Trotta (Ticino Turismo) e Pianezzi (HotellerieSuisse Ticino): ‘Nel 2022 i migliori risultati del decennio pre-pandemia’. Preoccupa il franco forte
È un Ticino in controtendenza negativa quello che emerge dalle statistiche sui pernottamenti alberghieri 2022. A differenza di tutte le altre regioni turistiche della Svizzera (che nel complesso ha registrato un aumento del 29,4% su base annua), la nostra è infatti l’unica a dover fare i conti con un calo rispetto al 2021, pari a -12,9%. Calo che però risulta «in linea con le aspettative», rileva Angelo Trotta nella conferenza stampa di bilancio di Ticino Turismo, di cui è direttore. E anzi, i 2,555 milioni di pernottamenti dello scorso anno nel nostro cantone rappresentano «un dato lusinghiero in comparazione al 2019, visto che si tratta di un +10,6% – evidenzia Trotta –. Ed era dal 2009 che non si realizzavano questi numeri, escluso l’anno eccezionale del 2021». Eccezionalità causata dalla pandemia e dalla conseguente diminuzione degli spostamenti per cui si era registrato un vero e proprio record di turisti elvetici – quasi 3 milioni – che hanno soggiornato a Sud delle Alpi.
E proprio gli ospiti indigeni sono quelli di cui si è vista una diminuzione decisamente considerevole (-29%): «Non siamo riusciti a fidelizzare tutti quelli arrivati durante la pandemia, ma il dato è comunque molto positivo rispetto al periodo pre-Covid», valuta Trotta riferendosi al +21% che emerge dal confronto col 2019. Nel frattempo sono anche ripresi i flussi provenienti da importanti mercati esteri, tra cui BeNeLux, Italia, Germania, Francia e anche Stati Uniti, anche se non come un tempo.
Rilevante rimane la forza dei campeggi, spiega Fabio Sodani, data analyst di Ticino Turismo: «Il nostro cantone nel 2022 ha avuto il 20% di tutti i campeggiatori della Svizzera. Sicuramente siamo una potenza per la Confederazione in questo settore che ha registrato un -25,8% rispetto al 2021 ma un +34,1% rispetto al 2019». Quanto al livello di gradimento generale della destinazione Ticino, «c’è da andare fieri», nota Sodani nel presentare il sondaggio in materia: «Abbiamo chiesto a chi ha pernottato da noi quanto avrebbero raccomandato il soggiorno nella regione da 0 a 10 e la media è stata di 9,5».
Trotta: ‘Quello in corso sarà un anno molto incerto’
Se i dati dello scorso anno non destano allarmismi, un po’ diverso è il sentimento per il contesto attuale: «A livello svizzero ci preoccupa tantissimo il franco forte – afferma Trotta –. Questo rende molto più facile per gli indigeni andare all’estero non solo a fare la spesa ma anche in vacanza. E disincentiva i turisti di altri Paesi a venire qui». C’è poi tutta una serie di altre sfide con cui si deve confrontare il turismo elvetico: la pandemia «che fortunatamente per ora sembra sotto controllo», la guerra «le cui sorti sono molto incerte», la penuria energetica «che sta sopra di noi come una spada di Damocle», la mancanza di personale in ambito turistico «anche se il Ticino ha la possibilità di reclutare oltrefrontiera», l’inflazione, il rincaro del costo dei materiali e cambiamenti climatici. «Sicuramente sarà un anno molto incerto e per il momento è difficile fare previsioni», evidenzia il direttore di Ticino Turismo, che però non sta con le mani in mano.
