Le sfide dell'Acsi secondo la presidente uscente Evelyne Battaglia-Richi, che ieri ha salutato per l’ultima volta l’assemblea
È un altro cambio della guardia, quello celebrato sabato all’assemblea annuale dell’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana (Acsi). Dopo il pensionamento l’anno scorso della ‘storica’ segretaria generale Laura Regazzoni Meli, sostituita da Antonella Crüzer, stavolta a salutare i convenuti è stata la presidente Evelyne Battaglia-Richi, in carica dal 2017 e già membro di direzione dal 2011. A prendere il suo posto sarà Angelica Jäggli, mentre Ivana Caldelari Magaton va in pensione dopo 27 anni alla redazione del periodico ‘La borsa della spesa’. L’associazione, che gode di un solido quadro finanziario e conta circa 6’500 associati, apre così una nuova fase. Ma come muta il ruolo del consumatore in un mondo in cui – tra esproprio dei dati personali e stravolgimenti epocali sul fronte economico e ambientale – rischia egli stesso di essere ‘consumato’?
Che proprio il cambiamento climatico sia diventato un argomento dominante ce lo conferma la stessa Battaglia-Richi. «È un tema che ha decisamente acquisito una rilevanza centrale, anche a livello locale», ci spiega: «La sostenibilità – iscritta nei nostri statuti – è dunque diventata la parola d’ordine per numerosi progetti. Oltre a proseguire i ‘Caffè riparazione’ abbiamo avviato il cantiere ‘Comuni zero rifiuti’, mirato alla collaborazione con i municipi per potenziare riuso, riciclo e lotta agli sprechi. Siamo partiti da Mendrisio per poi espanderci anche altrove, offrendo al contempo consulenza e sensibilizzazione per enti pubblici, commercianti e consumatori. A questi ultimi è dedicato uno sportello ad hoc, e credo che in futuro sia importante proseguire su questa strada».
Una rogna meno universale forse, ma certamente non meno preoccupante è data dai costi della salute: «Da professionista sanitaria», prosegue la dietista Battaglia-Richi, «è un tema che mi sta molto a cuore, d’altronde l’Acsi difende i consumatori anche in quanto pazienti. Sedendo in molte commissioni cantonali quello che più mi ha colpito è che spesso, nel confronto tra i rappresentanti del settore, si tende ad ascoltare poco la loro voce. È un po’ come se il paziente pagasse e basta. Come associazione cerchiamo invece di coinvolgerli in modo attivo, offrendo consulenza e sensibilizzando, ad esempio, sulla sovramedicalizzazione e su tutte quelle prestazioni inutili che finiscono poi per toccare le tasche di ognuno».
Se i costi della salute strappano diversi risparmi da quelle tasche, non meraviglia il fatto che a deteriorarsi siano anche le situazioni di indebitamento: «Ho visto coi miei occhi un notevole peggioramento di tali situazioni, come dimostra il fatto che le richieste di aiuto e consulenza in materia sono aumentate». Ora ci si mette anche l’inflazione, anche se Battaglia-Richi ci tiene a tracciare alcuni distinguo: «L’aumento dei prezzi alimentari ha di certo un suo peso, però va anche detto che lo si può contrastare prestando maggiore attenzione agli sprechi, oggi enormi. Un altro conto è invece l’aumento dei premi di cassa malati, come detto, ma anche il persistere di sovrapprezzi ingiustificati su molti beni e servizi rispetto all’estero. In questo senso resta ancora molto da fare, nonostante la battaglia vinta sul fronte dell’iniziativa per prezzi equi» (il primo gennaio dell’anno scorso sono entrate in vigore le modifiche dettate dal controprogetto, con le quali è stato abolito il geoblocking – l’inoltro forzato dei consumatori online dai portali stranieri di e-shop ai loro ‘gemelli’ svizzeri, spesso molto più cari – e si è permesso alle aziende di denunciare abusi di prezzo da parte dei fornitori. È stata anche potenziata la legge contro i cartelli).
A proposito di online, un altro problema che ha visto e vedrà impegnata Acsi è quello della gestione dei dati personali. Come ricorda il vecchio adagio per cui “se qualcosa è gratis, la merce sei tu”, il problema è legato anche all’inconsapevolezza da parte del consumatore/navigatore, che pertanto rinuncia a lottare per i suoi diritti: «Cresce d’importanza l’identità elettronica – osserva Battaglia-Richi –. Ma spesso i consumatori non sanno che i dati sono di loro proprietà, che bisognerebbe chiedere il loro permesso prima di utilizzarli e poi cancellarli una volta esaurita l’erogazione del servizio».
Per affrontare con efficacia tutti questi dossier, però, servirebbero anche occhi e orecchie un po’ più aperti da parte della politica: «Come membri della Commissione federale del consumo troviamo un certo ascolto da parte del Consiglio federale e del Parlamento. Ma l’Alleanza nazionale dei consumatori – di cui facciamo parte – non ha lo stesso peso di certe lobby sulla rappresentanza parlamentare. Lo abbiamo visto negli sviluppi deludenti circa la riduzione dello zucchero e la regolamentazione del marketing per gli alimenti confezionati».
Stesso discorso per quanto riguarda le cause collettive, di cui si torna a parlare ora che il collasso di Credit Suisse ha portato alla cancellazione nottetempo di un’intera classe di obbligazioni. «Abbiamo combattuto alacremente – ricorda Battaglia-Richi –. Vediamo anche qualche progresso, ma questa crisi bancaria non è certamente andata in modo favorevole per i consumatori. Mi auguro che prima o poi si ottenga un risultato concreto, perché importa non solo l’esistenza giuridica della tutela collettiva ancora pendente in parlamento, ma soprattutto la reale possibilità per ognuno di accedervi e vedere riconosciuti i propri diritti». In questo come in altri casi, però, «purtroppo non abbiamo grandi supporti politici e di rado siamo coinvolti nei gremi a livello nazionale. Si tratta di un problema che rimane irrisolto».
Intanto, la dimensione dell’online ha trasformato radicalmente la natura del consumo e con essa anche gli strumenti di Acsi, che si è mobilitata sempre di più per informare, sensibilizzare e mobilitare tramite web e social network. Sono mutate però, allo stesso tempo, pure le dinamiche della vita associativa: «Abbiamo molti soci e donatori, ma come molte altre associazioni subiamo un calo della partecipazione dei giovani. Naturalmente la pandemia, in questo senso, non ci ha aiutati, bloccando temporaneamente molte delle nostre attività».
Il consiglio a chi verrà dopo, pertanto, è di continuare sulla strada dell’innovazione, imboccata anche tramite l’assunzione di nuovi giovani. Con un auspicio: «Affrontare con tanto coraggio ed entusiasmo un periodo storico che non è dei più facili, ma nel quale possiamo contare su un’associazione in ottima salute e su una comunità arricchente e coesa».