Lo chiede l’Associazione Franca, auspicando che l’oggetto in votazione domenica sia accolto e proponendo spunti di riflessione per la fase successiva
"Non c’è dubbio che la funzione protettiva del bambino e quella dell’adulto sono totalmente diverse". Di conseguenza "occorre porre la questione della specializzazione nelle Arp (Autorità regionali di protezione, ndr) utilizzando per analogia l’esempio molto convincente della giustizia penale, che ha separato completamente i procedimenti dei minori in conflitto con la legge (giustizia minorile) da quelli degli adulti autori di reato (giustizia ordinaria), da molti anni con risultati molto soddisfacenti".
Sono queste le considerazioni e gli auspici cardine contenuti nel rapporto redatto dall’Associazione Franca – che svolge attività didattiche e di animazione rivolte ai minori – inerente alla procedura di consultazione cantonale per la riforma delle Arp. Approvata dal Gran Consiglio quattro mesi fa e oggetto in votazione popolare domenica prossima, la riforma prevede l’istituzione di quattro Preture di protezione (nuove Autorità giudiziarie) in sostituzione delle attuali 16 Arp. «È fondamentale che questa riforma venga accettata – afferma il presidente dell’Associazione Franca Francesco Lombardo –. Salutiamo molto positivamente il fatto che si passi a una professionalizzazione del sistema dato che la situazione attuale è abbastanza preoccupante. Pur non essendo il nostro un ente che si occupa della presa a carico dei minori in quanto lavoriamo soprattutto sulla prevenzione e la partecipazione dei giovani, ci giungono spesso segnalazioni di problemi nelle procedure di tutela». Ciò premesso, qualora questo passaggio sia avallato alle urne, com’è probabile che avvenga, secondo Lombardo nella fase successiva in cui il parlamento procederà all’esame delle questioni organizzative, procedurali e finanziarie legate alle nuove Preture, «è importante venga fatta un’approfondita riflessione sulla specializzazione. Il nodo per noi centrale è quello della separazione dei minori dagli adulti. I bambini e i ragazzi in fase evolutiva hanno necessità specifiche, dall’educazione all’alloggio, dalla sicurezza alla protezione. Si tratta di una tutela di tipo più completo, non solo relativa ad aspetti amministrativi o contabili, ma in special modo psicologici e pedagogici».
Per questa ragione, secondo Lombardo, anche il personale dovrebbe avere qualifiche e competenze mirate. Prima fra tutte l’empatia: «Non è sufficiente possedere dei diplomi, ci vogliono persone con buone capacità comunicative e relazionali vista la delicatezza degli incarti. Parliamo di minori che spesso vivono in condizioni molto difficili, come ragazzi separati dalle famiglie, bambini confrontati con conflitti in casa, figli di genitori tossicodipendenti». Anche per questo Lombardo ritiene essenziale lavorare con un approccio inter e transdisciplinare: «L’avvocato dovrebbe saperne un po’ di psicologia, lo psicologo un po’ di diritto e di sociologia. Ed è importante siano messi in atto meccanismi di dialogo ad alto livello tra il sistema giudiziario e i servizi legati al sostegno sociale». Tutto questo, specifica il presidente dell’Associazione Franca, deve essere in linea con la Convenzione Onu per i diritti del bambino in relazione a un’autorità giudiziaria. Questa esplicita ad esempio che il miglior interesse del minorenne deve essere preminente in tutti gli interventi che lo riguardano; che i minorenni hanno diritto di partecipare, intervenire ed esprimere il loro punto di vista in ogni procedimento giudiziario o amministrativo che li concerne; che nei loro contatti con la giustizia devono essere trattati con rispetto, attenzione, sensibilità e lealtà. Per tali motivi, oltre all’empatia, Lombardo richiama l’attenzione sulla capacità di ascolto: «Ci sono tutta una serie di modalità di ascoltare e seguire l’opinione di un bambino che devono essere al centro degli interventi».
Gli spunti su cui lavorare dunque non mancano. «Recentemente il Dipartimento delle istituzioni ci ha rassicurati sul fatto che aveva letto con interesse il nostro rapporto e che ci coinvolgerà nella fase successiva. Si tratta di una riforma non semplice da attuare, soprattutto in un periodo in cui c’è una certa tendenza a tagliare nella spesa pubblica – considera Lombardo –. Ma è essenziale investirvi le risorse necessarie perché sono toccate le vite delle persone più vulnerabili della nostra società».