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Violenza giovanile, il centro chiuso a Castione slitta ancora

Oggi in commissione ‘Giustizia’ il Ps ha chiesto e ottenuto un’altra audizione: ‘Sia garantito che i giovani abbiano gli stessi diritti degli adulti’

(Ti-Press)
15 novembre 2021
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Sembrava fatta per le firme al rapporto commissionale che chiede la creazione di un centro educativo chiuso per minorenni in difficoltà ad Arbedo-Castione, e invece c’è ancora da aspettare. Minimo due settimane. La bozza di rapporto stilato dalla deputata del Plr Cristina Maderni in sottocommissione è stata trasmessa al plenum della ‘Giustizia e diritti’ venerdì scorso. E forse c’era chi pensava che i giochi potessero essere fatti con la firma del documento in occasione della riunione odierna. Ma proprio stamattina i socialisti hanno chiesto ulteriori approfondimenti, con l’audizione, da parte della ‘Giustizia e diritti’, di Pro Mente Sana, fondazione svizzera che, come si legge sul suo sito, da circa quarant’anni si occupa della tutela dei diritti dei pazienti psichiatrici, fornendo “consulenza e accompagnamento agli interessati e ai familiari”. Richiesta che la maggioranza commissionale ha infine accolto, per poi mettere in agenda l’incontro nella riunione della ‘Giustizia e diritti’ che avrà luogo lunedì 29 novembre.

Perché proporre una nuova audizione su un dossier che si trascina da anni, troppi anni? «La prevista struttura disporrà di camere destinate ai giovani che necessitano di misure educative, di una per chi è oggetto di provvedimenti disciplinari e di una per l’esecuzione di pene detentive di breve durata – ricorda il capogruppo del Ps e membro della ‘Giustizia e diritti’ Ivo Durisch –. La criticità principale è proprio questa: mettere sotto lo stesso tetto ambiti differenti, tipologie differenti di giovani ai quali, senza alcuna distinzione, potrebbero essere applicate misure di contenzione. Noi siamo di principio contrari alla loro introduzione in una struttura come quella che si intende realizzare: in ogni caso chiediamo che vi sia la garanzia che i giovani minori, per quanto riguarda queste misure, abbiano gli stessi diritti degli adulti e che questa garanzia sia ancorata alla legge. A tutela anche del personale che potrebbe essere chiamato ad attuarle. È un aspetto secondo noi piuttosto importante e che – aggiunge Durisch – occorre quindi approfondire».

È evidente la delusione di Maderni. Interpellata dalla ‘Regione’, afferma infatti come «questa richiesta di un’ulteriore audizione ci ha un po’ sorpresi, perché si tratta di punti che abbiamo già discusso e che credevamo di aver risolto. In sottocommissione – spiega ancora la granconsigliera del Plr – non erano emerse richieste di ulteriori approfondimenti». Che però sono arrivate. A questo punto? C’è ancora ottimismo nel portare a casa il progetto? «C’è molta determinazione, questo è sicuro – risponde la deputata del Plr –. La maggioranza della commissione è compatta nel portare avanti il tutto. Tra due settimane avremo questa audizione, e l’auspicio è quello di trovare eventualmente una soluzione che possa andare bene in una qualche maniera anche al Partito socialista, in modo da poter andare in Gran Consiglio con un rapporto firmato da tutti i commissari». E se così non fosse? «Ci conteremo un’altra volta, ma ancora stamattina la maggioranza era compatta». Anche perché, riprende la relatrice, «è davvero l’ora di arrivare in fondo, le audizioni svolte di recente hanno nuovamente confermato la necessità di portare a compimento questo centro, ancor di più dopo la pandemia. Sono passati davvero troppi anni da quando sono state raccolte le firme, e bisogna concentrarsi e impegnarsi per arrivare alla parola fine».

Dossier aperto da quasi dodici anni

Sono passati quasi 12 anni da quando i Giovani liberali radicali hanno raccolto e inoltrato alla cancelleria dello Stato oltre 12mila firme a sostegno dell’iniziativa popolare ‘Le pacche sulle spalle non bastano!’, con la quale chiedevano che “per la detenzione preventiva, le pene di privazione della libertà e le misure protettive stazionarie per minori deve essere garantita almeno una struttura pubblica adeguata sul territorio cantonale”. Nel messaggio dell’aprile 2017, il Consiglio di Stato mise nero su bianco anche le considerazioni su quanti posti sarebbero dovuti essere messi a disposizione: dieci. Dove “otto dei dieci posti previsti rispondono al bisogno di una cinquantina di ospiti per soggiorni di osservazione della durata massima di tre mesi e gli altri due sono destinati alle pene di corta durata e alle misure disciplinari”. La Magistratura dei minorenni ritiene necessario il centro per l’osservazione dei minori non collaboranti, la gestione delle situazioni di crisi importanti, le misure disciplinari per minori collocati e l’esecuzione di pochi casi di pene di privazione della libertà, in regime di semiprigionia o a giornate separate, per le quali non si può far capo alla struttura carceraria concordataria.