La commissione vuole vederci chiaro sulle intenzioni riguardo alla manovra di rientro, osservando il Decreto legislativo votato assieme al Preventivo 2023
Niente soldi dalla Banca nazionale svizzera, quei 137 milioni che venendo a mancare nelle casse del Cantone fanno lievitare il disavanzo del suo Preventivo (2023) a più di duecento milioni di franchi, e allora la commissione parlamentare della Gestione chiede al Consiglio di Stato un incontro, da tenersi al più presto, preferibilmente già settimana prossima. La decisione di audizionare i ministri è di stamattina, alla ripresa dei lavori commissionali dopo le vacanze natalizie.
«Vista la sicurezza del fatto che non arriveranno gli utili della Banca nazionale, e dato che il decreto votato con il Preventivo è esplicito, ho deciso di convocare il Consiglio di Stato perché ci illustri quello che intende fare per la manovra di rientro. E tutti i commissari sono stati concordi», conferma a ‘laRegione’ il presidente della Commissione della gestione Fiorenzo Dadò (il Centro), che aggiunge come «l’auspicio è che il governo venga già nella riunione di martedì prossimo a spiegarci le linee principali».
Solo dopo questa audizione, continua Dadò, verrà affrontato un altro tema caldo: quello dell’iniziativa parlamentare elaborata dell’Udc che, nell’ormai lontano 2017, chiedeva di regolare e controllare strutturalmente la crescita della spesa corrente. Iniziativa che i democentristi hanno tirato fuori dal cassetto e che sono intenzionati a portare in Gran Consiglio entro la fine della legislatura. E sulla quale c’è stata una primissima tematizzazione nella riunione odierna della Gestione. «Hanno ragione a sollecitare una presa di posizione dopo tanti anni – osserva Dadò –. Ma rimando al mittente l’accusa di non voler affrontare la questione perché tutte le forze politiche, con modalità diverse, sono impegnate sul tema delle finanze cantonali». Poi l’affondo: «È troppo facile per l’Udc avere questi comportamenti, essendo un partito che non ha alcuna responsabilità di governo e sostanzialmente di opposizione…». Per Dadò «importante è, semmai, lavorare con la testa su questo dossier delicato, senza arrivare a tagli raffazzonati e frettolosi che causerebbero solo più danni e possono far soffrire la popolazione in un momento già difficile».
Dal Consiglio di Stato «vorremmo sapere come intende muoversi in vista del piano di rientro, essendo ormai acclarato che la Bns – segnatamente dopo la pubblicazione ieri (lunedì, ndr) dei conti 2022 dell’istituto centrale, che registrano una perdita di 132 miliardi – non distribuirà a Confederazione e Cantoni un solo centesimo – evidenzia a sua volta il capogruppo del Centro in Gran Consiglio Maurizio Agustoni –. Come parlamento stiamo del resto applicando quel metodo di lavoro che ci siamo dati con l’approvazione del Preventivo, sapendo che alcune cifre erano parecchio discutibili». Il Preventivo 2023 del Cantone – un deficit di 79,5 milioni – contenente gli importi Bns, nel frattempo sfumati. Un Preventivo cui la maggioranza del Gran Consiglio ha dato luce verde lo scorso mese, fissando però nero su bianco alcune condizioni.
Sono quelle inserite nel relativo decreto legislativo. Sei articoli in tutto. Il secondo recita quanto segue: "Se dopo l’adozione del presente decreto si verificano circostanze (il mancato incasso delle quote Bns è una di queste, ndr) che potrebbero peggiorare in modo significativo il risultato d’esercizio, il Consiglio di Stato ne dà immediata comunicazione alla Commissione gestione e finanze con una valutazione del relativo impatto sul risultato d’esercizio ed esponendo eventuali misure di riequilibrio, ritenuto che di principio il disavanzo massimo ammonta a 80 milioni di franchi". Ed eccoci al terzo articolo del decreto legislativo sul Preventivo 2023: "Il Consiglio di Stato, al più tardi con la presentazione del messaggio relativo al Preventivo 2024, sottopone al Gran Consiglio un piano di azione che preveda un disavanzo d’esercizio massimo di 40 milioni di franchi nel 2024 e l’equilibrio di bilancio entro la fine del 2025". Il piano di azione o di rientro "deve contenere misure prioritariamente di contenimento della spesa, escludendo l’aumento delle imposte, senza incidere sui sussidi alle persone meno abbienti e senza riversamento di oneri finanziari netti sui Comuni". Insomma, la codificazione del decreto Morisoli, accolto dalle urne nella votazione popolare del maggio 2022.
«Stamattina ho detto in commissione che occorre iniziare l’anno all’insegna della trasparenza, quella trasparenza, dovuta soprattutto ai cittadini, di cui il governo non ha dato prova col Preventivo 2023. È allora giusto – prosegue il capogruppo socialista Ivo Durisch – che il Consiglio di Stato venga in Gestione e che presenti il reale aspetto dei conti 2023 del Cantone con i dati ormai acquisiti. Fra questi: l’assenza dei dividendi della Banca nazionale e l’aumento dei premi di cassa malati. Oltretutto vorrei saperne di più sui conti dell’Azienda elettrica ticinese, perché ancora non ho capito se dobbiamo aspettarci delle minori entrate. Il governo dovrà spiegarci anche come sono state calcolate le maggiori entrate».
