Maddalena: ‘Un’annata iniziata in ritardo e contraddistinta dal maltempo, ma ci sono anche delle note positive’
«Bisognerà valutare a vendemmia ultimata, ma per alcune regioni si parla di perdite importanti che arrivano anche fino al 90 o addirittura al 100% della produzione». Questo il punto della situazione sull’annata viticola esposto in conferenza stampa a Cugnasco da Giuliano Maddalena, presidente cantonale di Federviti.
La stagione vegetativa si è infatti avviata e sviluppata con un certo ritardo rispetto agli anni precedenti a causa di condizioni meteorologiche instabili e parzialmente sfavorevoli. Tant’è che la maturazione ottimale delle uve dovrebbe essere raggiunta con 10-15 giorni di ritardo. «Quest’anno, penso di non esagerare – prosegue Maddalena –, abbiamo avuto una stagione un po’ difficile. Oltre al ritardo, le abbondanti precipitazioni hanno fatto emergere qualche problema e, in alcune zone, le grandinate hanno causato danni anche importanti». Si pensi qui alla regione di Biasca, al Bellinzonese da Arbedo fino a Sant’Antonino, alle Terre di Pedemonte e alla bassa Vallemaggia, dove a partire da inizio luglio la stagione viticola è stata caratterizzata da forti piogge che hanno toccato dei livelli massimi, ma anche da cadute di grandine che hanno provocato localmente perdite di raccolto e fogliame. In queste aree lo stato fitosanitario delle piante e dei grappoli appare in effetti delicato. Nel Mendrisiotto invece, contrariamente a quanto si verificava spesso in passato, non vi sono state grandinate, ma importanti precipitazioni che hanno causato anche degli scoscendimenti, soprattutto nei vigneti terrazzati. Qui, come pure nel Luganese, in parte del Bellinzonese e nel Locarnese, l’annata sembra dunque essere relativamente positiva. Vi sono quindi delle chiare differenze regionali.
Il susseguirsi di giorni piovosi, variabili sul territorio per frequenza e intensità, ha poi reso impegnativa la pianificazione degli interventi fitosanitari: «Dato che questi prodotti richiedono di essere applicati in un lasso di tempo in cui non piove – spiega Maddalena –, è spesso risultato difficile trovare un momento in cui il trattamento potesse fare effetto e asciugarsi sulla superfice fogliare o sui grappoli. Questa complicanza ha probabilmente avuto delle ripercussioni, quali la segnalazione di alcuni focolai di peronospora e di oidio. Intanto, non ci sono però grosse indicazioni relative alla ‘Drosophila suzukii’, il famoso moscerino del ciliegio. Sarà da vedere nelle prossime settimane cosa succederà».
Nel settore, il mese di settembre è in effetti sempre determinante, ragione per cui le condizioni meteorologiche influenzeranno i risultati della vendemmia. A ogni modo, secondo Maddalena, riguardo alla qualità non ci sono dubbi. «Le uve che giungeranno in cantina saranno come sempre ottime, perché i viticoltori lavorano in modo estremamente professionale. Evidentemente, questa condizione si rifletterà anche sul livello del vino che verrà prodotto».
E per quanto concerne i quantitativi e i prezzi concordati? «Quest’anno, per le uve di Merlot vinificate sotto la denominazione Ticino Doc, le cantine si sono impegnate a rispettare il limite di produzione di 840 grammi per metro quadrato e il relativo prezzo è stato fissato a quattro franchi per chilo. Noi come Federviti – precisa il presidente dell’associazione – avevamo chiesto di ripristinare la tabella del 2018, che partiva da un prezzo base di 4,15, ma come si sa, quando ci sono delle trattative tra vari enti, occorre trovare un compromesso e riteniamo che la soluzione trovata sia accettabile. Quello che speriamo, contrariamente a ciò che si è verificato l’anno scorso, è che le cantine seguano queste indicazioni giunte dall’Interprofessione della vite e del vino Ticino (Ivvt)».
Quest’anno la questione grandine e maltempo occupa indubbiamente un posto centrale nella discussione sulla resa delle vigne. Nel Bellinzonese e nella regione Tre Valli, dove la grandine ha colpito con forza a inizio luglio, i viticoltori hanno infatti perso fino al 90% del raccolto, ma le protezioni hanno permesso di limitarle dal 5 al 20-30%. E non si tratta di un caso isolato: «I danni più contenuti sono stati registrati laddove era stata installata la rete antigrandine – afferma Maddalena –, i più importanti al contrario hanno toccato chi non l’aveva. Comunque, la maggior parte dei produttori, tenuto conto di questi fenomeni atmosferici che si ripetono abbastanza frequentemente e che diventeranno una costante nei prossimi anni, si sono dotati di una rete. È vero, c’è un investimento in tempo e denaro, che però alla fine forse viene ripagato».