In corso le verifiche sui test di persone provenienti da Paesi a rischio o che sono entrate in contatto con esse
Dopo l’annuncio del primo caso della variante Omicron del coronavirus in Ticino, il medico cantonale Giorgio Merlani ci indica che è in corso la verifica di un’eventuale presenza della variante Omicron in altri 6 o 7 casi». Il ‘paziente zero’ per il Ticino «è entrato in contatto con la mutazione in un Paese a rischio».
Omicron sta dunque circolando nel cantone? «Al momento non vi sono indizi che indichino una trasmissione comunitaria nel nostro territorio – risponde Merlani –. Infatti da circa un anno e mezzo su parte dei tamponi risultati positivi al Covid-19 viene fatto automaticamente il sequenziamento per vedere se sono presenti determinate varianti. All’interno di questi campioni non sono emersi ancora casi di Omicron. È probabile però che col passare del tempo apparirà in persone che non hanno avuto un contatto diretto con Paesi a rischio o persone provenienti da essi». Il caso annunciato oggi è stato trovato perché «facciamo delle ricerche attive sui test di persone provenienti da una zona particolare, che hanno avuto un contatto a rischio o se si presentano determinati elementi durante le analisi di laboratorio», spiega il medico cantonale.
La notizia di oggi non è una sorpresa: «La variante era attesa, in quanto diffondendosi a livello mondiale abbastanza rapidamente era solo una questione di tempo prima che arrivasse anche da noi – dice Merlani–. La cosa più importante ora riguardo a Omicron è raccogliere informazioni per capire la gravità della malattia che scatena, se è più trasmissibile della Delta, quanto è efficace su questa mutazione la copertura dei vaccini, eccetera». Dobbiamo attenderci nuove restrizioni? «In base ai dati bisognerà poi valutare se mettere in campo o meno tutte le contromisure possibili per rallentarne la diffusione. Ricordo però che tutto ciò che frena Omicron frena anche Delta, la quale sta circolando in maniera molto importante. Resta dunque fondamentale adottare le misure di protezione: distanza, igiene, mascherina, test ai primi sintomi e booster. Infatti cominciano ad arrivare evidenze scientifiche che mostrano che effettuare il richiamo copre meglio dalle varianti rispetto alle sole due dosi».