La storica segretaria generale dell’Acsi va in pensione dopo oltre trent’anni. Parliamo con lei di come sono cambiati ruolo e potere di chi compra
Trentuno anni fa Laura Regazzoni Meli – dopo una laurea in Scienze politiche a Ginevra e la vicedirezione «breve ma intensa» del ‘Quotidiano’ di Silvano Toppi – varcava la soglia dell’Acsi per assumere il ruolo di segretaria generale, titolo forse un po’ obsoleto per definirne la direzione. Internet era sconosciuto e i telefoni cellulari quasi non esistevano, come certe rogne contro le quali si sarebbero dovuti battere, peraltro con un certo successo, proprio l’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana e i suoi omologhi sul territorio nazionale: ad esempio gli esorbitanti costi di roaming e il telemarketing molesto ("Buontschorno zono Hans di Zuriko, kiamo per kazzamalati…"). In trent’anni, insomma, sono cambiati radicalmente beni e servizi. Tra filiere globalizzate, miliardi di offerte e altrettanti specchietti per le allodole, «fare il consumatore è diventato un lavoro». Eppure Regazzoni Meli, che a fine mese andrà in pensione, trova una sostanziale continuità nello scopo dell’associazione: «Quello di informare i consumatori per aiutarli a esercitare i propri diritti e a scegliere in maniera accorta, sociocompatibile ed ecologicamente sostenibile».
Qui il riferimento all’ambiente non è una moda, «non è greenwashing, come quello di certe aziende che cercano di vendere prodotti inquinanti appiccicandovi sopra un alberello o colorando di verde le loro pubblicità». Anzi, «quando nel 1974 fu creata l’Acsi, le sue fondatrici si lanciarono da subito nell’organizzazione dei mercatini dell’usato e nella lotta allo spreco, un approccio che dopo l’ebbrezza del boom poteva ancora apparire bacchettone e ‘alternativo’, mentre ora vediamo bene quanto sia fondamentale per il nostro futuro». La lotta agli sprechi è uno dei fronti aperti in questi anni dall’Acsi, attraverso progetti quali i ‘Caffè riparazione’, lo ‘Scambio dell’usato’ e ‘ Zero rifiuti’, partito dalla collaborazione col Comune di Mendrisio per sensibilizzare consumatori, commercianti e organizzatori di eventi. «Lo spreco, le sue ricadute economiche e quelle ambientali si intrecciano», nota Regazzoni Meli: «Basti pensare che il 20% della produzione mondiale di calzature resta invenduto. Da un punto di vista energetico, è come se in discarica ci finisse ogni anno la produzione di sei impianti idroelettrici identici a quello della diga della Verzasca. A questo assurdo spreco vanno poi aggiunte le troppe scarpe acquistate dai consumatori che restano in fondo agli armadi».
Ambiente e sostenibilità si intrecciano anche con la salute: Acsi è attiva da anni, anche in collaborazione con le autorità cantonali, per incoraggiare alimentazione e stili di vita consapevoli.
Sempre a proposito di salute, un altro fronte importante «è quello dei costi sanitari: in questo caso, possiamo dire che la tendenza al loro rialzo si vedeva già quando sono arrivata io, eppure in trent’anni non si è riusciti a invertire la rotta». Per la segretaria generale uscente «il problema è particolarmente spinoso perché ognuno di noi rischia di avere un approccio tendenzialmente schizofrenico: come assicurati pretendiamo di spendere meno, visto l’impatto sempre più pesante dei premi sui nostri budget; però poi come pazienti esigiamo cure che talora rientrano nella categoria del sovraconsumo sanitario, tanto che il 20% delle prestazioni oggi è stimato essere superfluo; infine, come cittadini chiediamo meno tasse».
Trovare una soluzione non è facile, e l’impegno di Acsi sul fronte dei premi e dell’efficienza delle cure genera un incontro-scontro con gli altri attori del settore: «Ad esempio, le casse malati sono con noi quando si tratta di lottare per la riduzione dei prezzi dei farmaci, ma non siamo sulla stessa linea quando gli assicuratori si oppongono a nuove norme che darebbero maggiori competenze alla Confederazione per frenare e controllare la spesa sanitaria». Per Regazzoni Meli il modello ibrido pubblico-privato, che promette di abbattere i costi e migliorare i servizi attraverso il meccanismo della concorrenza, «può sortire alcuni risultati, ma mi pare che altri approcci, più pianificatori come quelli scandinavi, possano risultare più efficaci dal punto di vista del rapporto costo/qualità».
Lo sforzo dell’associazione, in questo come in altri casi, trova canali diversi. C’è l’attività pubblicistica, con lo storico periodico ‘La borsa della spesa’, giunto al suo quarantottesimo anno, «otto uscite annuali senza alcuna pubblicità, per non essere ricattabili come potrebbe capitare ad altre testate». Ci sono il sito web, i social e gli incontri informativi, ma anche orientati al riuso e alla riparazione. E poi c’è la linea diretta di Infoconsumi, che permette ai soci di ricevere consulenze personalizzate per far valere i propri diritti («proprio ora ci stanno chiamando in parecchi a causa degli annullamenti dei voli aerei, con intere vacanze che saltano»).
