Già estradati in Italia due degli arrestati in Svizzera nell’operazione di polizia della scorsa settimana
Non solo armi e droga, ma anche esplosivo negli sms criptati dei clan ’ndranghetisti. “Se qualcuno qualcuno rompe i c... due di questi qui e si zittisce ... sempre buono averlo per qualsiasi cosa”. Oltre al messaggio anche due fotografie di candelotti. Una delle decine di chat finite negli atti della vasta inchiesta che, martedì scorso, ha portato al fermo di 54 persone delle quali 36 residenti in provincia di Como e quattro domiciliati a Zurigo, nel Canton San Gallo, nei Grigioni e in Ticino (due di loro sono già stati estradati, avendo accettato l’estradizione semplificata).
Chat in libertà, senza la minima cautela e ciò derivava del fatto di avere fra le mani criptofonini con software di sicurezza del sistema SkyEcc (società canadese convinta di aver inventato il sistema di comunicazioni più segrete e impenetrabile del mondo). Peccato, per loro, cioè la mezza dozzina abbondante di ‘ndranghettisti, affiliati alla cosca di Fino Mornasco, trasferiti nei sobborghi di Zurigo e del Canton San Gallo, che all’inizio dell’anno l’Europol, è riuscita a decriptare le comunicazioni del sistema SkyEcc e con la collaborazione della Polizia federale svizzera, la Squadra Mobile di Milano e il Nucleo di polizia economica-finanziaria della Guardia di finanza di Como, a scoprire chi se celava dietro i nickname delle chat segrete.
Innanzitutto, Sonny Boy, 34enne, che legato al capo della ’ndrina di Fino Mornasco, conosciuto come Bugatti, è considerato il fornitore dei criptofonini, apparati radiomobili di fabbricazione spagnola, dotati di programmi di criptazione. Gli altri nickname che hanno consentito di identificare alcuni degli arrestati la scorsa settimana: Selvaggio (alias Messi e Biondo), affiliato di Fino Mornasco, Bugatti 2 (arrestato nel Canton San Gallo), Neymar (presente a numerosi summit tenuti a Bulgarograsso); Pizzettone, legato al clan di Fino Mornasco e Popeye, che gravitava nella zona di Lomazzo per incontrare gli altri coindagati per programmare i traffici di droga verso la Svizzera in cambio di armi. Ed è di Popeye la conversazione in cui con un interlocutore (di cui non si fa il nome) parla di “esplosivo plastico”.
Nelle chat, finite degli atti della corposa indagine antimafia (oltre cento arrestati) si parla innanzitutto di cocaina, ma anche di “fumo”, un fil rouge dalla piana di Gioia Tauro a Fino Mornasco, per finire a Zurigo e nel Canton San Gallo: dalla cosca Molè, la stessa che troviamo anche nell’inchiesta della Dda di Firenze, che martedì scorso ha portato all’arresto di una quindicina di persona, due delle quali nel luganese: un 41enne che nel traffico di cocaina avrebbe avuto un ruolo apicale, titolare di permesso G, e un 59enne, con permesso B. Il 59enne già venerdì scorso è stato estradato in Italia. Non poche le chat che stanno a dimostrare la facilità con la quale gli ’ndranghetisti riuscivano a mettersi in contatto con venditori di armi. Un esempio: “Mi interessano armi ... M piccoli... se c’è prezzo lo compro io sto AK 47 ... dimmi 1500 e lo mando a prendere fino a là ...”. La chat è di Sonny Boy. L’Ak 47 è il Kalashnikov, mitragliatore d’assalto di fabbricazione russa. “Là” sta a significare un comune svizzero del Canton San Gallo dove abitava Bugatti 2.