Così il giudice Lardelli, presidente della Camera del Tribunale d'appello che vigila sulle Arp. 'Urge pure la revisione della Legge sull'assistenza sociopsichiatrica'
"L’urgenza di una riorganizzazione del settore del diritto di protezione del minore e dell’adulto va nuovamente ribadita con particolare forza e determinazione”. Ergo: "L’istituzione di Preture specializzate costituisce la premessa per il miglioramento dell’operatività dell’intero settore”. Così scrive il giudice Franco Lardelli nella relazione sull’attività 2020 della Camera di protezione che il magistrato presiede fin dalla sua costituzione all’interno del Tribunale d’appello, avvenuta nel gennaio del 2013 in seguito alla revisione del diritto tutorio federale. Lardelli difende il progetto di riforma messo a punto dal Dipartimento istituzioni e alla cui elaborazione ha contribuito avendo fatto parte del gruppo di lavoro. Un progetto che prevede il passaggio dai Comuni al Cantone delle autorità di protezione con l’adozione del modello giudiziario e il conseguente abbandono di quello amministrativo: si propone quindi la creazione di Preture specifiche, le Preture di protezione. Saranno queste - e non più le attuali sedici Arp, le Autorità regionali di protezione - a stabilire le misure a tutela degli interessi e del bene delle persone vulnerabili.
Sulla prospettata riorganizzazione del settore tutele e curatele in Ticino, Lardelli, da noi interpellato, non ha dubbi: «Permetterà un salto di qualità notevole, garantendo fra l'altro l’intervento, fondamentale, di specialisti quando si tratta di decidere e applicare le misure». Oggi le Arp, osserva il responsabile della Camera di protezione, chiamata a deliberare sui reclami contro i provvedimenti adottati dalle Autorità regionali di protezione e a esercitare su di esse la vigilanza, «non solo non hanno sufficiente personale, ma in generale non possono contare sulla presenza costante di specialisti, il che impedisce di approfondire determinati dossier, con il forte rischio di prendere poi misure 'non su misura'». Secondo la riforma, in ognuna delle future Preture di protezione sarà un collegio di tre membri a stabilire i provvedimenti a tutela di minori e adulti. «Le misure - continua Lardelli - verranno decise da un pretore, da un assistente sociale e dallo specialista del caso in esame, che può essere per esempio un medico o uno psicologo. E se bisognerà chiarire ulteriori aspetti, i tre membri del collegio potranno far capo a esperti esterni ai quali sottoporre quesiti puntuali».
La Camera di protezione, annota il suo presidente nella relazione, “ribadisce anche l’auspicio che la riforma delle autorità di protezione sia coordinata con la revisione – pure urgente e inderogabile – della Legge sull’assistenza sociopsichiatrica”, la Lasp. Soprattutto, si evidenzia nel rendiconto 2020, “si conferma l’esigenza di regolamentare in modo più dettagliato e chiaro – con norme che sono di esclusiva competenza cantonale – i trattamenti ambulatoriali coattivi successivi al ricovero a scopo d’assistenza". Ricorda Lardelli alla ’Regione’: «È da tempo che sollecito la revisione della Lasp per adeguare questa normativa cantonale alle disposizioni del Codice civile, scaturite dalla revisione del 2013 del diritto tutorio, sui cosiddetti ricoveri a scopo di assistenza, con riferimento in particolare all'attuazione, di competenza cantonale appunto, delle misure per il dopo ricovero. Spero che su questo punto la Lasp venga finalmente aggiornata, contestualmente alla riorganizzazione delle autorità di protezione».
Venendo all'attività della Camera di protezione, lo scorso anno le entrate complessive di nuovi reclami, segnala Lardelli nella relazione, "sono state 186 (nel 2019: 216; nel 2018: 206; nel 2017: 257; nel 2016: 229; nel 2015: 228; nel 2014: 219; nel 2013: 209)". Le uscite "sono state 200 (nel 2019: 212; nel 2018: 215; nel 2017: 252; nel 2016: 234; nel 2015: 240; nel 2014: 223; nel 2013: 215), di cui cinque decisioni emesse dalla Camera composta di tre giudici”. A fine 2020 “restavano pendenti 41 reclami (alla fine del 2019 erano 55; nel 2018: 51; nel 2017: 60; nel 2016: 55; nel 2015: 60; nel 2014: 72; nel 2013: 74), con una riduzione delle pendenze (meno 14)". Il loro contenimento "è stato possibile grazie alla riduzione delle entrate (conseguente presumibilmente al lockdown)" e "all’impegno" di tutti i componenti della Camera. Da rilevare, infine, che nel corso del 2020 il Tribunale federale “ha evaso undici ricorsi contro altrettante decisioni della Camera, respingendoli tutti”.