Un migliaio in piazza a Bellinzona per il Primo maggio, dove si parla anche di Ucraina. Gargantini: ‘Una lotta che si declina in molti ambiti’
Circa un migliaio le persone che si sono date appuntamento quest’oggi a Bellinzona per il tradizionale corteo del Primo maggio, ma in un clima «anomalo» segnato dal ritorno della guerra in Europa, ha sottolineato il presidente dell’Unione Sindacale Svizzera (Uss) Ticino e Moesa Renato Minoli, aprendo la carrellata di interventi dal palco di piazza Governo. Dove, ovviamente, l’accento è stato messo sul tema del lavoro e della sua dignità.
Non sono però mancate parole di ferma condanna per l’invasione dell’Ucraina, i cui colori hanno punteggiato il consueto trionfo di bandiere rosse. E in effetti, prima ancora dei discorsi scanditi in piazza Governo, è stato toccante il canto dell’inno nazionale da parte di un drappello di ucraini: «Non è ancora morta l’Ucraina», hanno intonato dalla scalinata della Collegiata.
In piazza Governo, il primo a prendere la parola, come detto, è stato il presidente dell’Uss Renato Minoli, il quale, spiegando il senso dello slogan scelto, ha ricordato come la pace sia «una condizione indispensabile per una vita dignitosa, un lavoro dignitoso, un salario dignitoso», come il mancato rispetto della dignità delle persone sia pregiudizievole per i diritti sociali per la democrazia e quanto sia centrale per il movimento sindacale la solidarietà internazionale tra lavoratrici e lavoratori: oggi è «più che mai importante che non si perda questo sentimento», ha ricordato Minoli, rivolgendo tra l’altro un pensiero «anche alle lavoratrici e ai lavoratori russi che vivono sotto una pesante dittatura».
Icilio Polidoro, infermiere e membro di comitato del sindacato Vpod Ticino, ha invece voluto ricordare la necessità di «maggiori investimenti per migliorare il settore sociosanitario ticinese», sempre in attesa di risposte dopo aver «operato in condizioni molto difficili durante la pandemia». Investimenti necessari anche per la scuola, altro ambito centrale del servizio pubblico, che il decreto legislativo per il contenimento della spesa (il cosiddetto "decreto Morisoli") in votazione il prossimo 15 maggio minaccia pesantemente, ha ricordato Polidoro invitando a votare no ai tagli e a un risanamento finanziario che va a scapito della maggioranza della popolazione.
«Oggi come oggi, la priorità in Svizzera e nel Ticino è quella dei salari – sottolinea invece Giangiorgio Gargantini, segretario di Unia Ticino –. Salari che permettano di vivere degnamente, e al tempo stesso di disporre di un potere d’acquisto necessario alle famiglie per poter vivere anziché limitarsi a sopravvivere. È una lotta che si declina in molteplici ambiti. Oggi, in particolare, con la lotta a difesa delle pensioni, che rappresentano il vero e proprio salario una volta terminata la carriera lavorativa, e con quella a difesa dei vari contratti collettivi: durante il corteo si sono espressi rappresentanti del settore dei trasporti, dell’edilizia e del delivery, categorie tutte e tre in lotta proprio in questi giorni per le loro condizioni di lavoro».