La commissione parlamentare ‘Costituzione e leggi’ boccia la richiesta dell’Mps di ridurre le soglie minime di sottoscrizioni per la riuscita
Non si cambia. Per la ‘Costituzione e leggi’ il numero di firme necessario a livello cantonale per la riuscita delle iniziative legislative e dei referendum, ma anche per la domanda di revoca del Consiglio di Stato e dei Municipi, deve restare immutato. La commissione parlamentare ha così aderito al rapporto stilato dalla leghista Sabrina Aldi e chiede pertanto al plenum del Gran Consiglio di “respingere” le richieste del Movimento per il socialismo. Ovvero le quattro iniziative parlamentari inoltrate nell’ottobre 2020 da Simona Arigoni Zürcher per l’Mps-Pop-Indipendenti che propongono, tramite modifica della Costituzione ticinese, di ridurre da 7mila a 4mila le firme sia per le iniziative popolari legislative che per i referendum, di abbassare da 15mila a 7mila le sottoscrizioni necessarie per poter presentare l’istanza di revoca del governo cantonale e di diminuire anche quelle per la domanda di revoca degli esecutivi locali, nel senso che la domanda “deve raccogliere l’adesione di almeno il 5% dei cittadini aventi diritto di voto”, una soglia minima ben al sotto del vigente 30%.
Pur essendo il Ticino, riconosce la commissione, uno dei cantoni “più rigidi” sul fronte dei diritti elettorali, sia “quanto al numero di firme necessarie in rapporto al numero degli elettori”, sia “quanto al tempo messo a disposizione” dei cittadini per la raccolta delle sottoscrizioni, il tasso di riuscita di iniziative e referendum “negli ultimi anni” è piuttosto alto: fra il 2004 e il 2021, scrive Aldi, “sono riusciti ben 30 referendum su 34 e 51 iniziative popolari (costituzionali e legislative) su 62, per un tasso di riuscita dell’88,2% (referendum) e dell’82,3% (iniziative popolari)”. Ma c’è soprattutto un’altra ragione per cui la ‘Costituzione e leggi’ è contraria alle proposte targate Mps-Pop-Indipendenti. “Parlamento e cittadinanza – si ricorda nel rapporto – hanno già accolto pochi anni or sono un’importante modifica della Costituzione cantonale in materia di estensione dei diritti popolari: è stato aumentato il tempo di raccolta delle firme da 45 a 60 giorni per i referendum e da 60 a 100 per le iniziative popolari legislative e costituzionali”. Un allungamento dei tempi di raccolta “frutto di un compromesso trovato a fatica e dopo lunghissime e complesse discussioni” a livello di Gran Consiglio: il popolo “ha approvato le modifiche costituzionali a larghissima maggioranza (con il 79% di sì) in occasione della votazione cantonale del 10 febbraio 2019”. Annota la relatrice: “Chiaro, con il senno di poi, sarebbe forse stato meglio procedere con una riduzione del numero necessario di firme, così da non aumentare l’attesa delle crescite in giudicato (in relazione ai referendum); ma la discussione di allora ha portato a trovare convergenza sull’estensione del tempo di raccolta”. Ebbene, secondo la ‘Costituzione e leggi’ “andare ancora a discutere di modifiche costituzionali su un tema del genere, dopo soli tre anni dalla votazione popolare, pare essere controproducente, oltreché irrispettoso nei confronti di una cittadinanza appena chiamata alle urne sull’argomento e che si è espressa chiaramente al riguardo, ciò a maggior ragione se si considera il risultato comunque positivo per i diritti popolari, ottenuto a seguito di un lavoro di condivisione davvero notevole all’interno delle varie forze politiche presenti in parlamento”.
La commissione boccia anche la riduzione del numero di firme per la domanda di revoca del Consiglio di Stato e dei Municipi. Motivo? “Perché questa è una misura straordinaria che deve essere usata solamente in casi estremi, cioè in cui vi è una grave crisi istituzionale: bisogna pertanto assolutamente evitare di rendere troppo agevole la facoltà di sfiduciare un’autorità, perché altrimenti saremmo confrontati, a ogni legislatura, con più tentativi di revocare Municipi o il Consiglio di Stato, e questo unicamente a scopi di mera opportunità elettoralistica”.
Per finire il rapporto redatto da Aldi è stato sottoscritto anche dai commissari socialisti della ‘Costituzione e leggi’. «Dopo lunga discussione nel gruppo parlamentare, si è deciso a maggioranza di rinunciare a presentarne uno di minoranza – afferma Carlo Lepori, contattato dalla ‘Regione’ –. Sarebbe stato comunque un rapporto a parziale sostegno delle richieste dell’Mps: avremmo appoggiato solo quelle riguardanti le iniziative e i referendum. Riteniamo tuttavia che sia opportuno rivalutare la situazione fra qualche anno».