Via libera giuridico per l’iniziativa popolare di sinistra e sindacati. Andrà in parlamento a ottobre. Poi sarà bagarre. Sirica (Ps): ‘Nessun compromesso’
L’iniziativa popolare ‘Per un salario minimo sociale’ fa un passo avanti. La commissione parlamentare della Gestione, infatti, oggi ha ricevuto la perizia del consulente giuridico del Gran Consiglio, Roberto Di Bartolomeo, che sostanzialmente dà il via libera su tutta la linea all’iter parlamentare della proposta presentata in cancelleria il 7 febbraio forte di oltre 13mila firme da Ps, Pc, Pop, Giso, Verdi, Vpod, Unia e syndicom.
Proposta che, lo ricordiamo, da una parte chiede di alzare il salario minimo alla soglia che corrisponde alle prestazioni complementari Avs-Ai, quindi ad almeno 21,50 franchi orari, ancorando questo concetto alla Costituzione. Dall’altra, l’iniziativa si prefigge di togliere la possibilità di deroga alla sua applicazione per i settori in cui è in vigore un Contratto collettivo di lavoro (Ccl). Questa possibilità era stata ‘sfruttata’ l’anno scorso dall’associazione/sindacato che allora si chiamava TiSin per stipulare, con alcune ditte del Mendrisiotto, contratti che contemplano retribuzioni orarie ben al di sotto del minimo legale già in vigore.
Il rapporto commissionale, che sarà redatto da Samantha Bourgoin (Verdi) e Anna Biscossa (Ps) arriverà, è questo l’auspicio, sui banchi del Gran Consiglio nella sessione di ottobre per ottenere la ricevibilità ufficiale del testo. Poi inizierà la bagarre.
«La nostra speranza – osserva il copresidente del Ps Fabrizio Sirica a ‘laRegione’ – è che venga affrontato seriamente non solo il nostro testo, con tantissime firme a corredo, ma proprio il tema del lavoro e del dumping che questa iniziativa affronta». La situazione «è sempre più grave, venerdì scorso abbiamo avuto notizia, sempre per quanto riguarda i salari, del differenziale assurdo con gli altri cantoni. Che tocca – continua Sirica – soprattutto i salari più bassi. Questo tema è un’emergenza in Ticino, e vogliamo che venga affrontato con le dovute tempistiche: cioè il prima possibile».
Anche se, pare chiaro, alla luce della difficilissima gestazione che ha avuto l’applicazione dell’iniziativa popolare dei Verdi ‘Salviamo il lavoro in Ticino’, la battaglia anche ideologica e concettuale che ha portato al salario minimo legale oggi in vigore non apre molti spazi di manovra. «Prima di tutto per questa applicazione siamo stati costretti a un compromesso che non ci piaceva per ottenere il massimo possibile – annota Sirica –. La formulazione della proposta era un po’ larga, e col senno di poi possiamo dire che era un limite dell’iniziativa».
Ora, invece, con questa proposta «presentiamo una formulazione chiarissima, 21,50 franchi l’ora verso i 22 con adeguamenti all’inflazione: su questo non faremo mezzo compromesso – assicura il copresidente Ps –. Semplicemente diciamo che uno stipendio inferiore ai contributi sociali stabiliti dalla legge è sfruttamento, non lavoro. Quella cifra rappresenta la dignità delle persone, e anche se non penso ci siano margini da altri partiti di centrodestra che rappresentano gli interessi padronali, la nostra posizione è chiara e la porteremo avanti fino a far decidere il popolo, se non lo farà il Gran Consiglio».