Da Roma trapela fiducia. L’accordo dovrebbe entrare in vigore a gennaio del 2024. I comuni di frontiera si sentono rassicurati
Nessuno si era illuso che la nuova fiscalità dei frontalieri potesse entrare in vigore il primo gennaio 2023, anche se, su pressione del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, dapprima il Consiglio dei ministri e successivamente il parlamento hanno impresso una accelerazione per arrivare finalmente all’approvazione dell’accordo italo-svizzero, firmato nel dicembre 2020 a Roma.
Il via libera da parte dei palazzi romani della politica è ora atteso per il prossimo mese di marzo, per cui la nuova fiscalità dei frontalieri è destinata a mandare in soffitta quella attuale che, firmata nel 1974, è entrata in vigore nel 1976. La nuova fiscalità entrerà in vigore il primo gennaio 2024. Il disegno di legge presentato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, integrato in quello che era stato presentato dal senatore dem Alessandro Alfieri, doveva essere liquidato ieri da parte delle Commissioni Esteri-Difesa ed Economia-Tesoro. La seduta è stata posticipata martedì 10 gennaio 2023. Uno slittamento dovuto al fatto che ancora non è arrivato il parere della Commissione Bilancio che è il più delicato in quanto deve definire le coperture.
C’è d’aggiungere che è già giunto il parere positivo delle commissioni Lavori e Affari costituzionali. "In occasione della prima seduta di gennaio il disegno di legge sarà certamente approvato – prevede il senatore Alfieri –. Entro fine gennaio l’accordo italo-svizzero sarà portato in aula. L’approvazione appare scontata in quanto tutti i gruppi parlamentari sono a favore dell’accordo italo-svizzero". Il disegno di legge passerà poi al vaglio delle Commissioni Esteri-Difesa ed Economia-Tesoro della Camera. L’iter è identico a quello sin qui seguito dal Senato. Alla nuova fiscalità dei frontalieri oltre che i diretti interessati guardano i comuni di frontalieri e le Organizzazioni sindacali. "Con la discussione a gennaio al Senato e la successiva trattazione alla Camera, abbiamo la certezza dei tempi sull’entrata in vigore quasi certamente non prima del gennaio 2024 – sottolinea il responsabile Cgil frontalieri Giuseppe Augurusa –. La buona notizia è che il testo che si sta discutendo ha riunificato quanto approvato dal governo e quanto previsto nel memorandum d’intesa, prima dimenticato dal Consiglio dei ministri".
Nel testo attuale è recepito quasi tutto: franchigia, scomputo degli assegni familiari dall’imponibile fiscale, esenzione contributi previdenziali per prepensionamenti, tavolo interministeriale per lo statuto dei lavoratori frontalieri. Per la questioni ristorni: i comuni di frontiera che si sono detti rassicurati dagli impegni presi dal Governo.
Il tema della fiscalità era stato anche al centro dell’incontro di metà novembre tra una delegazione del Consiglio di Stato ticinese e il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. «È illusorio pensare a una ratifica dell’accordo sulla fiscalità dei frontalieri entro fine anno», aveva risposto Zali ai giornalisti. Un ritardo, che il presidente del Consiglio di Stato cantonale non ha però imputato ai cambi di governo italiano: «è stata più che altro la pandemia a frenare l’iter, impedendo ai due Paesi di avere incontri regolari». In ogni caso, ha ricordato Zali in quell’occasione, «questo tavolo Ticino-Lombardia ha prodotto un impulso importante».