La mozione interpartitica per istituire ‘Mister demografia’ fa discutere. E, per ora, non avrà il Ppd: Dadò: ‘Grazie, ma per noi vanno chiariti dei punti’
«Ringraziamo ma per adesso non firmiamo la mozione. Consideriamo che questa proposta potrebbe essere vista come un passo avanti nella direzione giusta, ma prima vanno chiariti molto meglio gli obiettivi, i mezzi e le competenze che si vogliono dare a questa figura». Il giorno dopo la nostra rivelazione di una mozione interpartitica, nata su spunto del Plr e aperta a tutte le forze politiche, che chiede di istituire un ‘Mister demografia’ che rappresenti una figura di coordinamento, fornitore di idee e stimoli per combattere il preoccupante calo demografico che sta vivendo il Ticino, la reazione del Ppd non si fa attendere. Protagonista sin dall’inizio del dibattito su questo tema, il presidente cantonale Fiorenzo Dadò non ci sta e a colloquio con ‘laRegione’ non nasconde un certo stupore: «Fa un po’ sorridere che il Plr scrive a tutti i dirigenti dei partiti di voler fare qualcosa tutti insieme, chiedendo un parere e poi il giorno dopo ce la ritroviamo su un giornale. Quando vengono fatte le cose insieme, a casa mia si fanno davvero insieme».
La vostra è una porta chiusa, Dadò?
Quando sarà il momento faremo i nostri appunti. Magari iniziando dal cambio della denominazione maschilista: ‘Mister demografia’ è proprio brutto come nome. Partiamo da una constatazione: la crisi demografica è la sfida del secolo, altrettanto epocale di quella sui cambiamenti climatici. Sarebbe bello, ma decisamente irrealistico, pensare di poterla risolvere con la designazione di un funzionario che lavora già per il Cantone.
Insomma, non mi sembra molto convinto.
Un giorno magari si potrà anche fare questo passo, ma prima bisogna capire bene quali sono gli obiettivi e i mezzi che vogliamo mettere a disposizione. Va definito qual è il suo mandato, e poi aperto un concorso pubblico, serio e con un budget preciso per istituire una figura che avrebbe questo compito fondamentale. L’Europa ad esempio ha messo in piedi un programma stratosferico, l’Italia investirà 200 miliardi, la Merkel ha deciso la gratuità degli asili nido… Qui in Ticino? Niente, per ora. Un’altra cosa che ci preoccupa è che alla nostra interrogazione con le colleghe Aldi e Riget è stata data una risposta eufemisticamente insufficiente: questo parla già da solo, è il sintomo che all’interno dell’Amministrazione il problema dello spopolamento e della fuga dei giovani non è recepito o non è considerato come si dovrebbe. Questo è già un motivo valido per ritenere inadeguato che sia qualcuno all’interno dell’Amministrazione a prendere in mano la questione che, ripeto, è di capitale importanza. Ma qui potremmo aprire un altro capitolo.
Quale?
Se oggi c’è qualcuno nell’Amministrazione che avrebbe tutto il tempo da dedicare a un tema così difficile e complesso c’è da chiedersi cosa sia lì a fare o perché non lo stia già facendo.
E secondo lei invece su quali assi dovrebbe muoversi l’azione?
Nessuno di noi è in grado di dirlo. Infatti, in mancanza di una riflessione da parte della politica, ha dovuto muoversi la società civile e più precisamente un’associazione privata, ‘Coscienza svizzera’, che ha organizzato per la fine di ottobre un convegno molto importante con professionisti e studiosi non solo ticinesi o svizzeri, ma anche europei. La politica prima di muovere dei passi dovrebbe perlomeno ascoltare, apprendere e sentire cosa verrà detto dagli specialisti durante questo convegno.
Sullo spopolamento delle valli citato anche dal presidente del Plr Speziali sul nostro giornale cosa ne pensa?
Guardi, lo dico da vallerano che vive da sempre in una valle: il problema dello spopolamento della montagna è abbastanza chiaro e di ben altra natura e proprio lo Stato, smantellando i servizi e accentrando tutto, ha delle grosse responsabilità. Per complicato che sia, non ci sono paragoni. Il calo demografico, la fuga di cervelli, la denatalità e l’invecchiamento dell’età media della popolazione sta diventando un problema serissimo in tutta Europa e non va sminuito tirando in ballo le zone periferiche. Dopo averlo studiato, andrà affrontato con un dispiegamento di mezzi, forze e conoscenze molto importanti.
Le prospettive sono fosche a ogni livello, però.
Prospettive che disegnano presto un cantone di serie B o C e se oggi siamo poco attrattivi di altri a medio termine non lo saremo più del tutto. Assistiamo all’invecchiamento della popolazione, a una forte denatalità, una fuga di giovani e di cervelli, un’immigrazione che è diminuita e a grossi problemi nel mercato del lavoro e, come se non bastasse, un peso specifico nella Confederazione in diminuzione. Un recente studio dell’Università di Losanna, al quale nessuno ha reagito, attesta che tra pochi decenni perderemo due rappresentanti alla Camera del popolo. Ci rendiamo conto? È un pessimo segnale che deve preoccuparci molto. Stentiamo già oggi a farci valere come Ticino, immaginiamoci un domani dove andremo a parare.