Gli estremi sono dati: il gruppo parlamentare Mps-Pop-Indipendenti ufficializza quanto paventato dopo la discussione in Gran Consiglio
Detto e fatto. Preannunciata ieri, la richiesta della costituzione di una commissione parlamentare incaricata di fare luce sulla vicenda delle molestie all’Unitas presentata dall’Mps (primo firmatario Matteo Pronzini) è realtà.
Il gruppo parlamentare Mps-Pop-Indipendenti, preso atto della discussione generale seguita alle risposte alle interpellanze Unitas così come a quanto emerso pubblicamente e sui media in queste ultime settimane, ritiene che vi siano gli estremi per richiedere la costituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta ai sensi dell’articolo 39 della Legge sul Gran Consiglio e sui rapporti con il Consiglio di Stato si legge nella nota inviata ai media.
Come indicano alcuni articoli apparsi sulla stampa, e non smentiti, l’audit allestito dall’avvocata Martinelli non può essere ritenuto completo, spiegano i richiedenti. Che annotano ancora: l’avvocata non ha potuto sentire alcune persone informate dei fatti tenuto conto che l’audit non dà la facoltà di interrogare persone informate dei fatti. Dalle stesse fonti emerge l’indicazione che la direzione del Dss di fatto non sia intervenuta per esigere che queste persone fossero sentite.
Una richiesta basata su una serie di considerazioni, osserva ancora il gruppo parlamentare Mps-Pop-Indipendenti:
Dopo la esclusione del proprio rappresentante – previsto per legge – dal comitato di Unitas nel 2021, il Governo non ha intrapreso alcun atto per porre rimedio a questa situazione in aperto contrasto con le disposizioni di legge e con gli obblighi che la legge impone al governo. Si tratta di una decisione non comprensibile e tale da dover essere indagata più accuratamente per vedere in che misura il governo sia venuto meno agli obblighi di legge.
Il dibattito parlamentare ha permesso di mettere in luce il tema del mobbing verso una dipendente, che arrivò al gesto estremo di togliersi la vita; una situazione – così è emerso dalla comunicazione di alcune mail - che era stata oggetto di discussione all’interno del comitato di Unitas. Il comitato, va ricordato, 2001 svolgeva anche un ruolo operativo nella gestione del personale. Non sembra inoltre che il rappresentante dello Stato in seno al comitato abbia segnalato tale situazione alle autorità cantonali, responsabili dell’applicazione di diverse disposizioni legali, sia di diritto pubblico che privato.
In occasione della discussione in Consiglio di Stato sui risultati parziali dell’audit, il governo non ha chiesto a Manuele Bertoli ad astenersi dalla discussione, malgrado egli avesse e abbia un interesse personale diretto nella vicenda; tanto più che Manuele Bertoli è stato anche sentito dall’avvocata Martinelli in qualità di ex-direttore, nonché vicepresidente del Comitato ed attuale presidente della Fondazione UNITAS (la "cassaforte" dell’associazione). Ci si può chiedere: il consigliere di stato Manuele Bertoli ha fatto un uso improprio delle informazioni apprese dalla lettura dell’audit? La domanda è legittima, visto quanto emerso dalla conferenza stampa "personale" che lo stesso Manuele Bertoli ha organizzato venerdi 10 febbraio 2023.