Il periodo è critico e le rivendicazioni sono molte, dal rafforzamento dell’Avs a quello del potere di acquisto. Senza dimenticare la guerra e il clima
Tre valori imprescindibili, da opporre alla guerra ripiombata in Europa, ma anche a una realtà cantonale sempre più difficile per molti lavoratori. È con lo slogan "Pace, dignità, solidarietà" che l’Unione sindacale svizzera Ticino e Moesa, dopo due anni di limitazioni dovute alla pandemia, ripropone la giornata del Primo maggio nelle consuete modalità. Corteo, riflessioni dal palco, possibilità di pranzare insieme e di assistere a un concerto, ma «soprattutto di tornare nuovamente a discutere di politica in piazza, che è ciò che più ci è mancato» afferma il presidente Uss regionale Renato Minoli in occasione della presentazione dell’evento alla stampa. «In questo triste periodo caratterizzato dall’inaccettabile attacco a uno Stato sovrano che rivendica la propria libertà e autodeterminazione, chiediamo innanzitutto la pace – dice Minoli nel passare in rassegna le tre parole cardine dell’edizione –. Pace che è anche la condizione indispensabile per una vita dignitosa, un lavoro dignitoso, un salario dignitoso». Trinomi spesso messi in discussione anche alle nostre latitudini: «Derive e abusi sono sotto gli occhi di tutti, con la dignità dei lavoratori che in molti casi viene calpestata o negata». Non meno centrale è poi la solidarietà, «in primo luogo quella internazionale tra i lavoratori, ma anche con chi è fuggito dalla guerra e ha trovato rifugio da noi. Ora è importante più che mai che non si perda questa modalità di approccio verso l’altro, sempre promossa dal movimento sindacale. È grazie alla solidarietà che progrediscono i diritti umani, sociali e democratici».
Dignità e solidarietà però «non devono solo accompagnare le lotte per rafforzare i diritti e le tutele di chi è attivo professionalmente, ma anche essere principi garantiti a chi entra nell’età della pensione, in cui ognuno deve avere il diritto di godere del frutto del proprio lavoro» rivendica Chiara Landi a nome del Gruppo Donne Uss-Ticino. «Purtroppo sempre più spesso la politica tende a smarrire il senso della giustizia, con i tentativi di smantellare quei diritti pensionistici che è invece nostra prerogativa rafforzare». Per questo motivo le federazioni e le donne dell’Uss hanno deciso di dare centralità al tema delle pensioni sia il Primo maggio che per tutta l’attività sindacale dell’anno: «Negli scorsi mesi abbiamo raccolto le firme contro la riforma Avs 21, mentre nei prossimi saremo impegnati in prima linea nella campagna referendaria contro questa riforma ingiusta e antisociale che scarica interamente il costo del riassestamento finanziario dell’Avs sulle spalle delle donne. Ovvero su coloro che nel corso della propria vita professionale e privata si trovano a dover affrontare discriminazioni e sfruttamenti multipli». In previsione c’è anche il lancio dell’iniziativa popolare per destinare parte degli utili della Banca nazionale svizzera al finanziamento dell’Avs, e la votazione per la tredicesima Avs a livello nazionale. «Rafforzare l’Avs vuol dire rafforzare la solidarietà e la giustizia sociali», ribadisce Landi.
«Tout se tient – esordisce Françoise Gehring, segretaria sindacale Sev –. Se i salari sono bassi, e ciò vale soprattutto per le donne, questa fragilità si ritrova alla pensione». Concentrando il suo intervento sul potere di acquisto in costante erosione, ricorda come il Ticino sia la regione svizzera con gli stipendi più bassi, nonché confrontata con un forte aumento dei costi per gli alloggi. «Il reddito disponibile, quello che rimane in tasca, è sempre meno. I salari fermi al palo non sono una novità da ormai una decina di anni, ma adesso la situazione è ancora più drammatica perché dall’autunno si prospetta una stangata con l’annuncio del rialzo vertiginoso dei premi di cassa malati e una spirale inflattiva calcolata attorno al 2%». Senza contromisure, il capoeconomista dell’Uss ha calcolato che in media una famiglia rischia di trovarsi con circa 3’500 franchi in meno all’anno. Per Gehring «il potere di acquisto non è un lusso». Priorità delle federazioni sindacali sarà dunque di negoziare un aumento significativo dei salari, «altrimenti ci sarà un’ulteriore nuova povertà». Rischio ancora maggiore «se il 15 maggio passerà in votazione lo sciagurato decreto Morisoli, che altro non è che una faccia delle politiche di austerità volte a smantellare le misure di riduzione delle disuguaglianze e di stimolo alla crescita. Mai come oggi – sottolinea Gehring – la crescita e le misure di sostegno sociale sono importanti per la coesione sociale».
