Il disavanzo sarà tra i 170 e i 230 milioni: lo ha comunicato il governo in Gestione. Allestito un gruppo di coordinamento per la manovra di rientro
Chiarezza è stata chiesta e chiarezza è stata – relativamente – fatta: sarà compreso tra 170 e 230 milioni di franchi il deficit del Preventivo cantonale 2023. Un disavanzo, come prevedibile, ben più grave rispetto a quello di 79,5 milioni presentato nel messaggio governativo dello scorso settembre, subito definito inverosimile da più parti, in particolare alla luce dei possibili – e ora certi – mancati introiti della Banca nazionale svizzera (Bns) per un ammontare di 137 milioni. Lo ha comunicato oggi il governo sentito in audizione dalla commissione della Gestione per una delucidazione sulla manovra di rientro necessaria per arrivare al pareggio di bilancio entro la fine del 2025. «Da un lato sono soddisfatto perché c’è stata una discussione serena e anche relativamente schietta da ambo le parti – dichiara alla ‘Regione’ il presidente della Gestione (e del Centro/Ppd) Fiorenzo Dadò –. A non essere positiva e a destare preoccupazione è invece naturalmente la forchetta di deficit dovuta alla situazione che si è creata anche, ma non solo, con il venir meno dei dividendi della Banca nazionale. Uno scenario che non fa piacere a nessuno».
Tuttavia misure concrete da parte del Consiglio di Stato – rappresentato in audizione da Claudio Zali, Christian Vitta e Raffaele De Rosa – non ne sono state presentate. Ciò che, a detta di Dadò, «non sarebbe nemmeno stato opportuno in questo momento di campagna elettorale visto che il clima non è idoneo per discutere in maniera tranquilla e trovare quei giusti equilibri per affrontare un risanamento finanziario». Ma il governo non è stato a guardare, e secondo Dadò sta lavorando «seriamente, anche su indicazione del Gran Consiglio». Il riferimento è a tre aspetti resi noti oggi in commissione, vale a dire che «subito dopo il voto al Preventivo è stato attivato un gruppo di coordinamento composto da tutti i dipartimenti che sta lavorando per attuare la manovra di rientro. Che è stato conferito un mandato per un confronto della spesa intercantonale. E che è in corso di elaborazione quello per la revisione esterna della spesa che avevamo chiesto».
Le voci di spesa su cui agire sono tuttavia chiare: personale, beni e servizi, e spese di trasferimento. Ovvero quelle vincolate al ‘Decreto Morisoli’ accettato in votazione popolare lo scorso maggio. «Naturalmente tutti saranno chiamati alla propria responsabilità – sottolinea Dadò –. È probabile che nei prossimi anni bisognerà mettere nei cassetti per un certo periodo alcuni progetti. Questo vale per il Gran Consiglio come pure per il Consiglio di Stato».
«Lo scenario prospettato oggi dal Consiglio di Stato era quello che ci aspettavamo», premette la capogruppo del Plr Alessandra Gianella. Secondo la quale «è importante porre la questione su due piani distinti: uno è quello del breve termine, cioè il 2023, dove dovremo contenere nei limiti del possibile ma è difficile fare miracoli. L’altro discorso – continua Gianella – concerne il medio-lungo periodo, vale a dire l’orizzonte 2024-2025 e quindi lavorare a una manovra di rientro che andrà presentata entro settembre». Anche perché «oggi si parla di -230 milioni, ma potrebbero esserci miglioramenti come negli ultimi esercizi e il risultato consolidato arriverà tra un po’». Per il Plr, ad ogni modo, «è importante che gli investimenti non vengano fermati, perché si tratta del futuro del cantone. D’altra parte, serve individuare delle priorità su cui concentrarsi. In tutto questo aiuterà l’analisi dettagliata della spesa che abbiamo richiesto col Decreto legislativo allegato al Preventivo 2023, che ci potrà indicare su dove intervenire».
