Ticino

‘Dobbiamo interessare di più i giovani alla cosa pubblica’

Il dibattito parlamentare sul rapporto intermedio sulla Civica come materia a sé alle Medie vira subito sul come combattere la disaffezione degli studenti

La Civica al centro
(Ti-Press)
3 maggio 2022
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Tra aspetti positivi, che ci sono, e criticità, un po’ di più, l’Educazione civica è tornata sui banchi del Gran Consiglio, che questo pomeriggio ha discusso il rapporto intermedio del Consiglio di Stato a (quasi) quattro anni dall’introduzione della Civica come materia a sé stante nelle scuole medie dopo l’approvazione popolare avvenuta nel settembre 2017.

Un bilancio intermedio che, rileva la relatrice della commissione parlamentare ‘Formazione e cultura’ Daniela Pugno Ghirlanda (Ps) «mostra le difficoltà di portare a termine sia i programmi di storia, sia i programmi di civica con poche ore a disposizione, così come mostra che le valutazioni per forza sono poco rigorose, che alcune ore di storia sono sacrificate per i test di civica e la valutazione sulle acquisizioni nelle giornate progetto è molto difficile da definire». Inoltre, segnala Pugno Ghirlanda, «nel rapporto si evidenzia una certa disaffezione alla politica segnalata nel settore professionale». Per la relatrice «è importante contrastare con tutti i mezzi la tendenza di una fascia importante di giovani a disinteressarsi della cosa pubblica, se vogliamo dare sostanza e tenere vivo il nostro sistema democratico». Ciò detto, «le obiezioni degli insegnanti devono essere prese sul serio».

Per il Plr, Paolo Ortelli ribadisce che «la via intrapresa va sostenuta senza riserve ed è essenziale contrastare questa poca cura dei giovani verso la politica. Più tiepida è invece la nostra posizione rispetto al presunto maggior disinteresse nell’ambito della formazione professionale, anche perché il monitoraggio è stato parziale e di difficile attuazione».

Entra a gamba tesa la leghista Lelia Guscio: «Faccio notare che questo rapporto si concentra maggiormente sui lati negativi dell’insegnamento, perché l’obiettivo dell’iniziativa era ed è avvicinare i giovani alla politica: ma il tutto ha bisogno di tempi ben più lunghi che pochi anni». Di più: «Il rapporto contiene incongruenze – denuncia Guscio –. L’onere dei docenti è aumentato? In realtà le ore destinate alla civica sono uguali, l’unica differenza è che semmai le lezioni sono di una materia separata». Per non parlare degli aspetti positivi «che sono presentati in modo molto stringato, ma l’interdisciplinarità e i laboratori citati appunto come miglioramento sono anche il cavallo di battaglia di coloro che mirano all’abolizione dei livelli...».

Claudio Franscella (Ppd) pur ritenendo, come tutti per carità, «il rapporto in oggetto non ancora esaustivo e incompleto, è prematuro dibatterlo» ritiene «allarmante la mancanza di fiducia e interesse dei giovani nei confronti della politica, dobbiamo preoccuparci tutti e focalizzare da subito la nostra attenzione su questo aspetto». E se la politica, non solo la scuola, «facesse qualcosa per attuare una vera inversione di tendenza sarebbe già una bella partenza».

La socialista Anna Biscossa pone l’accento su una delle principali criticità emerse: «Nel primo biennio della scuola media stiamo parlando di 20-25 minuti a settimana per la Civica, o la si insegna o la si valuta. È materialmente impossibile fare tutto insieme, perché insegnamento e valutazione devono essere fatti entrambi seriamente. Non è ignorare la volontà popolare farlo notare e pensare a possibili modifiche, ma scegliere cosa fare: non penso che lo scopo fosse mettere la bandierina della Civica senza poi trattarla con serietà».

Edo Pellegrini per l’Udc esprime «soddisfazione per essere arrivati a questo rapporto su una materia che nessuno voleva ma che siamo riusciti a portare in votazione, e contrariamente a quanto sostenevano le Cassandre docenti e allievi sono sopravvissuti e l’implementazione sta andando abbastanza bene». E sulla questione delle poche ore a disposizione: «Mi sembra che a dar fastidio sia la nota distinta, cioè il fulcro della legge. Non vorrei che nel tentativo di cambiare qualcosa sulla nota distinta si volesse togliere la materia a sé stante».

Per la verde Cristina Gardenghi, invece, «i problemi vanno al di là della Civica, cioè alla tendenza di consegnare alla scuola sempre più mandati educativi e sempre più contenuti senza spazio e tempo per riorganizzarsi per capire come fornire questi nuovi strumenti nel modo migliore».

Sulla questione dell’interesse dei giovani per la politica arriva anche il giudizio di Manuele Bertoli, direttore del Decs: «Lo dico da politico a dei politici: sarebbe un po’ sempliciotto immaginare che sia la scuola e solo la scuola a occuparsi di questo tema. È soprattutto la politica che deve far qualcosa affinché la cittadinanza giovane e meno giovane si interessi... magari abbandonando certe tracce di antipolitica che non aiutano nessuno».