L’Organizzazione cristiano sociale chiede che inizi subito una trattativa con il governo per concordare una soluzione che mantenga l’attuale livello
"No a un’ulteriore riduzione delle rendite pensionistiche". A dirlo con fermezza è il sindacato Ocst, che sul tema ha una richiesta precisa: "Inizi subito una trattativa con il Consiglio di Stato per concordare una soluzione che permetta di mantenere l’attuale livello di prestazioni. In un primo incontro avuto nelle scorse settimane, il governo ha dimostrato disponibilità a entrare in materia".
L’Ocst, è questa l’assicurazione, "si impegnerà a garantire una costante informazione e coinvolgimento nelle decisioni che dovranno essere prese, e saremo disposti se sarà necessario a mobilitare il personale affiliato all’Istituto di previdenza del Cantone Ticino, che ricordiamo comprende non solo i dipendenti del Cantone ma anche di diversi Comuni, tutti i docenti comunali e diversi enti del settore sociosanitario".
L’emergenza è nota. "La prospettata riduzione del tasso di conversione a partire dal 2024 ha suscitato una comprensibile indignazione da parte degli assicurati all’Ipct". Il tasso di conversione, ricorda l’Organizzazione cristiano-sociale ticinese, "è l’elemento che definisce la rendita pensionistica; la sua riduzione porta quindi a una riduzione delle rendite".
E al riguardo, si rammenta che "gli assicurati attivi sono già stati penalizzati con il passaggio dal primato delle prestazioni a quello dei contributi, avvenuto nel 2013, con una riduzione delle rendite di circa il 20%. Ora si prospetta un’ulteriore riduzione di un altro 20%".
Pur concedendo che "l’Ipct dovrà adeguare il tasso di conversione agli attuali parametri di riferimento", per l’Ocst "risulta indispensabile che si trovino misure di compensazione per evitare un ulteriore peggioramento delle condizioni pensionistiche degli assicurati attivi".