Anche secondo il capogruppo del Centro/Ppd Maurizio Agustoni il governo ha confermato quanto scritto nel rapporto sul Preventivo, ovvero che «il Consiglio di Stato aveva indicato tutta una serie di cifre poco aderenti alla realtà, tra cui il caso eclatante della Banca Nazionale. Visto che consideravamo quei dati non realistici avevano previsto nel Decreto di legge del Preventivo che se alcune ipotesi si fossero rivelate sbagliate, il governo avrebbe dovuto immediatamente renderne conto. Ciò che ha fatto oggi». Per Agustoni ora l’aspetto più importante è il documento che il nuovo gruppo di coordinamento dovrà presentare in vista del Preventivo 2024: «Si tratterà di un esercizio particolarmente arduo, considerando i tre principi contenuti del decreto di equilibrio dei conti: non aumentare le imposte, non scaricare i costi sui Comuni e non toccare le prestazioni alle fasce più fragili della popolazione. Partendo dall’attuale situazione sarà impegnativo arrivare al massimo a 40 milioni di disavanzo per il 2024 e a zero per il 2025. Meglio sarebbe stato se il governo avesse riflettuto su misure di contenimento della spesa già quest’anno». Perciò, nella prossima legislatura, «al di là della collaborazione, ci vorrà un certo coraggio, che quest’anno non c’è stato, per proporre delle misure che non necessariamente faranno la gioia di tutti», afferma Agustoni.
«In sede di Preventivo avevamo la quasi certezza che i fondi della Bns non sarebbero giunti e che avremmo visto estendersi il deficit a oltre 230 milioni. Per questo abbiamo imposto al governo, tramite decreto legislativo, di rifare quanto fatto nel 2016, cioè di iniziare subito un percorso atto a tirare la cinghia per evitare un aumento di tasse e imposte», spiega il leghista Michele Guerra. E ancora: «Allora, in una situazione simile con perdite colossali, fu sufficiente inserire in un decreto l’obbligo di risanare i conti lavorando prioritariamente sulla spesa, per passare da una situazione disastrosa a uno Stato che aveva saputo risalire la china. E anche ora abbiamo imposto la stessa cosa». Guerra afferma che «siamo abbastanza soddisfatti dell’audizione odierna, in quanto il governo ci ha confermato la sua piena volontà di attuare questo piano di rientro, ma soprattutto di iniziare a risparmiare già nel 2023 come da noi richiesto».
Ben più dure le considerazioni a sinistra. «Saremo confrontati con una manovra inaccettabile, frutto di una politica irresponsabile le cui conseguenze saranno pagate dal personale, dai cittadini e dalle persone più fragili – afferma il capogruppo Ps Ivo Durisch –. Come abbiamo sempre detto, il fatto di avere da una parte svuotato le casse attraverso sgravi fiscali e dall’altra essersi messi un corsetto per il rientro di bilancio entro il 2025 come il ‘Decreto Morisoli’, porterà sostanzialmente a dei tagli». Oltre a colpire il personale, per Durisch intervenendo su beni e servizi «si taglierà sui mandati esterni alle piccole e medie imprese a discapito delle economie locali. E soprattutto, agendo sulle spese di trasferimento si colpiranno case anziani, istituti per invalidi e – speriamo di no – forse anche le prestazioni alle persone più bisognose».
Misure che il Ps in linea di principio combatterà, assicura il capogruppo socialista, «anche se purtroppo molte saranno di competenza del governo per cui non sarà possibile fare dei referendum». Ma c’è anche della propositività da parte di Durisch: «Ci è stato detto che bisognerà rinunciare a delle politiche, e dal nostro punto di vista questo si può fare anche su quelle non ancora messe in atto che riducono ulteriormente le entrate». In questo senso Durisch ha avanzato la richiesta di posticipare la riduzione delle aliquote per le persone giuridiche: «Proponiamo di rimandare la messa in atto di questa decisione a tempi migliori. E non si tratta di un aumento delle imposte – tiene a sottolineare il deputato socialista –. È semplicemente una questione di simmetria, altrimenti saranno chiamati alla cassa solo i più fragili».