La Polizia cantonale riporta numerose segnalazioni di tentate truffe telefoniche volte a estorcere o sottrarre con l’inganno grosse somme alle vittime
Continuano ad arrivare alla Polizia cantonale le segnalazioni di tentate truffe telefoniche, condotte in particolare con il modus operandi, già noto, del “falso poliziotto”: la vittima viene contattata telefonicamente da una persona che cerca di carpire abilmente informazioni riguardanti la sua sfera privata così da convincerla a cedere e a consegnare ingenti somme. Rispetto al passato, sottolinea la Polizia cantonale, le modalità appaiono tuttavia maggiormente articolate. Al riguardo, nei giorni scorsi in Germania, nell’ambito di una serie di accertamenti che ha portato a sventare un raggiro, sono stati intercettati con la fattiva collaborazione delle autorità tedesche due uomini e una donna che stavano viaggiando con circa 40mila franchi consegnati nelle ore precedenti da un’anziana del Mendrisiotto.
I truffatori agiscono con due modalità: nei casi più recenti, spacciandosi per agenti di polizia, chiedono insistentemente alla vittima una grossa somma di denaro per coprire le spese per la cauzione di un congiunto, responsabile di un grave incidente della circolazione e che, a loro dire, rischia la carcerazione entro poche ore se non verrà versata una somma di diverse migliaia di franchi, che la vittima dovrebbe prelevare, indotta dallo scarso tempo a disposizione millantato dai truffatori, e consegnare a una terza persona che passerà a ritirarla. La Polizia precisa che le telefonate giungono principalmente su telefoni fissi, da un numero che appare spesso come “sconosciuto” sul display del telefono. Per rendere difficile la loro identificazione, gli autori dei raggiri, che agiscono dall’estero, tendono ad affidare a persone residenti o attive in Ticino (spesso autisti o conducenti di taxi), con un pretesto e in cambio di un compenso, l’incarico di ritirare al domicilio della vittima il pacchetto contenente il denaro da trasportare oltre i confini nazionali. Chi si presta a questo genere di attività, avvertono le forze dell’ordine, si rende così perseguibile penalmente, come dimostra il caso sopra citato.
Vi è poi un secondo genere di raggiro, più elaborato nei tempi di esecuzione. I truffatori si presentano sempre come membri delle forze di Polizia, instillando paura nella vittima millantando una serie di problematiche di sicurezza nel suo sistema bancario e carpendone la fiducia tramite numerose telefonate. A quel punto, la persona presa di mira viene convinta a recarsi in banca per prelevare tutti i risparmi, e a nasconderli e metterli al sicuro momentaneamente all’esterno dell’abitazione: risparmi che spariranno nottetempo per mano dei truffatori. In quest’ultimo caso, la chiamata non proviene da un numero sconosciuto ma da un’utenza che sembra essere ricollegabile alle forze dell’ordine, poiché i truffatori utilizzano un sistema che permette di camuffare il proprio numero, simulandone uno ricollegabile in qualche modo alla Polizia (ad esempio +41 91 117 117).
La Polizia cantonale ribadisce i consigli per non incappare in questo genere di truffe: