Sotto accusa la riduzione del tasso di conversione decisa dall’Istituto di previdenza del Canton Ticino
Il Collegio dei docenti del Liceo di Lugano 1, riunito in seduta plenaria "disapprova fortemente la riduzione del tasso di conversione decisa dall’Istituto di Previdenza del Canton Ticino (IPCT) a decorrere dal 1° gennaio 2024 e chiede che sia trovata una soluzione politica che possa garantire il mantenimento delle attuali condizioni contrattuali" si legge in un comunicato stampa diramato dal presidente del consesso, Massimo Chiaruttini. "Unitamente alla retribuzione e all’onere lavorativo, le condizioni previdenziali costituiscono un fattore determinante negli accordi previsti dai contratti di lavoro. Malgrado ciò, nell’ultimo trentennio i docenti e le docenti ticinesi hanno dovuto fare i conti con una trentina di modifiche di tali accordi estremamente penalizzanti.
Per quanto attiene alla remunerazione, ci limitiamo a ricordare:
• i reiterati mancati adeguamenti salariali al carovita che hanno determinato una penalizzazione cumulata pari circa al 5%;
• i numerosi blocchi degli scatti di anzianità, l’ultimo dei quali intervenuto nel 2018 con l’entrata in vigore della nuova scala salariale;
• la riduzione di due classi salariali dal 1997 al 2014 per i neoassunti senza recupero dell’anzianità di servizio (solo per noi docenti).
Queste misure si ripercuotono su tutta la carriera professionale e oltre: a seconda dell’anzianità di servizio,
le perdite individuali si situano infatti in decine e persino in centinaia di migliaia di franchi. Un sacrificio molto importante che è stato imposto agli insegnanti per partecipare al risanamento dei conti cantonali. A nessun’altra categoria professionale è stata chiesto un contributo di questa portata.
A ciò si aggiungano i numerosi contributi di solidarietà e di risanamento trattenuti dai nostri salari e l’aggravio
di un’ora lezione ai docenti cantonali nel 2004, che corrisponde a una decurtazione salariale del 4% circa.
Per quanto riguarda la previdenza, provvedimenti molto incisivi sono già stati presi nel recente passato:
• il passaggio, nel 2013, dal sistema in primato delle prestazioni a quello dei contributi, che ha comportato una diminuzione delle rendite di chi è nato dopo il 1962 del 20%;
• il prelievo del contributo straordinario di risanamento fino al 2051 corrispondente all’1% dello stipendio assicurato;
• la riduzione delle Rendite vedovili in aspettativa a partire dal 2021;
• la remunerazione degli averi di vecchiaia individuali all’1%, mentre la media pluriennale del rendimento del patrimonio della Cassa è stata superiore al 4%.
Come se tutto ciò non bastasse, l’IPCT ci informa ora che a decorrere dal 1° gennaio 2024 vi sarà una riduzione del tasso di conversione che, a quanto sembra, potrebbe scendere dal 6,17% al 5%: ciò che significherebbe, per moltissimi affiliati, un’ulteriore perdita previdenziale di circa il 20%"..
Ulteriori sacrifici sarebbero insomma inaccettabili. "Siamo docenti, amiamo il nostro lavoro, lo facciamo con passione e continueremo a farlo con il massimo impegno. Siamo professionisti, non missionari, e come tali esigiamo di essere trattati. Ci esponiamo naturalmente per tutelare i nostri interessi personali, quelli dei moltissimi affiliati alla IPCT, e anche quelli dei nostri studenti, che meritano in futuro di poter accedere a posti di lavoro con salari dignitosi in Ticino senza essere obbligati a migrare oltralpe, e per tutta l’economia cantonale, che risentirebbe negativamente di un vero e proprio impoverimento di 16’500 futuri pensionati (tanti sono gli affiliati attivi all’IPCT, ciò che corrisponde all’incirca al 7% di tutti i posti di lavoro presenti sul suolo del Cantone) che vivono e spendono in Ticino.