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De Rosa tuona: ‘Casse malati e lobby a Berna, più trasparenza’

Il direttore del Dss a pochi giorni dalla comunicazione dei premi per il 2023: ‘Per i sussidi, la Ripam non dipende da Preventivi o vincoli di bilancio’

‘Lavorare sui medicamenti più costosi, forfait e consumo eccessivo di prestazioni’
(Ti-Press)
23 settembre 2022
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«Provo tanta preoccupazione e anche rabbia per il paventato aumento dei premi di cassa malati, soprattutto in un contesto di profonda incertezza e di aumento di oneri e spese a carico di famiglie e imprese, penso a energia ed elettricità ma non solo». A pochi giorni da martedì 27 settembre, giorno in cui il responsabile del Dipartimento federale della sanità Alain Berset comunicherà i premi per il 2023 - con un incremento che si teme arrivi a sfiorare anche il 10% in Ticino - il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa a colloquio con ‘laRegione’ non nasconde i suoi timori ma afferma: «A livello cantonale abbiamo fatto, facciamo e faremo tutto il possibile per sfruttare i margini a nostra disposizione nel contenimento della spesa sanitaria».

Di quali margini parla?

Quelli relativi alla spesa legata allo stazionario, agli ospedali. Vale a dire circa un 20% della spesa complessiva, e questa cifra negli anni si è dimostrata stabile e contenuta proprio perché lavoriamo con i contratti di prestazione. Per tutta l’altra fetta, cioè la stragrande parte della spesa, il Cantone non ha strumenti di pilotaggio e gestione. Ciò che abbiamo visto in questi anni, e che è evidente, è che a livello federale tutti i grandi pacchetti di riforma che sono assolutamente necessari vengono o suddivisi (spacchettati), o annacquati o congelati. Un esempio per tutti: il primo pacchetto del Consiglio federale prima è stato diviso in due parti, poi una delle misure promosse è l’invio della copia della fattura all’assicurato… va bene, per carità, ma è la dimostrazione di quanto grandi aspettative e grandi pacchetti finiscano con lo sgretolarsi e il diluirsi a causa di interessi divergenti tra tutti gli attori. I veti incrociati rendono impossibili riforme vere. Noi, ribadisco, cerchiamo di fare tutto il possibile: nell’ambulatoriale avremo, dal 2025, dei nuovi margini di manovra per poter gestire i numeri massimi. Lo faremo.

Detto dell’insufficienza di quanto fatto a livello federale, lei dice che sarebbero necessarie riforme vere: quali?

Cito tre temi. Il primo è quello dei medicamenti, dove fino a poco tempo fa si andava nella direzione di operare sui medicamenti poco costosi. Ma non è lì il margine di guadagno, semmai c’è il rischio di non essere più approvvigionati, dal momento che ci sono già oltre 200 medicamenti dove c’è penuria. È necessario invece intervenire sui medicamenti estremamente cari, quelli necessari per cure che arrivano a costare anche 200/300mila franchi. È lì dove si deve intervenire, ed è un mercato di 8 miliardi di franchi. Poi c’è il tema del nuovo tariffario, e qui c’è un margine per poter gestire meglio la situazione con i forfait e tenere sotto controllo la spesa. L’evoluzione di questa spesa è prezzo per volumi, prezzo per quantità. Possiamo tenere sotto controllo il prezzo e le tariffe, ma se poi i fornitori di prestazione aumentano le quantità, la spesa cresce comunque. Coi forfait puoi fare quanti trattamenti vuoi, ma ricevi un massimale da sfruttare, diciamo così, e quindi per forza di cose devi essere economico. Il terzo tema è il consumo eccessivo di prestazioni, molti studi affermano che si può risparmiare dal 10 al 30%. Ciascuno di noi può fare la sua parte.

Tornando ai margini del Cantone, c’è sicuramente la Ripam per il tema sussidi. È possibile operare in questo ambito?

Per quello che concerne la Ripam, la prima cosa da dire è che ha una base legale solida, siamo tra i tre cantoni più attenti ai bisogni dei cittadini nell’aiuto per i pagamenti dei premi cassa malati, e l’adeguamento dei sussidi avviene in maniera automatica. All’aumentare del premio, c’è di conseguenza anche il contributo all’aiuto, per chi ovviamente ne ha diritto e soddisfa le condizioni necessarie. Da questo punto di vista, non c’è alcun problema di vincolo di bilancio o di Preventivo, perché c’è una base legale che riconosce il pagamento di una prestazione nei confronti del cittadino. Questo non toglie che la situazione è veramente molto difficile, perché non saranno solo i premi a crescere e in questo contesto che preoccupa saluto molto positivamente la decisione del Consiglio nazionale di approvare due proposte come l’adeguamento al rincaro in maniera straordinaria e immediata dell’Avs, e quella di approvare un supplemento del 30% dei contributi della Confederazione per il pagamento dei premi di cassa malati. La settimana prossima c’è il passaggio agli Stati, e spero che questo possa essere confermato.