I soci, già. Sono loro i principali finanziatori dell’Acsi e i garanti della sua indipendenza: il supporto pubblico è importante, ma secondario, «e comunque non può essere la fonte principale di sostentamento per chi si prefigge di difendere il cittadino anche di fronte alle stesse istituzioni statali». Ma in un’epoca in cui l’associazionismo arranca, «il grande rammarico è proprio quello di veder calare il numero di iscritti», che oggi si aggira attorno ai 7mila. «Forse», aggiunge Regazzoni Meli con tono più determinato che scoraggiato, «ci danno un po’ per scontati, pensano che il nostro servizio possa essere gratuito e pubblico, un po’ come si pensa che sia l’informazione in generale, dimenticando che se qualcosa è gratis, sono la pubblicità e la mercificazione dei nostri dati a pagare il conto».
Con l’arrivo di internet ci si è messa anche la concorrenza dei privati in cerca di lucro, «e qui va detto che purtroppo, anche per mancanza di risorse, abbiamo perso il treno: penso ai vari servizi come Comparis, che permette di confrontare i premi delle casse malati e di altri servizi assicurativi, ricevendo però una commissione sui contatti creati per le imprese. Le associazioni dei consumatori avrebbero potuto fornire servizi analoghi, ma con maggiore trasparenza e indipendenza».
Questo non toglie naturalmente che in futuro app e portali possano offrire altre occasioni interessanti, per le quali diventa sempre più fondamentale il coordinamento a livello nazionale, «che richiede molte energie, ma si è dimostrato più volte fondamentale, visto che le leggi riguardanti i consumatori si decidono quasi tutte a livello federale».
Qui entra in gioco la politica, con le sue ideologie e, più prosaicamente, la sua dipendenza da questa o quella lobby. Acsi e le sue ‘cugine’ svizzerotedesche e romande hanno contatti con i parlamentari a Berna prima di ogni sessione, «per informarli e sollecitarli a sostenere le nostre rivendicazioni a seconda dei temi e delle leggi in agenda». I risultati si vedono – «ultimamente siamo riusciti a ottenere il diritto a filtrare le chiamate di telemarketing e a far ridurre significativamente i costi di roaming, anche attraverso un confronto costruttivo con gli operatori delle telecomunicazioni» –, ma non mancano neppure le delusioni: «Una delle nostre priorità insoddisfatte resta quella di poter intentare cause collettive, contro aziende che hanno danneggiato masse di consumatori. Pensi a un caso come quello del Dieselgate: il semplice rischio di una class action ha spinto le case automobilistiche a indennizzare prontamente i guidatori americani, in Italia la procedura legale ha a sua volta condotto a dei rimborsi. Da noi, nessuno ha ricevuto nulla. La commissione del Nazionale continua a rimandare la discussione sul tema. Far arrivare le nostre rivendicazioni in parlamento richiede perseveranza e pazienza, in passato c’è anche stato chi ha tentato di indebolirci, proponendo di stralciare gli aiuti federali alle associazioni dei consumatori (pari a soli 10 centesimi per abitante)».
All’altro capo del servizio pubblico svolto da Acsi si può mettere l’impegno alla formazione di base, che parte anche dalle scuole, «dove accanto ai temi del consumo consapevole tocchiamo quello, fondamentale, della gestione del denaro». Un tema di particolare attualità, oggi che «l’indebitamento privato minaccia numerosi individui e famiglie, e per chi è in difficoltà è difficile districarsi nella burocrazia e far valere i propri diritti. Spesso proprio il debito rischia di diventare l’altra faccia del consumo. Oggi si è bombardati da offerte di credito, molte volte il prodotto stesso è venduto insieme al suo finanziamento, ed è sugli interessi che il fornitore raccoglie i margini maggiori. Basta guardare alla propria bucalettere o alla casella e-mail, alle varie pubblicità che ci arrivano del tipo ‘Parti in vacanza ora, a pagare ci penserai poi’».
Contro tutto questo sarà ora la nuova segretaria generale Antonella Crüzer, già giornalista Rsi, a impegnarsi giornalmente: la sua postazione è già pronta, nella sede di Pregassona alta, con una grande finestra che si spalanca verso il verde della Capriasca. A Crüzer Regazzoni Meli, il cui spirito combattivo è accompagnato da modi distinti e da un innato senso della misura, non vuole dare lezioncine: «Non ho particolari consigli, penso che ciascuno poi trovi la sua strada. Semmai le faccio lo stesso augurio che rivolsero a me trentuno anni fa, quello di mantenere vivo il suo entusiasmo. Non credo le sarà difficile, vista la varietà dei temi e dell’impegno che questo lavoro comporta».
Ai consumatori, infine, va un pensiero: «Hanno una forza enorme. La possibilità di premiare o punire le imprese con le proprie scelte, se la si considera da una prospettiva collettiva, è davvero grande. Consumatrici e consumatori contribuiscono in maniera decisiva alla direzione che prenderanno l’economia e il mondo. L’importante è che ne diventino sempre più consapevoli».