L’associazione per la difesa del servizio pubblico in assemblea. Pestoni: ‘Parte della politica vuole indebolire lo Stato iniziativa dopo iniziativa’
«Il servizio pubblico è minacciato su tutta la linea. Rispetto al passato sono cambiate le modalità ma non la sostanza: si vuole smantellare un sistema che è fonte di benessere e sicurezza per i cittadini». Non usa mezzi termini Graziano Pestoni, presidente dell’associazione per la difesa del servizio pubblico (Asp), nel delineare quello che per lui è un quadro attuale preoccupante. «La nostra associazione è nata nel 2000, quando il servizio pubblico era attaccato frontalmente. Si volevano privatizzare Banca Stato e l’Azienda elettrica ticinese. Ora invece si agisce in maniera indiretta, lavorando ‘ai fianchi’». Un esempio: «La Legge sul pareggio di bilancio, il famoso ‘decreto Morisoli’, che rischia di lasciare lo Stato con le mani legate in un periodo di crisi. Quando ci sarebbe invece bisogno di poter intervenire». Questo e altri temi saranno al centro dell’assemblea annuale dell’associazione, in programma sabato a Bellinzona. Al termine è previsto un incontro con gli attori attivi nel settore pubblico, sul tema "Il senso del servizio pubblico".
Non è comunque solo negativo lo scenario. «Il nostro servizio pubblico è ancora invidiato da molti Paesi», ammette Pestoni. «Questo nonostante diverse istituzioni di proprietà della Confederazione, come Posta e ferrovia, vengano gestite attraverso una logica privatistica». Un’operazione che secondo l’associazione ha peggiorato i servizi. «Possiamo constatare gli effetti ogni giorno. Ci sono state riduzioni degli impieghi e misure di risparmio che hanno ridotto la qualità dei servizi. Penso soprattutto alla presenza del personale sul territorio». Un aspetto quest’ultimo che si lega a doppio filo alla digitalizzazione. «Le nuove tecnologie offrono senza dubbio molti vantaggi al cittadino. Ma l’uso che le autorità ne fanno è eccessivo - dice il presidente dell’associazione per la difesa del servizio pubblico -. In tanti casi l’accesso al servizio viene reso più difficoltoso, specialmente per le persone anziane che non hanno grande familiarità con questi mezzi. Un aspetto che non è conforme al principio di servizio pubblico». L’Asp ricorda infatti l’importanza e il valore del rapporto umano nello svolgimento di una pratica.
Tra i punti che verranno affrontati durante l’assemblea c’è anche il tema energetico. «L’evoluzione del mercato mostra quanto sia negativo affidarsi alla libertà di mercato. I prezzi di vendita attuali non hanno più nulla a che vedere con i costi di produzione e di distribuzione ma sono influenzati da regole cervellotiche», sostiene Pestoni. Tre le richieste puntuali dell’associazione: la rinuncia alla liberalizzazione del mercato per i grandi consumatori e il rinvio del progetto di liberalizzazione per quelli piccoli", "il mantenimento delle attuali strutture di aziende, sostanzialmente di proprietà pubblica" e "il rifiuto dell’imposizione di libero mercato da parte dell’Unione europea".
A preoccupare l’associazione è anche la "fuga di cervelli" che «sta colpendo sempre più il Ticino». Un problema che secondo Pestoni bisogna contrastare «anche rendendo attrattivi gli impieghi pubblici. Lo Stato deve fare da motore per l’economia. Se non è concorrenziale anche il privato si adatterà al ribasso». Un esempio concreto, sostiene il presidente dell’Asp, è quello del riconoscimento del carovita. «Come possiamo pensare che le aziende private riconoscano un aumento salariale se il primo a non farlo è l’ente pubblico?». Una situazione, denuncia Pestoni, peggiorata nell’ultimo periodo: «Fino a poco tempo fa le condizioni di lavoro nelle funzioni pubbliche erano dignitose. Ora invece si assiste a un degrado in termini materiali e di clima di lavoro. Si pensi alla sanità, ma anche ai recenti attacchi al sistema pensionistico degli statali».
Un’altra la richiesta puntuale rivolta alla politica: riguardo il progetto messo in consultazione dal Dipartimento delle istituzioni sulla revisione della legge sulla polizia, giudicato «preoccupante», l’Asp auspica «una modifica sostanziale. Molte proposte sono infatti in contrasto con i principi di uno Stato democratico».