Consiglio degli Stati che ha visto bocciare le iniziative cantonali ticinesi in materia di informazione ai cantoni sulla formulazione dei premi e, soprattutto, sulla restituzione agli assicurati delle riserve in eccedenza. Scelte politiche o lobbismo sulle spalle, e nelle tasche, dei cittadini?

Guardi, per esperienza diretta vissuta quando sono andato a difendere le tre iniziative cantonali, condivise anche da diversi Cantoni, abbiamo potuto vedere e vivere questo sentimento di frustrazione e ingiustizia. Perché vai in una commissione composta da persone che rappresentano popolo e Cantoni, e ti ritrovi con dei rappresentanti che hanno un conflitto d’interesse, se penso soprattutto al tema dell’utilizzo delle riserve eccessive. In questo ambito penso che veramente occorrerebbe, come minimo, rendere più trasparente il sistema. Penso in particolare al fatto di dichiarare in maniera trasparente le remunerazioni che un rappresentante che siede in parlamento riceve per rappresentare una determinata lobby sia come amministratore, sia come lobbista perché riceve un mandato di rappresentanza. Rispettivamente, la cosa ancora più corretta sarebbe proprio di vietare il voto, se non addirittura la presenza al dibattito. Da molti anni il parlamento federale discute su diverse iniziative parlamentari che miravano a limitare i conflitti d’interesse e il parlamento stesso le ha regolarmente o bocciate o annacquate o lasciate nel cassetto.

Ha parlato di queste sue preoccupazioni con la Deputazione ticinese alle Camere federali?

Certamente, in un recente incontro. Il presidente della Deputazione, Lorenzo Quadri, già da tempo si sta muovendo su questo tema ha presentato proprio oggi (ieri, ndr) un atto parlamentare concreto. Ad ogni modo, riguardo le iniziative cantonali presentate c’erano comunque iniziative simili, analoghe. Una, di Filippo Lombardi, è già stata approvata, ed era identica alla nostra prima, quella che chiedeva di dare più forza ai Cantoni e tornare a dare tutte le informazioni ai Cantoni stessi come successo regolarmente prima del 2018. Ed è stata accolta definitivamente. Poi ci sono ancora due iniziative gemelle di quella che chiede di restituire le riserve eccessive che superano il 150%: un’iniziativa parlamentare di Philippe Nantermod (Plr/Vs) e una mozione di Lorenzo Quadri. Entrambe approvate dal Nazionale, ma respinte dall’altro ramo. La richiesta è di non rendere più solo che sia facoltativa la restituzione delle riserve, cosa che si può già fare, ma fare molto di più, cioè renderla obbligatoria. L’anno scorso gli assicuratori hanno restituito solo 380 milioni rispetto ai 6 miliardi eccedenti, prova che oggi questo concetto è troppo debole e aleatorio.

Non sarà facile, ne sarà cosciente.

Veniamo da un periodo, dal 2018, dove abbiamo informazioni limitate e dove l’Ufficio federale di sanità pubblica addirittura ha scritto agli assicuratori di non dare informazioni. Eccome se ne siamo coscienti… ma il sistema, oggi, non è più sostenibile, la sfiducia del cittadino è comprensibile. Noi abbiamo le armi spuntate, e non possiamo fungere da garanti per l’Autorità federale mentre il lobbista tranquillamente partecipa, discute e dibatte incassando pure il gettone di rappresentanza dalla cassa malati per cui lavora in parlamento.

Quelle audizioni agli Stati le hanno lasciato il segno. Si era informato in precedenza?

Chiaramente, prima di andare a Berna sono andato a vedere il registro d’interessi, sapevo esattamente chi difendeva cosa in quelle riunioni. Ma è frustrante, e porta un grande senso di ingiustizia. L’aspetto più difficile è la chiara volontà del parlamento di non voler fare passi indietro, e di non essere trasparente soprattutto sulle remunerazioni di questi lobbisti. Chi fa lobbismo per le casse malati non dovrebbe né votare né discutere su questa materia. Esattamente all’opposto troviamo tanti lobbisti del sociale, ma che si adoperano con puro spirito di volontariato dove, anzi, la persona addirittura investe del suo.