Ticino

Post pandemia, il Ticino è pronto per ripartire

Gli effetti della crisi sono stati attenuati dall'intervento pubblico. Sostegno finanziario per oltre 2,2 miliardi di franchi

Mauro Baranzini, già decano della facoltà di economia dell’Usi
(Archivio Ti-Press)
6 luglio 2021
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«Stiamo uscendo dalla crisi causata dalla pandemia e il Ticino ha le carte in regola per affrontare le sfide future acuite anche dal Covid». Così il professor Mauro Baranzini, già decano e professore emerito di economia all’Università della Svizzera italiana a proposito delle prospettive economiche per i prossimi mesi. «La Svizzera è tra i primi della classe per quanto riguarda le misure messe in campo per contrastare gli effetti economici negativi causati dal Covid-19. È il Paese Ocse che ha avuto la minore contrazione del Pil nel 2020 e registrato una buona ripresa nel corso del 2021 e in prospettiva per il prossimo anno», continua l’economista ticinese. Anche il livello di disoccupazione è rimasto contenuto in confronto con le principali economie, Stati Uniti ed Eurozona in primis, come pure la percentuale di deficit rispetto al Pil (-4% nel 2021) e il rapporto tra debito pubblico e Pil (35-38% nel 2021). «Dati che nonostante gli interventi finanziari importanti durante la pandemia restano in linea con i parametri di Maastricht. Questo dimostra che l’economia svizzera – e con essa quella ticinese – è solida e resiliente», afferma ancora Baranzini.

Per rimanere al solo Ticino, l’intervento pubblico (prevalentemente federale) è stato pari a 2,2 miliardi di franchi, circa l’8% del Pil cantonale (30 miliardi, ndr). I soli aiuti per i cosiddetti casi di rigore ammontano a oggi a circa 100 milioni di franchi. 

La gran parte di questi aiuti sono andati a sostenere i redditi grazie alle indennità di lavoro ridotto. Misure che hanno moderato l’aumento dei disoccupati. «Tra marzo dello scorso anno a marzo scorso, le indennità erogate sono stati pari a 793 milioni di franchi per una media di oltre 42 mila lavoratori toccati e circa 5’900 imprese», ha ricordato Claudia Sassi, responsabile della Sezione del lavoro del Dfe.