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Nella fattoria biologica di Markus ‘che non inquina’

Niente pesticidi, niente antibiotici e solo foraggio prodotto dall'azienda alla ‘Pura Vita’ di Verdabbio. Qui non si temono le due iniziative in votazione

Ti-Press
31 maggio 2021
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Da lassù si gode una bella vista sul fondovalle della bassa Mesolcina, siamo a Verdabbio dove, tra strette viuzze e balconi fioriti, ci si può spostare solo a piedi, a colpire è la tranquillità, qui il tempo sembra scorrere più lento. Sulla casa di Markus e Sabine Lanfranchi, c’è un cartello, c’è scritto ‘Pura Vita’ (che già dice tutto!), il nome della loro piccola azienda biologica, dove negli ultimi 27 anni anni hanno reinventato l'agricoltura biologica diversificata. Una gestione sostenibile che si traduce con uno scarso uso di macchinari ed energia, spese ridotte all’osso. Si produce quanto la natura permette: una trentina di pecore, asini, api, decine di varietà antiche di mele e pere, due dozzine di varietà di uva naturalmente resistenti ai funghi, tanti prodotti dell’orto tra cui anche erbe medicinali. Basta per loro ed i 5 figli, quello che avanza viene venduto (direttamente o tramite ConProBio). Stiamo parlando di formaggi, carne, salumi, verdura, frutta, miele, grappa, tutti prodotti con il marchio Bio Gemma. “Bio significa essere in armonia con i ritmi della natura, in 50 anni abbiamo distrutto di più che nell’ultimo secolo”, commenta Markus Lanfranchi, sorseggiando un té alla citronella, fatto con le erbe del suo giardino. Dal tavolo in sasso, la vista sulla vallata è imponente. “C’è chi giudica queste due iniziative estreme! Non sono d'accordo, estremo è semmai quello che stiamo facendo all’acqua, la stiamo inquinando. Suolo, acqua, aria sono tutti interdipendenti”, aggiunge.


Per Markus Lanfranchi Bio Suisse ha perso l’idealismo iniziale (Ti-Press)

La deriva commercialista del Bio

La sua posizione sulle due iniziative popolari in votazione è chiara, vanno accettate entrambe. Per 10 anni, il contadino mesolcinese è stato delegato a Bio Suisse in rappresentanza del Ticino e ha presieduto Bioform Schweiz, una sorta di laboratorio di idee sulla civiltà contadina. Per lui, anche il marchio bio ha perso il legame con il territorio, ormai è inserito nella logica competitiva, che regge l’agricoltura globalizzata. “Purtroppo negli anni, Bio Suisse ha perso l’idealismo iniziale - dice con una certa amarezza - aprendosi all’agricoltura industrializzata, prendendo una deriva sempre più commercialista. Vengono importati sempre più prodotti certificati bio, anche a costo di devastare le foreste nei paesi del Sud o togliendo cibo ai Paesi poveri, soltanto per garantirsi quote di mercato e soddisfare le esigenze dei ricchi consumatori del Nord, che vogliono prodotti biologici”. Il cibo locale e bio, aggiunge, sarebbe invece la norma se l’iniziativa sull’’acqua potabile venisse accettata. Lo ascolto mentre ci avviamo per raggiungere le sue pecore al pascolo su una terrazza sopra il Paese. Accompagnati da un concerto di grilli, attraversiamo ampi prati.  Alcuni sono stati ripuliti dalla coppia, ora servono per il fieno e il pascolo. “Le pecore sono nomadi, le facciamo ruotare su diversi pascoli su e giù attorno al paese; solo piccoli gruppi così il terreno riesce a smaltire il loro letame. Abbiamo 8 stalle per le pecore, che occupano a rotazione, dove teniamo il foraggio. Siamo in grado di nutrirle senza acquistarne di nuovo”. Proprio come chiede l’iniziativa per acqua potabile pulita e cibo sano. Se entrambe dovessero passare, l’azienda ‘Pura Vita’ sarebbe già in regola e potrebbe continuare a ricevere i pagamenti diretti.


A Verdabbio, le pecore ruotano sui prati attorno al paese e in 8 stalle diverse (Ti-Press) 

Omeopatia e unguenti per le pecore

Niente pesticidi, niente antibiotici, solo foraggio prodotto dall’azienda. Quello che molti contadini bio temono di dover implementare, qui è già una realtà. Anche le pecore dei Lanfranchi ogni tanto hanno qualche acciacco. “Se gli animali hanno buon cibo e spazio a sufficienza si ammalano raramente. Quando succede, le curiamo con rimedi omeopatici, unguenti o i classici vecchi rimedi della nonna, che purtroppo stiamo perdendo”, racconta mentre ci mostra la radice di phytolacca che serve contro la mastite. Dalla metà del latte di pecora sua moglie Sabine produce yogurt e un formaggio semiduro fine e cremoso. Il resto viene usato per allevare e ingrassare gli agnelli. 

Chi vuole fare soldi non faccia il contadino

La metà del reddito dell'azienda proviene dalla commercializzazione dei prodotti (tramite la vendita diretta o la piattaforma ConProBio), l'altra metà dai pagamenti diretti. A chi teme che rinunciare ai pesticidi e all’acquisto di foraggio significa avere meno animali, produrre di meno, Markus risponde: “Chi vuole far soldi non faccia il contadino. Noi abbiamo cresciuto 5 figli. Il cibo sano e buono non mancava mai. Non puoi tenere centinaia o migliaia di animali nella stessa stalla per avere più reddito, la natura non lo permette. Rispettare la natura significa non volerla gestire, combattere, raddrizzare a colpi di antibiotici e pesticidi;  ne vengono usati troppi (anche quando non è necessario) pensando di aumentare la resa, ma poi per ottenere lo stesso risultato ne servono sempre di più. Tutto finisce nei terreni, nell’acqua. La posta in gioco è alta”. 


Lara aiuta il contadino mesolcinese a badare alle pecore (Ti-Press)

Mentre torniamo al villaggio, con le pecore belanti al seguito, vediamo i vigneti del contadino che crescono su appezzamenti sparsi. Anche qui, niente pesticidi. “Abbiamo circa 25 varietà, tutte originarie della zona e dunque resistenti e adatte all'habitat. Quelle che si ammalano vanno eliminate”, spiega. Lo stesso vale per le piante di mele e pere e anche per l’orto, l’ultima tappa del nostro giro. Due anatre ci salutano curiose, il loro compito è quello di limitare gli assalti delle lumache all’orto attiguo. Sono beate nel piccolo stagno artificiale, che viene alimentato con l'acqua di un pozzo del villaggio. Lanfranchi dirige l'acqua arricchita di sostanze nutritive alle vigorose piante perenni. C'è di tutto, lattuga, vari ortaggi e anche lo spazio per le erbe medicinali. È l’oasi della moglie Sabine, responsabile di Pro Specie rara della Svizzera italiana (dal 1997 al 2017), che è anche doula, accompagna le donne durante e dopo il parto. Con le particolari erbe del suo orto prepara tutto ciò che serve all’universo femminile. 

Così la coppia ha reinventato un'agricoltura rispettosa della natura. “A fine giornata sono stanco ma molto soddisfatto”, dice Markus, quando ci congediamo. Dei 5 figli, una seguirà le orme dei genitori, un sapere e una tradizione che resteranno vivi.