La parola ai gruppi parlamentari. Sabrina Aldi, presidente della commissione ‘Giustizia’: ecco i macro temi che la politica deve finalmente affrontare
Dopo la perizia affidata al professore e già presidente del Tribunale federale Claude Rouiller, dopo le audizioni, terminate la scorsa settimana con quella del giudice d‘Appello Werner Walser, alla testa del Consiglio della magistratura, e dopo una prima discussione in commissione, è arrivato il momento della sintesi. E meglio, il momento di fissare nero su bianco le proposte emerse, volte a migliorare la procedura di elezione dei magistrati e a riorganizzare il Ministero pubblico per rafforzare la vigilanza interna, così come deciso nel dicembre 2020 dal Gran Consiglio con il mandato attribuito alla ‘Giustizia e diritti’. La coordinatrice di quest’ultima, la leghista Sabrina Aldi, ha quindi elaborato e trasmesso oggi agli altri deputati della commissione granconsiliare una lista di questioni perché vengano esaminate e dibattute dai rispettivi gruppi parlamentari. «Mi auguro che le varie prese di posizione giungano nel giro di due, tre settimane», dice Aldi contattata dalla ‘Regione’.
Con il coinvolgimento dei gruppi parlamentari, la discussione politica entra dunque a tutti gli effetti nel vivo. «Dal mio punto di vista, e a prescindere dalla perizia di Rouiller, ci sono almeno quattro macro temi che la politica deve assolutamente e finalmente affrontare - sostiene la presidente della commissione parlamentare ’Giustizia e diritti’ -. Mantenendo il Gran Consiglio quale autorità di nomina dei magistrati, il primo è la durata della carica di procuratori e giudici: gli attuali dieci anni sono sufficienti? Andrebbero aumentati? Oppure i magistrati dovrebbero restare in carica fino alla pensione, evitando così la procedura di rielezione, ma non quella per un’eventuale destituzione?». Il secondo grosso tema individuato da Aldi, qualora si ritenesse preferibile ’conservare’ il mandato a termine, riguarda la procedura di rielezione, ovvero l’elezione dei magistrati che si ricandidano: «È opportuno che sia il Consiglio della magistratura - oggi chiamato, in caso di segnalazione, a valutare l’operato di giudici e procuratori, infliggendo eventuali sanzioni disciplinari - a pronunciarsi, con relativo preavviso al Gran Consiglio, sull’idoneità alla carica di chi postula un nuovo mandato? E più in generale, è opportuno che per il medesimo concorso e per la medesima funzione intervengano, come ora, due autorità, cioè il Consiglio della magistratura e la Commissione di esperti, questa tenuta ad esprimersi sull’idoneità a ricoprire la carica di coloro che aspirano a un posto in magistratura? Due autorità che, ripeto, per lo stesso concorso e la stessa funzione adottano però criteri di valutazione diversi. Non sarebbe il caso di studiare un nuovo sistema per l’elezione dei magistrati che si ricandidano?». Terzo macro tema: «Secondo me è necessario che le autorità interessate dalle procedure di rielezione ed elezione - quindi Consiglio della magistratura, Commissione di esperti e commissione ‘Giustizia e diritti’ - dispongano di regolamenti che disciplinino in maniera chiara i diritti dei candidati, a cominciare dal diritto di essere sentito, affinché le procedure siano trasparenti».
Quarto macro tema: «La riorganizzazione del Ministero pubblico per accrescere la sorveglianza interna da parte della Direzione della Procura», indica Aldi. E in questo discorso, ricorda la coordinatrice della ‘Giustizia e diritti’, si inserisce anche l’iniziativa parlamentare depositata un paio di mesi fa da Marco Bertoli per il gruppo Plr. Propone di assegnare al parlamento la competenza di eleggere unicamente la Direzione del Ministero pubblico. Un vertice a cinque: “procuratore generale” e “quattro procuratori capo”, di cui “uno sostituto del pg”. Sarebbe poi la Direzione a nominare gli altri procuratori pubblici. Un’iniziativa che se accolta aprirebbe nuovi scenari.