L’organizzazione sindacale denuncia il latente peggioramento delle condizioni di lavoro e il mancato rispetto dei vincoli legali sul salario minimo
La sezione Ticino e Moesa dell’Unione sindacale svizzera scenderà in piazza a Bellinzona il prossimo 30 ottobre per denunciare il peggioramento delle condizioni di lavoro e chiedere aumenti salariali in tutti i settori economici. L’appuntamento è per le 13 nel piazzale della Stazione a Bellinzona. Il corteo proseguirà per Viale Portone per poi concludersi in Piazza Governo. “Il Ticino è ormai terra di dumping, povertà e arroganza padronale. Salari più bassi del 20% rispetto al resto della Svizzera; tasso di povertà relativa al 12%; quasi un abitante su cinque disoccupato o sottoccupato”, si legge in una nota dell’Uss-Ti. “Ma paradossalmente, gli indicatori economici sono positivi e le cifre d’affari tornano a livelli pre-pandemici. Negli ultimi 18 mesi, durante la pandemia, la Confederazione ha investito decine di miliardi per sostenere l’economia. Sostegno necessario e reso possibile dalle enormi risorse economiche del Paese. Risorse che devono essere condivise con tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, veri artefici di questa ricchezza, e che giustamente rivendicano: “Ora tocca a noi!”.
Da qui la denuncia del tentativo, da parte del padronato, “di voler peggiorare le condizioni di lavoro con il mancato rispetto dei salari minimi contrattuali e anche legali”.