L‘esecutivo risponde alla mozione della Lega che chiede di attivarsi per avere più soldi da Berna: ‘Riproveremo presto a far capire le nostre peculiarità’
“Il Ticino, ritenendosi penalizzato dal sistema attuale, ha più volte rivendicato una modifica del sistema perequativo che possa considerare in modo adeguato la sua situazione particolare di cantone di frontiera. Il tema rimane d’attualità e il Consiglio di Stato intende ribadire la sua insoddisfazione rispetto alla situazione attuale”. Di più: “Il fatto che siano state effettuate fino a ora poche modifiche alla Nuova perequazione finanziaria e della compensazione degli oneri (Npc) non significa evidentemente che il modello perequativo attuale non debba essere rivisto in alcune sue componenti, se ciò è giustificato da oggettive lacune strutturali del sistema”. Lacune che, va da sé, penalizzano il Ticino. A metterlo nero su bianco è il Consiglio di Stato nel messaggio in risposta a una mozione del gruppo parlamentare della Lega (primo firmatario il capogruppo Boris Bignasca) con la quale, correva il mese di febbraio, il movimento di via Monte Boglia aveva tuonato: “Servono più soldi da Berna a causa dei frontalieri”.
Insomma, secondo la Lega, la perequazione finanziaria da Confederazione e cantoni più forti al momento non tiene in considerazione a sufficienza quelle che sono le condizioni particolari del Ticino rispetto ad altri cantoni, vale a dire l’essere regione di frontiera e con una percentuale importante di lavoratori frontalieri. Considerazioni, queste, condivise “in generale” dal Consiglio di Stato che però, dal canto suo, annota come “negli anni abbiamo costantemente curato gli interessi del nostro Cantone, rivendicando l’introduzione di correttivi al sistema perequativo attuale”. Si va, snocciola il governo, dalla richiesta datata 2010 che il numero di frontalieri fosse considerato nel numero di abitanti utilizzato per determinare il potenziale pro-capite di ogni cantone, bocciata, alla reazione coordinata con i cantoni di Basilea e Ginevra per la riduzione dei redditi dei frontalieri considerati ai fini dell’indice delle risorse: in questo caso si ottenne una parziale vittoria, con una riduzione del 25% a fronte del 50% richiesto. Negli anni più volte il governo ha tentato di farla ulteriormente abbassare, ma la Confederazione ha sempre detto di no. Per quanto riguarda invece la compensazione degli oneri, “il Consiglio di Stato ha più volte rivendicato una modifica che tenesse conto della situazione sociodemografica e geografica particolare del Ticino”. Anche qui, da Berna picche. Queste esperienze, sommate a tutte le risposte alle consultazioni federali, mostrano per l’Esecutivo che “le possibilità per un singolo Cantone di influire a proprio vantaggio sul processo decisionale sono limitate, tanto più se gli interessi degli attori in gioco sono fortemente contrastanti”.
E quindi? E quindi si prova a guardare al futuro poiché “il Consiglio di Stato è conscio dell’importanza della questione sollevata e continuerà a seguirla costantemente; d’altra parte la Npc sarà oggetto di un nuovo rapporto sulla sua efficacia sul quale il nostro Cantone non mancherà di ribadire la sua posizione”. E a questo proposito, il governo ricorda che è recente l’istituzione di un gruppo di lavoro interno all’Amministrazione cantonale ”per proporre delle modifiche agli attuali meccanismi di calcolo perequativi, che potrebbero avere effetto a partire dal 2026 a seguito della prossima revisione del sistema a livello federale che scaturirà dai risultati del quarto rapporto d’efficacia della Npc 2020/2025”. L’intento, sottolinea il governo, “è di ottenere in futuro che siano meglio considerati alcuni elementi specifici della realtà ticinese, legati in particolare alle caratteristiche del territorio e alle dinamiche transfrontaliere”.