Ticino

Brand e agenzie non pagano, se la truffa tocca gli influencer

Contratti non rispettati, pressioni, raggiri. Il lato oscuro delle campagne pubblicitarie sui social. La testimonianza della creator ticinese ShantiLives

(Keystone)
25 febbraio 2023
|

Del web crediamo di saper tutto, o quasi. Lo pensiamo fino a quando il risultato della nostra ingenuità – o talvolta superbia – ci viene a bussare alla porta per chiedere il conto. Sì, perché fregature e inganni sono sempre dietro l’angolo e non fanno sconti a nessuno. Succede a chi ha poca dimestichezza con i mezzi tecnologici, ma anche ai cosiddetti ‘nativi digitali’ e a coloro che per lavoro utilizzano i social. Infatti nemmeno influencer e content creator sono immuni ai raggiri. A darne prova è la cronaca italiana, dove diversi tiktoker, youtuber, streamer si sono esposti pubblicamente per denunciare le proprie agenzie, accusandole di truffa nei loro confronti. Ma non solo. Oltre a lavori e commissioni non remunerate, si parla anche di casi di ‘mobbing’, con pressioni, insulti e ricatti.

Il ‘me too’ degli inganni parte dall’Italia

Il primo a rompere il muro del silenzio è stato Sespo, al secolo Edoardo Esposito. Il 23enne, molto conosciuto nell’ambiente dei social network (per snocciolare qualche cifra in termini di grandezza, conta 2,12 milioni di iscritti su YouTube, 1,6 milioni di follower su Instagram e quasi 3 milioni su TikTok), in un video pubblicato su YouTube nei primi di gennaio racconta: "Il 2022 è stato l’anno più difficile della mia vita. Ho vissuto così tanti problemi che non so neanche da dove iniziare. Sul web si sa tutto, o quasi. Ci sono tantissime cose che non vengono dette o rimangono all’oscuro".

Il giovane poi entra nel dettaglio del suo disagio: "Ho vissuto un grave problema economico: per mesi non ho ricevuto soldi. Ho fatto tantissimi lavori senza prendere neanche un centesimo. Tempo, soldi e creatività persi per lavori mai pagati. O meglio, il brand ha pagato ma io non ho ricevuto nulla". La testimonianza prosegue con una precisa accusa: "Purtroppo si sa, noi influencer non veniamo tutelati per niente. Di truffe monetarie ce ne sono state tante e continueranno a esserci ma purtroppo questo discorso non viene mai fuori perché abbiamo paura. Mettendoci la faccia, abbiamo paura di perdere tutto quello che abbiamo costruito in questi anni".

Oltre al danno economico, vi è anche la ‘beffa’ legata a problematiche di tipo psico-fisico. "Questo crea stress e ansia, che mi ha portato ad avere problemi di salute che quest’anno sono aumentati. Mangiare è stato complicato, ho gravissimi problemi con l’alimentazione. Ieri ho scritto a un nutrizionista per intraprendere un percorso serio in questo 2023. A volte mi scordo di mangiare o preferisco non farlo. Altre volte mi sfondo di cibo fino ad avere i conati di vomito, è una sensazione bruttissima. Non riesco a mangiare, è più forte di me".

Ma Sespo non è il solo, anzi. Riprendendo proprio il suo video, anche altri creator digitali hanno raccontato di essere incappati nella stessa problematica. Personaggi come Francesco Vigliotti (detto il.viglio), Virginia Montemaggi e i fratelli Luca e Valentina Lattanzio, questi ultimi seguiti dalla medesima agenzia di Sespo.

E poi ancora Sasy Cacciatore, Pierangelo Greco e Beatrice Cossu, ex protagonista de "Il Collegio" che, in una lunga intervista rilasciata al giornale online Open, aggiunge un tassello per quanto concerne i metodi impiegati dalle agenzie per dissuadere i propri clienti dal denunciare. Dopo l’esperienza televisiva l’allora 17enne viene contattata dal proprietario di una delle agenzie di talent più note d’Italia. L’uomo riesce da subito a conquistare la fiducia di Cossu, tanto da carpirne anche i punti deboli e le fragilità "mi disse che se non mi fossi affidata a lui non avrei fatto nulla, né lavorato con aziende, né con eventi e che quella era l’unica strada per poter intraprendere il lavoro di creator. Quella specie di previsione ricattatoria, ‘se non stai con noi non farai nulla’, colpì le mie insicurezze di bambina e quindi volli a tutti i costi entrare a far parte dell’agenzia". La giovane prega i genitori di firmare il contratto per lei e la famiglia, anche se dubbiosa, alla fine acconsente. A quel punto, secondo quanto riportato dalla creator, il meccanismo truffaldino si sarebbe attivato subito: "Mi portava a fare eventi di città in città senza sosta, appena uscita dal programma mi buttai a capofitto negli ingaggi che mi proponeva fidandomi ciecamente. Ma al momento dei pagamenti cominciò a essere sempre più evasivo, promettendomi di saldare in un secondo momento, mai in realtà arrivato".

Dietro la fotocamera c’è un mondo sommerso

I giovani creator si mostrano sorridenti e spensierati fra scatti, filmati e dirette che li immortalano mentre si mostrano ai propri seguaci. Pochi però si rendono conto che, dietro a quei sorrisi genuini e dal desiderio di apparire si nasconde un mondo sommerso.

Perché, ci piaccia oppure no, i social media non sono più solo piccole finestre che danno sull’umile cortile della nostra vita, ma sono strumenti che possono essere impiegati anche per scopi commerciali e pubblicitari. E chi se ne approfitta sfrutta proprio questo: la facilità e il modo discreto in cui queste ‘televendite 2.0’ entrano in contatto con noi e il modo in cui ci influenzano.

