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Vendemmia, ‘probabilmente avrà 15 giorni di ritardo’

Grandine, insetti e malattie hanno colpito i vitigni ticinesi, ma a livello cantonale ‘non hanno influito molto sul raccolto complessivo’

(Ti–Press)

Quattro franchi al chilo. È il prezzo concordato tra produttori e vinificatori per la vendemmia 2021. Una vendemmia che deve fare i conti con il freddo, la grandine e le malattie che nelle ultime settimane hanno preso di mira le viti, causando danni soprattutto nel Sopraceneri, tra la Regione Tre Valli, le Terre di Pedemonte e la bassa Vallemaggia.

«Molti vigneti non erano protetti dalle reti e alcuni viticoltori hanno perso fino al 90 per cento del raccolto. Chi invece aveva le protezioni ha perso dal 5 al 20 per cento. Per alcuni la situazione è grave, ma a livello cantonale gli eventi non hanno influito molto sul raccolto complessivo», ci spiega Andrea Conconi, direttore di Ticinowine e del Comitato dell’Interprofessione della vite e del vino ticinese (Ivvt). «Quello che è successo dopo ci preoccupa un po’ di più: le lunghe piogge, i temporali, le inondazioni e una forte umidità nell’aria, che abbiamo ancora oggi, sono elementi climatici ideali per il propagarsi di malattie fungine. Ci sono focolai in tutto il Ticino. La maggior parte dei viticoltori è riuscita a intervenire abbastanza velocemente per proteggere il raccolto. Dobbiamo fare attenzione per ancora un paio di settimane fino a quando finisce l’allegagione (quando il frutto da verde prende colore). Terminata questa fase l’uva non si ammala più». Un altro problema riscontrato a causa delle basse temperature e della forte umidità è l’aumento della drosofila, il famoso moscerino della frutta: «Le giornate soleggiate e calde che abbiamo ora fanno in modo che l’insetto non sopravviva, ma bisogna considerare la presenza delle uova depositate», continua Conconi. «Non è dunque una situazione idilliaca. Speriamo che il bel tempo si protragga. Per la vendemmia avremo probabilmente una quindicina di giorni di ritardo rispetto agli ultimi anni. Non penso che avverrà prima del 15-20 settembre. Magari però, con questo caldo, si recupererà il tempo in più».

Uva a 4 franchi al chilo

L’Ivvt ha comunicato che è stato trovato un accordo per quanto riguarda il prezzo indicativo dell’uva per la vendemmia di quest’anno. È stato difficile arrivare a questa intesa? Qualcuno è rimasto scontento? «Ci aspettavamo un prezzo un po’ più alto e di poter tenere come riferimento la tabella prezzi del 2018, ma la soluzione trovata è accettabile», dichiara Giuliano Maddalena, presidente della Federazione dei viticoltori della Svizzera Italiana (Federviti). «Si tratta sempre di un prezzo indicativo», ricorda Conconi. «Noi, come Interprofessione, chiediamo alle cantine acquirenti di non scendere sotto questa cifra. Noi speriamo che l’anno prossimo gli stock siano stabilizzati per poter tornare a raccogliere un chilo al metro quadro». Dunque qual è la situazione attuale degli stock in Ticino? «Quest’anno c’è stata una variazione minima – dice il direttore di Ticinowine e Ivvt –, per i rossi siamo ancora a 32 mesi. Stiamo meglio rispetto a chi magari, come nel Vallese, ha degli stock inferiori ma si trova con del vino bianco che ha una longevità inferiore. Bisogna imparare dalle esperienze passate e arrivare a produrre il quantitativo che siamo capaci di vendere».

Consumi: ‘Attenzione alla riapertura delle frontiere’

A livello di consumi il 2020, nonostante la pandemia, è stato un anno positivo. Come si prospetta il 2021? «Non c’è tutto il turismo dell’anno scorso, anche se si sta lavorando abbastanza bene. Inoltre la chiusura di quattro mesi all’inizio dell’anno sicuramente si è fatta sentire. Bisognerebbe capire a livello di grande distribuzione se hanno mantenuto la crescita, che l’anno scorso era del 16 per cento, sui vini ticinesi nonostante la situazione a inizio anno», spiega Conconi. «Poi sta a noi essere bravi a vendere il prodotto. Sicuramente con le riaperture delle frontiere abbiamo il problema di chi fa gli acquisti all’estero».

Differenza di guadagno tra produttori e vinificatori: ‘Un confronto difficile’

Un altro tema che concerne il mondo della viticoltura è la differenza di guadagno tra produttori di uva e vinificatori. Al riguardo Giuliano Maddalena dice: «Fare un confronto è estremamente difficile, ma è chiaro che sotto un certo limite di prezzo non si può scendere perché il rischio sarebbe di lavorare in perdita». Andrea Conconi ricorda inoltre che vi sono situazioni diverse fra i produttori: «Chi lavora al piano ha dei costi di produzione molto inferiori rispetto a chi ha dei vigneti in collina. E ci sono realtà con professionisti che lavorano a tempo pieno e altri per cui non si tratta dell’attività principale». Inoltre l’agricoltura è sotto pressione in tutto il mondo: «Non è possibile vivere solo con la produzione, è necessario vinificare e imbottigliare per avere del margine di guadagno».

La vendita del prodotto finale può risultare difficile: «Sia la grande distribuzione sia la ristorazione hanno un listino prezzi, ma esso raramente viene rispettato. Il cliente chiede sempre uno sconto supplementare», spiega il direttore di Ticinowine e Ivvt. «Si pensa sempre che le cantine abbiano grandi margini di guadagno, ma ricordiamoci che i vini cari sono una minima parte rispetto alla produzione totale, bisogna osservare il prezzo medio per capire la situazione. C’è chi guadagna con le riserve, con i vini affinati. Però ci sono molti costi: l’acquisto dell’uva, il capitale fermo, il costo del rappresentante, come pure l’investimento di chi trasforma il vino per comperare il torchio, la pigiatrice, le botti e costruire la cantina. Oggi anche il privato nelle enoteche chiede uno sconto. Stessa cosa anche per i ristoratori, anche loro sono sotto pressione». E per la grande distribuzione? «Se glielo chiede diranno che guadagnano di più coi vini esteri che con quelli svizzeri. Inoltre la maggior parte del fatturato è fatto durante le promozioni. Il 20 per cento delle bottiglie è venduto a prezzo pieno, l’80 per cento in azione. Ogni tot settimane c’è qualcuno che fa una promozione su tutti i vini. Non vorrei che col tempo vada a finire come con gli pneumatici: nessuno li prende più a prezzo pieno. Questa realtà ha reso il consumatore non più fedele a una denominazione. Compera quello che è scontato».

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