Diversi progetti strategici: dal turismo congressuale alle nuove formazioni
Diverse sono le nuove iniziative di Ticino Turismo per il 2023, principalmente in quattro ambiti, a partire dal turismo congressuale: «Siamo finalmente riusciti a portare a frutto il Ticino Convention Bureau, un centro di competenza dedicato al turismo del business, che rappresenta il 20% dei nostri pernottamenti. Sarà ufficialmente lanciato in aprile e ci aspettiamo che ci porti a competere in particolare con le grandi città forti in questo ambito che sono Basilea, Ginevra, Zurigo e Lucerna. La nostra ambizione è di entrare nel top 5 a livello svizzero». Sul fronte della sostenibilità «lavoreremo su una roadmap di tre anni (2023-2026) e l’obiettivo è di portare a oltre 300 i partner sul territorio ad avere un label Swisstainable», dichiara Trotta. Per quanto concerne la formazione sono previsti due nuovi percorsi in collaborazione con la Supsi e la Scuola specializzata superiore alberghiera e del turismo. Mentre a livello di digitalizzazione «arriverà a compimento il progetto interreg DESy (Digital Destination Evolution System) portato avanti con dei partner italiani soprattutto del Piemonte e della Lombardia. Vorremo inoltre arrivare quest’anno a far sì che almeno 100 albergatori utilizzino l’H-Benchmark, una piattaforma che permette di vedere in tempo reale lo stato dei pernottamenti, delle prenotazioni e dei prezzi delle camere nel cantone per fare dei raffronti».
Non mancano poi le iniziative di marketing: «Sarà portata avanti la campagna "Colori del Ticino" lanciata nel marzo scorso in collaborazione con il Pantone Color Institute – spiega Trotta –. L’idea è di abbinare delle località turistiche conosciute in Ticino a dei colori che le contraddistinguano». Si va dal Sunrise Yellow per la Valle di Blenio, all’Olive Green per Gandria, al Wine Red per il Mendrisiotto. Ma c’è molto di più: in totale sono oltre 200 le attività nel 2023 previste sul mercato svizzero e su quelli esteri.
Nemmeno da parte del presidente di HotellerieSuisse Ticino Lorenzo Pianezzi, contattato da ‘laRegione, c’è preoccupazione o sorpresa per i dati presentati: «Personalmente stimavo che nel corso del 2022 saremmo arrivati a 2,6 milioni di pernottamenti, quindi con i 2,555 milioni siamo piuttosto vicini alle previsioni. Sono contento del risultato perché negli anni pre-pandemici ci si aggirava sempre tra i 2,3 e i 2,4 milioni, dunque questo è il dato più importante dell’ultimo decennio». Dato che però secondo Pianezzi non deve costituire un’eccezione, ma crescere: «Nel 2023 dobbiamo arrivare almeno ai 2,6 milioni, quindi aumentare di 45mila pernottamenti». Ma in che modo? «Bisogna agire sui periodi in cui c’è ancora spazio di manovra – risponde Pianezzi –. In estate il Ticino turistico funziona molto bene. Si fa bene anche in autunno e primavera, ma c’è il periodo invernale che non è ancora sufficientemente sfruttato». La parola d’ordine è quindi destagionalizzare.
Per il presidente di HotellerieSuisse Ticino va fatto uno sforzo molto più grande di quello attuale: «Già a settembre avevo chiesto una maggior promozione dell’inverno per seguire l’onda di ri-innamoramento che i turisti hanno avuto durante gli anni pandemici verso il nostro cantone. Anche considerando che in gennaio abbiamo toccato i 17 gradi. Ma purtroppo a livello cantonale non lo si è voluto fare, limitandosi a una promozione ordinaria». Secondo Pianezzi è fondamentale «agire in concerto. Oltre agli albergatori che tengono aperte le strutture, ci vogliono gli operatori turistici pronti a offrire il loro servizio nel periodo invernale. Di esempi positivi ne abbiamo sempre di più. Da quest’anno il Monte Brè a Lugano è aperto tutti giorni in inverno, il Monte San Salvatore tutti i fine settimana e i giorni festivi, i battelli continuano a girare sul lago, il Lac organizza mostre, avvenimenti e concerti interessanti anche per il turismo. Si tratta di attrattive che andrebbero promosse anche in altre regioni del Ticino visto che ora grazie al treno ci si può ad esempio spostare da Lugano a Locarno in soli 25 minuti». Plauso da parte di Pianezzi per il Ticino Convention Bureau: «È forse il primo grande risultato che riusciamo a portare a casa in termini di collaborazione delle quattro Organizzazioni turistiche regionali con Ticino Turismo. Si sta lavorando anche su altri progetti come la One Tax per creare un’unica sede per il controllo della tassa di soggiorno, o il centro di competenza per le mountain bike che possa gestire i vari sentieri». Insomma, «si inizia ad andare nella giusta direzione, ma c’è ancora molto da fare».