro fondamentale della società che coinvolge 62’300 allievi e 5’800 docenti, ovvero un quinto della popolazione ticinese. Tra i dati positivi sottolineati da Gervasoni c’è il fatto che l’83% di docenti e direttori consiglierebbe a un figlio la professione di insegnante. Per il 17% che non lo farebbe, il rapporto mette in luce i motivi: scarso riconoscimento sociale della professione, carico di lavoro eccessivo, coinvolgimento emotivo troppo elevato: «Elementi su cui bisogna lavorare a vari livelli – ha detto Gervasoni –. Ma è importante non estrapolare solo le criticità dal rapporto, considerando anche quello che va bene, altrimenti si rischia di dare un’immagine negativa della scuola e non avere più giovani motivati a fare questo lavoro».

Andrea Plata, docente-ricercatore Supsi e collaboratore del Centro competenze innovazione e ricerca sui sistemi educativi (Cirse) e Luciana Castelli, professoressa Supsi e collaboratrice Cirse, hanno messo in evidenza alcuni dei principali risultati emersi. Il divario educativo tra le allieve e gli allievi si conferma contenuto, soprattutto se comparato con quello di altri cantoni, senza che questo pregiudichi il raggiungimento dei traguardi di competenza definiti nell’ambito del Concordato HarmoS. Questo aspetto è evidenziato anche dai risultati dell’indagine Pisa che situano il Ticino nelle prime posizioni delle classifiche intercantonali negli ambiti indagati.

Spesa pubblica per l’educazione: il 24% di quella complessiva

Altri indicatori positivi sono l’apertura degli insegnanti all’innovazione didattica e alla formazione continua, il buon livello di benessere della maggior parte degli operatori scolastici, l’attrattiva della professione di docente e un sistema di aiuti allo studio equo ed efficace. Guardando più nel dettaglio, in Ticino nel 2019 la spesa pubblica per l’educazione ha rappresentato il 24% della spesa pubblica complessiva e il 4% del Pil cantonale, quote inferiori ai valori medi svizzeri (rispettivamente 26 e 5,5%). Il Ticino è inoltre tra i cantoni con il più alto importo per abitante concesso in aiuti allo studio e tra quelli con il più alto tasso di beneficiari di borse di studio nel grado terziario.

Per ciò che concerne gli aspetti più critici, vi è il fatto che, pur nel contesto di relativa equità evidenziato, gli allievi di origine straniera e quelli provenienti dai ceti meno abbienti ottengono, in particolare durante la scuola media, risultati scolastici significativamente inferiori alla media cantonale. È possibile, inoltre, segnalare la scarsa attrattiva esercitata dalla professione di direttore di istituto scolastico – che il 79% dei docenti non vorrebbe assumere –, ciò che può comportare dei problemi nella selezione di questi quadri fondamentali per il funzionamento del sistema educativo.

Docenti (60-70%) e direttori (70-90%) si sentono in sovraccarico di lavoro

Meritevole di approfondimento è anche il peggioramento dello stato di salute auto-percepito all’avanzare dell’età riscontrato tra i 10% degli allievi di 11-14 anni e la presenza, seppur contenuta, di docenti che manifestano livelli di esaurimento fisico ed emotivo al di sopra della soglia di vigilanza (17%). Allo stesso tempo, percentuali elevate di docenti (60-70%) e direttori (70-90%) si sentono in sovraccarico di lavoro. Dal canto suo la segregazione orizzontale presenta una nota in chiaroscuro, con differenze di genere nelle scelte del postobbligo a causa dell’influenza degli stereotipi. Si registra una sovrarappresentazione femminile in ambiti di formazione professionale come quelli legati al tessile, ai servizi medici, alle cure del corpo e infermieristiche, e un sovraffollamento maschile negli ambiti concernenti l’elettricità, le costruzioni, il genio civile e la meccanica.

‘Per una scuola ticinese ancora più equa, performante e inclusiva’

Come rimarcato da Manuele Bertoli, i dati presentati aiutano a comprendere e definire il percorso per una scuola ticinese ancora più equa, performante e inclusiva, «i tre aggettivi centrali del sistema educativo che hanno condotto me in questi 12 anni e tutta l’azione del Dipartimento per gestire la scuola». Il direttore del Decs ha messo in luce come «la società cambia, il modo di formarsi cambia, gli strumenti orientativi e le aspettative del mondo del lavoro richiedono nuove competenze, quindi è necessario che i cambiamenti siano all’ordine del giorno anche nel sistema scolastico per rispondere alle esigenze dei giovani che devono sempre essere al centro dei ragionamenti». Bertoli ha poi sottolineato che i dati sono riferiti a un anno scolastico – il 2019-20 – per metà caratterizzato dalla pandemia: «Sarà importante vedere nel prossimo rapporto gli effetti generati. Lo stesso vale per una serie di riforme entrate in vigore in seguito a quell’anno, come l’introduzione di 22 allievi al massimo per classe alle Medie, dei laboratori, dei docenti di appoggio alle scuole elementari e dell’infanzia, e la sperimentazione per superare i livelli al via a settembre». Da consigliere di Stato uscente Bertoli ha dunque espresso soddisfazione, valutando che «non siamo lontani dall’obiettivo del 95% di un titolo nel secondario II per tutti gli allievi ticinesi; siamo i primi in Svizzera per le maturità professionali e i secondi per le maturità federali; all’università i nostri ragazzi riescono bene, considerando che studiano spesso in lingue diverse dall’italiano». Il lavoro ancora da fare certo non manca, ma ora tocca ad altri.