La situazione congiunturale rimane critica, ma le prospettive tornano in zona positiva dopo mesi difficili. L’incognita dell’inflazione
«Le vendite al dettaglio della piccola distribuzione hanno subito una flessione e a livello complessivo il commercio registra un calo significativo, quello alimentare rimane stazionario», così Lorenza Sommaruga, presidente della Federcommercio a proposito dell’indagine congiunturale sul commercio al dettaglio dell’Ufficio cantonale di statistica (Ustat). A livello nazionale i primi risultati dell’inchiesta del Kof di Zurigo raccolti in aprile e relativi al primo trimestre del 2022 confermano una situazione apparentemente stabile, con un numero ancora relativamente elevato di aziende con un sentimento positivo nei confronti dell’andamento degli affari. Inoltre, si legge nel notiziario statistico dell’Ustat, rispetto al passato più recente, si evidenzia una situazione atipica: migliorano le sensazioni raccolte tra i piccoli negozi, mentre sembra peggiorare il clima tra i negozi medio-grandi.
Anche in Ticino sono ancora in maggioranza i commercianti che negli ultimi tre mesi hanno visto aumentare i propri volumi di vendita, nonostante la crescita anche di coloro i quali ne segnalano una diminuzione. Più chiare – stando sempre all’Ustat – le indicazioni a livello di affluenza di clientela: qui sono sempre di più gli operatori che segnalano un calo. Da qui la prudenza della presidente della Federcommercio. «I primi mesi dell’anno proseguono nell’incertezza: le preoccupazioni per gli inaspettati eventi in Ucraina rischiano di influenzare la fragile ripresa dei consumi minando la serenità di famiglie e imprese e di conseguenza limitando il sollievo per la regressione dei contagi Covid», scrive Lorenza Sommaruga che non nasconde la preoccupazione per la spirale inflazionistica che si sta delineando. «Lo spauracchio dettato dagli aumenti dei beni energetici e il probabile aumento dei prezzi dei beni di largo consumo potrebbero innescare un atteggiamento di grande cautela da parte delle famiglie», afferma.
Malgrado l’inizio anno difficoltoso – continua Sommaruga – e la percezione che si sia imboccata una strada in salita, «il flusso di turisti confederati durante il periodo pasquale ha giovato alla piccola e grande distribuzione innescando una rinnovata positività. Consci che la situazione economica è in continua evoluzione, sarà vitale saper monitorare da vicino gli scenari quotidiani», conclude.
Tornando al notiziario Ustat, secondo gli ultimi dati raccolti in aprile dal Centro di ricerche congiunturali Kof di Zurigo i commercianti soddisfatti della loro situazione degli affari sono leggermente diminuiti rispetto all’indagine precedente. Ciononostante il saldo è ancora ampiamente in zona positiva e, almeno in Ticino, decisamente migliore rispetto a un anno fa quando le voci negative annullavano quelle positive. Inoltre, torna positivo anche il saldo relativo alla proiezione a sei mesi degli affari.
Distinguendo le valutazioni degli affari secondo la dimensione dei commerci emerge una grossa differenza: tra i piccoli negozi crescono le voci positive, mentre tra quelli medi e grandi si osserva un netto calo. Anche osservando l’indicatore relativo all’evoluzione della situazione degli affari nei prossimi sei mesi si nota come i risultati siano migliori e in tendenza positiva tra i piccoli negozi, mentre continuano a essere più critici i pareri espressi dai medio-grandi. Per rimanere al Ticino, l’eterogeneità della situazione relativa ai volumi delle vendite è confermata dai risultati distinti per dimensione in cui si nota un miglioramento tra i piccoli negozi. In termini di affluenza la differenza è ancora più netta, in particolare emerge il risultato negativo raccolto tra negozi medio-grandi.
Si muove anche l’occupazione o, almeno, migliora in prospettiva. Anche in questo caso si osserva, sempre per i piccoli negozi, un numero di commercianti che valutano ‘insufficienti’ i propri livelli di occupazione. Per i prossimi mesi il relativo indicatore evidenzia una maggioranza relativa dei commerci che prevedono un aumento degli impieghi. Il tutto in un contesto macroeconomico in evoluzione visto che il Bak Economics di Basilea ha corretto nuovamente al ribasso la sua stima sull’andamento dell’economia svizzera nel 2022: il prodotto interno lordo (Pil) dovrebbe salire del 2,4%, contro il +2,6% previsto in marzo e il +3,2% preventivato in febbraio. Per il 2023 viene invece confermato il +1,4%.
La crescita dell’anno in corso risulta ancora notevole, soprattutto in un’ottica di lungo termine: tuttavia la previsione è significativamente al di sotto della spinta espansiva che ci si sarebbe potuti aspettare a seguito degli effetti di recupero dalla pandemia, spiegano gli esperti renani in un comunicato.