Nuovi atti ostili verso i soci che hanno portato alla luce le molestie. La testimonianza della moglie di uno di loro, bersaglio diretto: ‘Sono spaventata’
«Vedendo il contenuto della busta mercoledì sono rimasta scioccata, ho avuto un malore e ho rischiato di dover andare in ospedale. Non ce la faccio davvero più». A raccontarci l’ennesimo gesto intimidatorio di cui è stata bersaglio l’altroieri è la moglie di uno degli utenti di Unitas che tra i primi hanno portato alla luce i casi di molestie sessuali avvenuti per 25 anni all’interno dell’Associazione per ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana. Nella busta senza mittente a lei indirizzata ha trovato un biglietto prestampato con la scritta "Grazie per la vicinanza" accompagnato dall’immagine di una croce (vedi foto), iconografia che rinvia alla morte. All’interno nessun messaggio.
«Nelle scorse settimane ho ricevuto diverse telefonate anonime – racconta la nostra interlocutrice –. Sono ricominciate dopo che mio marito si è espresso sulla stampa. Mi arrivano sul telefonino da numeri privati. Chiamano e riagganciano. Qualche giorno fa stavo andando all’asilo a prendere la mia nipotina e mi hanno tenuta in linea per una ventina di secondi prima di riattaccare. In precedenza qualcuno aveva parlato dicendomi di fare attenzione, ma senza lasciarmi il tempo di dire nulla. Colpiscono me per colpire mio marito, questo è appurato, perché con altri ha voluto uscire allo scoperto e rendere noti i gravi fatti che si sono verificati per anni in Unitas. Senza il loro intervento c’era il rischio che tutto rimanesse insabbiato». Ma a qualcuno questo evidentemente non va giù.
Sull’identità di chi ha inviato il biglietto e continua a fare telefonate i dubbi non sono molti: «Abbiamo dei sospetti, ma chiaramente senza niente in mano non possiamo accusare nessuno», spiega la signora, sottolineando un aspetto rilevante: «Nella busta il mio nome è scritto con la "e" finale anziché con la "a". C’è sempre stata solo una persona a chiamarmi così all’interno di Unitas. È vero che non è una prova schiacciante, ma date le circostanze il sospetto è forte». Il riferimento è all’ex alto dirigente dell’Associazione autore delle molestie sessuali. La stessa persona che aveva dato il via alla serie di telefonate tre anni fa: «In quel primo caso non si trattava di una chiamata anonima, era lui. Mi aveva telefonato per screditare mio marito affermando che aveva una relazione con un’altra persona all’interno dell’Associazione. Tutte falsità, ma che inizialmente avevano rischiato di mettere a repentaglio un matrimonio che dura da quasi 40 anni».
Mercoledì quindi si è trattato solo dell’ultimo atto di ostilità di una lunga sequenza: «Spero con tutto il cuore che sia l’ultimo perché è una situazione veramente stressante. Oltretutto arrivo da un’esperienza di problemi di salute. Sono stata malata, sono guarita e ora mi sto pian piano riprendendo, ma tutti questi gesti di ritorsione mi atterriscono. La mia reazione a caldo era stata di dire basta, non voglio più saperne niente, voglio starne fuori, non sentire più nulla, non leggere più i giornali. Oltre che esausta ero molto spaventata. Ma adesso che lo shock è un po’ passato ho deciso di rendere pubblico quello che ci sta succedendo con la speranza che magari questa o queste persone la smettano, che se riescono a provare qualche sentimento si rendano conto del male che ci stanno facendo. Mi sono detta che arrendersi sarebbe stato un peccato». Intanto la coppia sta pensando di fare denuncia: «Stiamo ancora valutando la questione, ma molto probabilmente andrò alla polizia, anche se onestamente non so cosa potranno fare con la lettera anonima». Chissà che la calligrafia sulla busta non possa aiutare a risalire all’autore.