Altre lotte scenderanno in piazza il Primo maggio, tra cui quella per l’emergenza climatica, come spiega Giangiorgio Gargantini in veste di vicepresidente Uss-Ticino: «Le federazioni dell’Uss si sono da subito schierate accanto ai movimenti nati negli ultimi anni per ridare alla questione della difesa del clima l’importanza che merita. Alcuni rappresentanti prenderanno la parola durante la giornata, mentre da parte nostra sabato 21 maggio saremo al fianco del comitato ‘Sciopero per il futuro’ nella mobilitazione organizzata a Bellinzona». Due saranno le rivendicazioni principali in quell’occasione. Da una parte "pace, solidarietà internazionale e indipendenza energetica", questione quest’ultima «che con i combustibili fossili è legata a doppio filo ai troppi conflitti in corso nel mondo», rimarca Gargantini. Dall’altra c’è la richiesta di riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, «un tema storico del movimento sindacale, essenziale per una migliore conciliazione della vita professionale e familiare, ma anche sotto il punto di vista ecologico per andare verso una diminuzione di consumi e traffico». Per il vicepresidente Uss questo Primo maggio sarà così l’occasione per «riappropriarsi della piazza e sviluppare questi macro-temi che il movimento sindacale sostiene in maniera trasversale, ma anche per ridare voce ai lavoratori che saranno protagonisti».
Menzionate poi alcune mobilitazioni sindacali previste per il futuro e già in corso, come quella del prossimo autunno a difesa dei contratti collettivi nazionale e cantonale del settore dell’edilizia, e quelle sviluppatesi negli ultimi mesi nei settori della logistica e delle consegne contro lo sfruttamento e il lavoro gratuito. Un invito anche a partecipare alla prossima Walk of Care in agenda il 12 maggio, giornata internazionale dell’infermiere.
Il volantino Uss
Quest’anno l’Ocst gioca d’anticipo, nel senso che celebrerà la Festa dei lavoratori venerdì 29 aprile. Lo farà con una conferenza-dibattito sul dossier energia, conferenza-dibattito che aprirà un ciclo di sei incontri in tutto che si concluderà il Primo maggio del prossimo anno. Una serie di appuntamenti dal titolo ‘Le sfide del lavoro nella transizione ecologica’. Il primo, con inizio alle 17 (potrà essere seguito in presenza oppure online), si terrà dunque fra una settimana nella sede di Lugano (via Balestra 19) dell’Organizzazione cristiano sociale. Relatore Roberto Pronini, direttore dell’Azienda elettrica ticinese. Gli altri cinque incontri, segnala il sito del sindacato di ispirazione cristiana, sono in programma per giugno, ottobre e novembre e nel 2023 per marzo e per il Primo maggio. «Verranno affrontati di volta in volta temi diversi, fra cui, ad esempio, quello della mobilità – indica Renato Ricciardi, segretario cantonale dell’Ocst e già deputato popolare democratico al Gran Consiglio –. Si tratta di un percorso, i cui contenuti sono stati curati dalla collega Benedetta Rigotti, per parlare di transizione ecologica nell’ottica della valorizzazione del lavoro e delle competenze delle persone».
L’intervento di Pronini sarà introdotto dallo stesso Ricciardi. «Spiegherò motivi e scopi del ciclo di incontri e ovviamente mi soffermerò sul preoccupante momento che stiamo vivendo e non solo a causa della guerra in Ucraina – preannuncia Ricciardi, interpellato dalla ‘Regione’ –. Tra i fattori che incidono sui redditi delle persone ci sono la scarsa disponibilità e l’aumento dei prezzi di materie prime. Il mercato energetico, poi, è caratterizzato da rischi legati all’approvvigionamento e al rincaro dei prezzi. Tutto ciò si riverbera sull’economia, sui lavoratori e quindi sulle famiglie, che vedono ridurre il proprio potere d’acquisto. Oltretutto in Ticino i salari sono già al di sotto della media svizzera. Si profila poi un consistente aumento dei premi di cassa malati. Come sindacato continueremo a batterci contro ogni forma di precarietà».