L'iniziativa parlamentare del Ppd chiede, in caso di assenza per maternità o motivi di salute, di consentire ai granconsiglieri di esprimersi da remoto
“Durante quest’ultimo anno di pandemia si è gioco forza accelerato sulla digitalizzazione delle riunioni di lavoro e private”, si legge nel testo dell'iniziativa parlamentare elaborata che ha come prima firmataria Sara Imelli (Ppd). “Questa digitalizzazione ha aiutato particolarmente le persone che hanno avuto difficoltà ad organizzarsi come le mamme o come per persone purtroppo malate (o in questo caso in quarantena)”. Alla luce di ciò i firmatari chiedono una modifica della Legge sul Gran Consiglio e sui rapporti con il Consiglio di Stato per permettere ai parlamentari di votare online quando, per motivi legati alla maternità o a problemi di salute, essi non possono essere presenti alle sedute del Gran Consiglio.
“Anche presso il Parlamento svizzero ci si è adeguati, purtroppo solo una volta, a questa tecnologia. Infatti l’11 dicembre 2020 la consigliera nazionale Sophie Michaud Gigon ha votato da casa dove si trovava in quarantena”, scrive Imelli. Dal novembre 2020 Katrin Suter dirige un gruppo di lavoro chiamato ‘Parlamento virtuale’ che “riunisce informatici e membri dei Servizi del Parlamento attivi per le segreterie delle commissioni e delle Camere – si legge nel sito web parlament.ch –. I loro scambi permettono d’integrare gli aspetti tecnici, giuridici e politici di un parlamento digitalizzato”. Suter afferma: «Dobbiamo essere pronti, nel caso in cui le Camere decidano che i loro membri assenti possano intervenire nei dibattiti anche da uno schermo a distanza».
“Non solo a Berna si è guardato a questa nuova sfida tecnologica ma anche in Europa la strada è su questa via, infatti in Lettonia i deputati sono i primi ad aver ‘virtualizzato’ completamente l’attività parlamentare – ricorda ancora Imelli –. Un esempio vicino a noi è dato dal Gran Consiglio del Cantone di Friburgo. I membri assenti a causa del Covid–19 possono partecipare ai dibattiti e votare a distanza grazie all’applicazione Microsoft Teams”. I firmatari dell'iniziativa si chiedono dunque: “Perché non apportare questa tecnologia anche nel nostro parlamento con regole chiare e bene distinte per aiutare le deputate e i deputati nel compito famigliare e per chi è impossibilitato di muoversi?”.