Pro Familia, Conferenza cantonale dei genitori, Pro Juventute, Aspi e Clinica Santa Croce scrivono al Dipartimento istituzioni
Quella di aprire i locali notturni ai minorenni "è una proposta carica di molte criticità". Firmato Pro Familia Svizzera italiana, Conferenza cantonale dei genitori, Pro Juventute Svizzera italiana, Fondazione della Svizzera italiana per l’aiuto, il sostegno e la protezione dell’infanzia (Aspi) e dottoressa Sara Fumagalli, direttrice sanitaria della Clinica Santa Croce. È un no argomentato in sei fitte pagine, spedite in queste ore al Dipartimento istituzioni, quello delle quattro associazioni e della struttura psichiatrica locarnese, alla proposta di abbassare a 16 anni (oggi 18) l’età per accedere ai locali notturni (a eccezione dei night club) "nei quali si svolgono il ballo, gli spettacoli di varietà e le esibizioni musicali o suono di musica riprodotta (discoteche)". La controversa proposta arriva dal Dipartimento diretto dal leghista Norman Gobbi ed è contenuta nella bozza di messaggio governativo sulla revisione totale della Lear, la Legge cantonale sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione.
Scrivono associazioni e struttura psichiatrica locarnese: "Non occorre essere un habitué della movida ticinese per sapere che nelle fasi di avvio delle serate, sino ad una certa ora, il clima è conviviale, di buona relazionalità, ma poi cambia in corsa man mano che aumenta il tasso alcolico medio dei presenti. Aprire i locali notturni ai minorenni, crea ulteriori presupposti per diffondere la pratica del binge-drinking tra i minorenni (abbuffata di alcol, cioè il consumo di 4-5 bevande diverse di alcol in poco tempo), vuoi per le difficoltà nell’evitare i controlli dentro i locali, per i meno intraprendenti, vuoi per le evidenti questioni di costi". Il fenomeno "è peraltro già in aumento nella fascia di età compresa tra i 15 e i 30 anni". E avvertono. "Queste tendenze significano che il malessere tra i giovani sta crescendo a ritmi oltremodo preoccupanti. Invitarli, ex lege, in una discoteca sino al mattino, non migliorerà le cose".
L’abbassamento dell’età per entrare nei locali notturni "può generare" effetti anche diseducativi "importantissimi". Rincarano associazioni e clinica: "La Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, all’articolo 3, documento ratificato dalla Svizzera nel 1997, e quindi vincolante anche per l’attività legislativa a livello cantonale, suggerisce che in tutte le questioni che concernono il bambino (in questo caso il minore), deve valere il principio del suo interesse superiore. Chiediamo quindi in quale misura questo interesse (di natura educativa, psichica, relazionale, affettiva ecc.) sia stato considerato come elemento nella discussione che ha portato l’autorità a proporre le modifiche qui censurate, e, se sì, sulla scorta di quali argomentazioni tale principio è ritenuto rispettato". Non solo: "È eloquente che i sedicenni e i diciassettenni siano considerati da alcuni gerenti una fetta di mercato che sino a ora non si poteva raggiungere, almeno formalmente, e che nel progetto della Lear si dica chiaramente che i minori sono utili per rianimare il settore, in sofferenza da anni. Anzi, la modifica cambia l’assetto normativo, sociale ed educativo per migliaia di minori e relativi genitori, che se hanno un problema con l’ora tarda del figlio, si vedranno rispondere che lo Stato ha deciso diversamente, accogliendo dai sedici anni tutti per legge in locali che chiudono entro le 6 di mattina. Per certi versi la realizzazione della proposta è un intervento a ‘gamba tesa’ nella vita di migliaia di famiglie".
La revisione della legge – annotano le quattro associazioni e la clinica – ha però un pregio: "Dimostra che è la mancanza cronica di altri spazi alternativi a spingere i giovani verso i locali notturni, non di certo la qualità artistica degli spettacoli, ammesso che ve ne sia". Gli enti firmatari della presa di posizione sono anche del parere che "i locali notturni non costituiscono un contesto educativo adeguato per una fascia d’età vulnerabile come i minori di 18 anni. Soprattutto in assenza di una strategia coordinata con chi si occupa di politiche giovanili". Questo perché i locali notturni "offrono svago, è vero. Ma questo non vuol dire che siano anche luoghi conviviali nei quali avviene la costruzione della realtà sociale e dove sia facile avviare relazioni sociali positive".
Ecco quindi la proposta di associazioni e clinica: "Qualsiasi modifica della legge che ha ricadute sui minori deve essere valutata nell’ambito della nuova Legge giovani e colonie, punto di riferimento logico per uno sviluppo dal basso di nuove risposte a favore di spazi e luoghi pubblici a uso dei giovani". Oltre a ciò, si chiede di "coinvolgere gli enti locali e favorire un ulteriore incremento di spazi (all’aperto o al chiuso) che possano essere abitati e gestiti da quelle associazioni giovanili che la legge giovani e colonie già considera".