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Il mercato dell’auto resta ammaccato

Si sperava di risolvere i problemi di fornitura entro il primo semestre di quest’anno: niente da fare. E anche l’usato scarseggia

(Ti-Press)
8 agosto 2022
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«La situazione è molto delicata». Ce lo dice subito Roberto Bonfanti, concessionario e presidente dell’Unione professionale svizzera dell’automobile (Upsa) per il Ticino. Il problema è che i ritardi nella produzione e nella consegna di auto nuove – che si sperava si risolvessero a metà di quest’anno con la fine della pandemia e il rafforzamento delle filiere di produzione – continuano a paralizzare il mercato. Ecco allora che il cliente si trova schiacciato tra tempi di consegna «che in certi casi possono arrivare fino a due anni» e un mercato dell’usato che ci mette una pezza, «ma rischia a sua volta di arrivare a esaurimento».

Nel mezzo ci sono ovviamente i lavoratori, perché come si fa a vendere un prodotto che non si ha? «In realtà vendere si può», spiega Bonfanti, «è la consegna che ritarda: il venditore dev’esserci, chi compra c’è, ma l’auto non arriva. Questo, oltre a costituire una difficoltà importante per l’attività commerciale e di relazione col cliente, crea un problema con le provvigioni, che in certi casi si cerca di anticipare almeno in parte al venditore, nonostante la liquidità arrivi solo alla consegna. Il settore può comunque beneficiare ancora del lavoro ridotto, per cui non registriamo flessioni particolari in termini di impiego». Un’informazione rassicurante, almeno per ora, considerato anche il fatto che il settore impiega circa duemila addetti, senza contare l’indotto.

Basta un chip

I numeri, però, restano rossi: «Quest’anno a giugno abbiamo registrato ancora un -14% rispetto al fatturato dell’anno scorso, già segnato dalla pandemia. Rispetto a un normale anno pre-Covid, come il 2019, parliamo di una contrazione del 25%, con -2’100 vetture nuove o usate vendute dalla rete ticinese nel periodo gennaio-giugno». I ritardi di consegna non sono limitati ad allestimenti specifici, «a volte basta la mancanza di un microchip o di uno specifico materiale per bloccare la produzione di un modello. In alcuni casi vediamo che le case automobilistiche hanno perfino sospeso la possibilità di nuovi ordini, non potendoli evadere».

Oltre a difficoltà e ritardi, nota Bonfanti, «quest’ultimo periodo ha trasformato le preferenze e le abitudini di vita di molti: si nota anzitutto che le persone percorrono molti meno chilometri rispetto a un tempo». Il telelavoro si ripercuote anche sulle officine, dato che meno chilometri significa meno usura e meno tagliandi: quest’anno si ipotizza che il calo di passaggi d’officina sarà del 10% rispetto a un 2021 già sfortunato, del 30% se si guarda al 2019.

La tassa che preoccupa

Sempre restando sul profilo dei clienti, Bonfanti aggiunge che «molti sono anche preoccupati dal peso della tassa di circolazione, più rilevante in Ticino che in altri cantoni, che costituisce una considerazione importante per orientare l’acquisto. L’invito è quindi a una decisione di voto ponderata in ottobre». Il riferimento è alla votazione sull’iniziativa del Ppd e sul relativo controprogetto di Ps e Verdi, entrambi mirati a ridurre la tassa, sia pure con criteri diversi (Ps e Verdi vorrebbero tenere in conto per il calcolo, oltre alle emissioni, anche la massa e la potenza del veicolo; Upsa «sostiene il principio di un abbassamento generale della tassa di circolazione, ma entrambe le varianti non sono corrette, poiché genereranno a breve e a medio termine delle importanti criticità»).

Intanto la scarsità, come in ogni mercato, determina un aumento dei prezzi di vendita: «Un tempo c’erano molte promozioni per far fronte a un esubero di veicoli che andavano venduti. Oggi è il contrario, dunque il prezzo finale è aumentato in media del 10-15% rispetto al 2019. Ma in questo momento i rincari si vedono un po’ in tutti i settori». Salgono ovviamente anche i listini dell’usato, «che dati i ritardi sul nuovo è molto ricercato, ma si sta a sua volta esaurendo».

Tra sensibilità ecologica e prezzi della benzina si conferma infine la popolarità delle auto ibride ed elettriche, che in Svizzera «costituiscono oggi il 45% del mercato, in crescita del 8% rispetto all’anno scorso e dell’37% sul 2019». Va ricordato d’altronde che proprio queste motorizzazioni, richiedendo minore assistenza, penalizzano poi le officine, oltre ad alcuni settori dell’indotto legati alla produzione e alla manutenzione dei tradizionali motori a scoppio. «Sappiamo già che i passaggi d’officina andranno a calare, starà poi a noi compensare la perdita offrendo servizi diversi», conclude Bonfanti.