Così sempre più spesso video, foto e post vengono impiegati per promuovere prodotti e servizi che possono spaziare dai capi di abbigliamento ai cosmetici; da oggetti per la propria cura personale agli integratori alimentari; dal ristorante dove si mangia come in un cinque stelle spendendo pochissimo all’agenzia di viaggi che ti promette il giro del mondo a prezzi stracciati. Così l’influencer o il creatore di contenuti diventa un testimonial pari a quelli – forse più noti – che si vedono in tv, spesso volti presi in prestito dal mondo del cinema o dello sport. Quindi quando si parla di pubblicità non vi è più tanta differenza fra un Roger Federer che cucina un piatto di spaghetti Barilla e un Sespo che indossa e mette in mostra le sue nuove Nike.

E qui entrano in gioco le famose agenzie, che servono a fare da tramite fra i clienti e il creator, curandone l’immagine. L’agenzia si occupa della comunicazione, stipula i vari contratti da sottoporre ai propri intermediari e, sempre più spesso, gestisce le finanze dei propri influencer riscuotendo i compensi per i lavori eseguiti da questi ultimi.

L’intervista

‘Rimasta senza stipendio per un anno’

Sui social è semplicemente ShantiLives ed è seguita da 317mila iscritti su YouTube e 107mila follower su Instagram. Il pubblico di riferimento è quello della vicina Penisola seppur la giovane sia di origini ticinesi. Infatti Shanti Winiger, così il suo vero nome, è cresciuta a Locarno e divide la sua vita tra gli studi di recitazione e doppiaggio e i suoi profili social dove i temi cardine sono la crescita personale, l’accettazione di sé e l’estetica. Anche la ticinese, a laRegione, ha confessato di essere stata in passato vittima di tali raggiri.

In Italia diversi influencer e creatori di contenuti si sono esposti pubblicamente per denunciare alcune agenzie, accusandole di averli truffati. Hai vissuto anche tu esperienze simili?

Sì. Faccio la creator da 10 anni, e ho avuto 3 diverse agenzie, compresa quella in cui sono al momento. La mia seconda agenzia, che risale ormai a qualche anno fa, non mi ha pagata per un anno intero nonostante i miei continui reclami. Non ero la sola, e già altri influencer avevano lasciato la nave utilizzando degli avvocati per recuperare il denaro mai consegnato, quindi purtroppo ho dovuto fare lo stesso. Ai tempi guadagnavo meno di adesso, ma si trattava comunque di una bella cifra, parliamo del lavoro di un anno intero. Ero abituata alle tempistiche italiane (aspettare che il cliente paghi l’agenzia e che poi l’agenzia paghi te prende sempre dei mesi) ma a quel punto mi ero resa conto che qualcosa non andava e non gliel’avrei fatta passare liscia.

Dopo esserti resa conto di essere stata truffata cosa hai deciso di fare?

Mi sono rivolta a un avvocato, che ha sollecitato la mia agenzia minacciando azioni legali, e fortunatamente è stato sufficiente.

Avevi stipulato un contratto con questa agenzia? Come erano entrati in contatto con te?

Certo, mai entrare in agenzia senza un contratto, e raccomando di leggerlo bene prima di firmare! Era un’agenzia molto conosciuta dove già c’erano diversi miei colleghi, quindi davo per scontato di potermi fidare.

Qual è il ruolo di un’agenzia? Di cosa si occupa di preciso e come si muove in genere?

Un’agenzia serve a fare da tramite tra il creator e i clienti: gestisce mail e proposte di collaborazione in arrivo, trova nuovi clienti, media per trovare gli accordi migliori riguardo a contenuti e pagamenti, e aiuta a livello strategico e creativo qualora ce ne fosse bisogno.

Conosci altri casi di persone cadute in questa trappola?

Il caso più conosciuto nel mio ambiente è quello dell’agenzia con cui avevo accordi io, ma da altri colleghi ho saputo che ci sono altre agenzie che non si sono comportate bene allo stesso modo, purtroppo.

Hai mai parlato pubblicamente di questa vicenda?

Non ne ho parlato perché si trattava di una questione privata, non sentivo l’esigenza di raccontarlo in pubblico, mi era sufficiente parlarne con i miei colleghi, in particolare quelli che erano stati vittime della stessa esperienza. Quando però creator più giovani mi chiedono consiglio, raccomando sempre di fare attenzione alle agenzie che si propongono e chiedo sempre i nomi per vedere se è qualcuna che conosco e se è affidabile.

Come giudichi quello che sta accadendo ora in Italia con questa catena di accuse? Come mai tanti parlano ora e come mai tanti stanno decidendo di farlo?

Sicuramente vedere altre persone parlarne e avere un riscontro positivo ti invoglia a fare lo stesso, la difficoltà è essere il primo a esporti. Non è mai facile parlare di soldi sul web, in particolare in Italia, perché c’è questa concezione che fare il content creator non sia un vero lavoro, quindi ti aspetti che il responso sia quello.

Secondo te professioni come quelle di creator o di influencer sono sufficientemente tutelate a livello giuridico?

Non è il mio campo di competenza, ma sicuramente c’è poca consapevolezza e ancora si fatica a vederla come una professione a tutti gli effetti. Io fortunatamente sono stata protetta dal contratto che avevo firmato, e non ho mai avuto altri problemi al riguardo.

Qualche consiglio da dare a chi vuole iniziare a lavorare sui social per evitare di cadere in queste truffe?

Parlare, chiedere, informarsi! Non entrare nella prima agenzia che si fa avanti solo perché ti fa sentire speciale. È importante parlare con altri creator, in particolare chi è nel settore da tempo, per assicurarsi che si tratti di agenzie legittime e affidabili.