Un’interrogazione interpartitica, con primo firmatario Matteo Buzzi (Verdi), chiede al Consiglio di Stato di fare il punto della situazione
"Come viene garantita l’educazione sessuale nelle scuole in Ticino?". A chiederlo con una corposa interrogazione interpartitica, che vede primo firmatario il deputato dei Verdi Matteo Buzzi, sono 10 granconsiglieri i quali più che chiedere informazioni auspicano di avere un’autentica radiografia della situazione. Il punto di partenza è tristemente noto: la vicenda dell’ ex direttore di scuola media del Luganese che quando era docente, nell’anno scolastico 2017-2018, "aveva proposto un percorso didattico sull’educazione affettiva e sessuale all’interno delle lezioni di latino del terzo anno delle Medie. Questa vicenda ci pone numerosi interrogativi sulla formazione proposta al corpo insegnante per occuparsi dell’importante compito che rappresenta l’educazione sessuale", si legge nell’atto parlamentare.
Sempre da questo caso di cronaca prese le mosse un’interpellanza, ripresa da Buzzi il quale ricorda che nella risposta il governo il 20 ottobre 2022 indicava che "il Decs intende migliorare l’implementazione dell’educazione sessuale nelle scuole mettendo a disposizione ulteriori strumenti per supportare corpo docente e famiglie in questo compito educativo che coinvolge tutti". Non solo. Il Consiglio di Stato rispose anche che "le raccomandazioni operative datate 2016, benché si richiamino al corrispondente standard dell’Organizzazione mondiale della sanità, non hanno avuto l’impatto sperato sul territorio: si rende dunque necessaria una loro rivisitazione, in modo da fornire a istituti e docenti degli strumenti progettuali ancora più solidi e maggiormente efficaci".
Come se non bastasse, l’interrogazione interpartitica evidenzia che "il Consiglio nazionale, nella seduta dello scorso 29 settembre 2022, ha accettato il postulato ‘Analisi degli standard relativi all’educazione sessuale nelle scuole in Svizzera’. Il Canton Ticino sarà dunque chiamato a rispondere sull’attuazione dell’educazione sessuale a scuola e su come si adopera per garantire il rispetto degli standard nazionali". Ebbene, "il caso recentemente emerso (quello dell’ex direttore di scuola media, ndr) ci fa presupporre che siano presenti delle lacune in materia".
Da qui la lunga e corposa fila di domande, attraverso le quali il gruppo dei Verdi ed esponenti di Plr, Lega, Ps, Più donne e Pc chiedono come sia attuata l’educazione sessuale da un punto di vista sia qualitativo, sia quantitativo nei diversi ordini scolastici; come venga formato su questo tema il corpo docente, quante ore siano previste, se siano obbligatorie, cosa venga proposto nella formazione continua e se, anche in questo caso, si tratti di corsi obbligatori; quali misure siano proposte agli insegnanti per adempiere ai loro compiti, quali aiuti concreti vengano messi a disposizione tipo materiali o coinvolgimento degli enti specialistici esterni.
Sempre parlando di enti specialistici esterni, vengono citati i Consultori di salute sessuale dell’Ente ospedaliero cantonale. E la domanda è se l’intenzione sia rafforzarli come avviene in altri cantoni, se i loro professionisti siano autorizzati a intervenire nelle scuole e se ci sia un budget sufficiente a disposizione.
Le ultime domande concernono il sistema di controllo, vale a dire il monitoraggio del numero di interventi eseguiti dagli enti esterni, o il numero medio di ore assegnate al corpo insegnante per occuparsi dell’educazione sessuale, e soprattutto quando siano previsti l’aggiornamento, la pubblicazione e l’introduzione delle nuove raccomandazioni operative.
E una postilla: "Il modello attuato nella Svizzera romanda ha dimostrato la sua efficacia, perché il Canton Ticino non ne trae ispirazione?".