Un ‘caso di studio‘ raccontato -– come una favola triste – dal sostituto procuratore generale Balerna, responsabile della sezione reati economici e finanziari
«C’era una volta in Ticino una persona che voleva raccogliere fondi da investitori italiani, soldi che poi però si fermarono nelle sue tasche». Comincia come nelle favole, il sostituto procuratore generale Andrea Maria Balerna, per spiegarci come funzionano certe truffe al risparmio perpetrate da società bucalettere – quelle senza alcuna reale attività legale – sulla piazza ticinese. La storia, naturalmente anonimizzata, serve a capire come fanno certi ‘consulenti’ ad alleggerire le tasche dei loro clienti.
«Questa persona non poteva esercitare l’attività di fiduciario in Ticino, non essendo iscritto all’albo cantonale», continua il responsabile della sezione che persegue i reati economici e finanziari. «Non poteva dunque gestire i soldi altrui eppure lo faceva, fingendo di emettere obbligazioni di una sua società-paravento registrata in Ticino. Quando è stato scoperto e ha dovuto chiudere la società, ha aperto un’altra società bucalettere nel Grigioni italiano – dove regole e controlli sono più laschi – per continuare a fare più o meno la stessa cosa, svolgendo di fatto la sua attività anche in Ticino. Questo almeno fino a quando alcuni clienti raggirati non si sono accorti dell’attività eventualmente truffaldina ed è partita una seconda denuncia». Morale della favola: un danno da quasi un milione di franchi.
Il caso serve a comprendere un problema importante per la nostra piazza finanziaria: la malagestione dei risparmi privati. Fenomeno preoccupante sebbene non si abbiano dati certi circa la sua estensione, anche a causa dell’importante numero di casi che non viene denunciato dai danneggiati. Certo, poi viene da chiedersi perché i clienti si rivolgano a certi personaggi: ingenuità o tentativo disperato di far girare soldi che in banca e da fiduciari seri solleverebbero troppe domande sulla loro provenienza? «Ognuno ha la sua storia e non si possono colpevolizzare genericamente le vittime dei raggiri. Spesso si osserva però una certa imprudenza di fronte a società improvvisate e all’offerta di rendimenti nettamente superiori a quelli sul mercato istituzionale. Evidentemente non si può escludere che qualcuno si rivolga a questi personaggi anche per evitare la due diligence delle società più serie, quella dettata a banche e società di gestione patrimoniale dalla legislazione antiriciclaggio ».
In certi ambienti, la fama del Ticino come nascondiglio e lavatrice per fondi neri continua anche dopo la fine del segreto bancario, alimentando un certo demi-monde affollato di tipetti poco raccomandabili. «In passato, la piazza finanziaria luganese ha prosperato anche grazie a capitali non dichiarati fiscalmente, in particolare di imprenditori italiani», prosegue Balerna. «La presenza di ingenti capitali stranieri attrae a sua volta consulenti malintenzionati, persone che magari passano da qui solo per provare ad arricchirsi gestendo, o malgestendo, capitali in nero; l’assenza di radici nel territorio riduce poi il controllo e l’autocontrollo sociale. Lo dico precisando naturalmente che la stragrande maggioranza degli operatori, svizzeri e stranieri, è serio e onesto».
Nella lotta al fenomeno, Balerna auspica «alcune modifiche legislative che potrebbero certamente aiutare. In particolare si potrebbe reintrodurre l’obbligatorietà del revisore per tutte le società. Nel 2008 è stata inserita nel Codice delle obbligazioni la possibilità di rinunciare alla revisione, e dunque alla figura del revisore, per le società con cifra d’affari inferiore ai 40 milioni e somma di bilancio inferiore ai 20. Questo ‘opting out’ è stato puntualmente esercitato dalla stragrande maggioranza di esse (oltre l’80%)». Tuttavia, prosegue il procuratore, «il revisore è una figura importante, specie se debitamente responsabilizzata dalla legislazione: è colui che ogni anno controlla i conti di un’azienda e potrebbe vedere per primo se qualcosa non quadra, ad esempio in presenza di un sovraindebitamento. Il revisore, che a queste società costerebbe poche migliaia di franchi all’anno, sarebbe quindi un’ottima sentinella per individuare quelle realtà finalizzate a commettere e agevolare degli illeciti».
Ma quello delle truffe al risparmio è solo uno dei reati agevolati dall’utilizzo di società bucalettere.
«Questo tipo di società», spiega Balerna, «si presta a dissimulare l’identità di chi le utilizza – anche attraverso l’utilizzo di prestanome e ‘uomini di paglia’ – e a simulare attività fittizie». Sono dunque almeno altre quattro le categorie d’illecito che passano spesso dalle bucalettere:
1. L’ottenimento abusivo di permessi di soggiorno. «La società firma falsi contratti di lavoro che permettono al finto dipendente di risultare residente in Svizzera. Un’operazione utile in particolare per evadere il fisco del Paese dove in realtà si opera e si risiede o comunque per ottenere un permesso al quale non si avrebbe diritto. A volte ne conseguono delle residenze fittizie».
2. Lo sfruttamento abusivo delle assicurazioni sociali. «Un finto dipendente/residente può anche diventare un finto disoccupato e percepire vere indennità di disoccupazione. Inoltre può godere delle prestazioni di varie assicurazioni sociali: malattia, infortunio, invalidità, assicurazione complementare a copertura del reddito e assegni famigliari. Si può così avere abusivamente accesso anche a centinaia di migliaia di franchi di denaro pubblico».
3. Le truffe al credito. «Si utilizzano queste società per ottenere a credito beni e servizi che poi non si pagheranno. Un esempio classico è quello delle auto in leasing».
4. Il riciclaggio. «Nel caso più classico, i proventi di attività illecite effettuate altrove – ad esempio lo spaccio di droga – vengono registrati come pagamenti di una società del Paese di provenienza a quella bucalettere in Svizzera, contro l’emissione di fatture per servizi inesistenti, ad esempio consulenze. A quel punto il denaro sporco viene ripulito attraverso la sua dichiarazione fiscale in Svizzera, e potrà così venire utilizzato alla luce del sole».