Riprende Agustoni: «Presumo che al piano di rientro il Consiglio di Stato stia già lavorando, non da ieri ma dalle prime avvisaglie della mancata distribuzione dei dividendi della Bns». Peraltro «il piano va presentato entro il prossimo settembre, dunque entro il varo del messaggio governativo sul Preventivo 2024: tenuto conto delle elezioni e della pausa estiva, i mesi a disposizione sono pochi». A settembre, continua Agustoni, il governo «dovrà spiegare al Gran Consiglio le modalità con le quali intende plafonare a 40 milioni il disavanzo del Preventivo 2024» e conseguire, come stabilito dal decreto Morisoli, «il pareggio di bilancio col Preventivo 2025». Una manovra, come si usa dire, lacrime e sangue? Per il capogruppo del Centro «appare inverosimile una necessità di rientro dell’ordine di 150/200 milioni, probabilmente sarà intorno agli ottanta milioni, che su una spesa annua di quattro miliardi di franchi risulterebbe ancora sopportabile, senza fare grandi rinunce e senza mettere in discussione le prestazioni alle persone più fragili».
«Siamo tutti consapevoli che andrà fatta una manovra di rientro finanziaria su più anni, di conseguenza è importante che il Consiglio di Stato condivida da subito quali sono i passi che intende intraprendere in questi mesi in attesa delle cifre di preconsuntivo. Dal nostro punto di vista l’incontro serve a questo, siamo sulla stessa barca e insieme dobbiamo tracciare la via. E poi percorrerla». La capogruppo del Plr Alessandra Gianella commenta così la decisione di convocare in audizione il governo, ricordando che «ovviamente senza gli introiti della Bns sarà più complicato centrare l’obiettivo di disavanzo di 80 nel 2023 e 40 milioni nel 2024. Ma – rileva ancora Gianella – iniziamo a ragionare sull’importo della manovra che dovrà essere presentata entro settembre, sapendo che non possiamo riversare ulteriori oneri sui comuni e soprattutto senza penalizzare chi fa fatica». In casa liberale radicale non è stata particolarmente apprezzata l’accelerata che l’Udc ha voluto dare alla propria iniziativa. Il presidente democentrista Piero Marchesi dice che «non c’è più tempo», Gianella sottolinea invece che «con le continue prove di forza che abbiamo visto negli ultimi tempi si fa fatica a lavorare, di conseguenza penso che sia giusto e nell’interesse di tutti confrontarci e affrontare questo discorso, ma i partiti che insieme a noi hanno votato il Preventivo in aula, facendolo, hanno di fatto già condiviso e tracciato una via da percorrere. I paletti sono chiari, oltre a questi ci sono anche quelli del decreto sul contenimento della spesa votato in maggio dai ticinesi. È nell’interesse di tutti trovare una soluzione sostenibile senza fughe in avanti più tattiche che politiche».
Serafica la replica di Piero Marchesi, sia a Dadò sia a Gianella: «Siamo pronti a farci eleggere in Consiglio di Stato anche per dimostrare che non cambieremmo la nostra strategia: vogliamo risanare le finanze pubbliche, dentro o fuori dal governo». Per il presidente cantonale dell’Udc «è una questione di responsabilità verso il Paese. Non pretendiamo che le nostre proposte siano le più corrette, ma finora sul tavolo ci sono solo iniziative dell’Udc… non voglio accusare nessuno, ma il Preventivo 2023 è stato abbellito perché ci si avvicina alle elezioni. E il capodipartimento del Dfe siede nel Consiglio di Banca della Bns, come faceva a non sapere che i soldi non sarebbero arrivati?». L’iniziativa del 2017 «siamo pronti a portarla in Gran Consiglio in febbraio o marzo, se la Gestione dovesse continuare con le sue lungaggini», dice Marchesi. Perché? «Perché non c’è più tempo e il toro va preso per le corna: i dati finanziari dicono che siamo alla canna del gas, il debito pubblico esplode, il capitale proprio è negativo per 250 milioni… e il popolo ci ha dato un mandato chiaro con il ‘Decreto Morisoli’. Più si aspetta, più la medicina dovrà essere forte».
Durisch non ha dubbi: «L’Udc, che oggi si trincera dietro l’alibi della Bns, è corresponsabile dell’attuale stato delle finanze del Cantone. Ha fatto e ha sostenuto tutta una serie di atti parlamentari che hanno portato a sgravi fiscali che hanno fragilizzato le casse pubbliche e ora invocano tagli che fragilizzeranno il tessuto sociale. Noi socialisti continueremo a fare proposte in grado di soddisfare i bisogni emergenti della popolazione e di risolvere determinati problemi, penso ad esempio alla nostra iniziativa popolare perché i premi di cassa malati non superino il 10 per cento del reddito. E vigileremo affinché il decreto Morisoli non vada a penalizzare anziani e invalidi, con i tagli ai versamenti ai Comuni».