Camera di commercio e Aziende familiari scrivono al Consiglio di Stato affinché non lasci fallire le imprese fuori dagli aiuti pubblici
I criteri per determinare chi ha diritto agli aiuti per i casi di rigore non convincono la Camera di commercio del cantone Ticino e in particolare la Aif, Associazione delle imprese familiari Ticino che hanno scritto al Consiglio di Stato. “Le aziende ticinesi stanno vivendo momenti di estrema difficoltà, come mai nel recente passato. Si tratta di un’evidenza sotto gli occhi di tutti che, talmente manifesta, non necessita di ulteriori spiegazioni da parte nostra”, si legge nella missiva in cui si ricorda che la scorsa settimana il Parlamento federale ha adottato la nuova versione della Legge Covid-19.
“Da parte nostra ci attendavamo un ampliamento delle cerchie dei beneficiari di aiuti per i casi di rigore. Purtroppo, non è stato il caso. La definizione di “caso di rigore” (e quindi meritevole di sostegno) non è stata modificata. Pur riconoscendo l’importanza di questa misura, per la quale siamo davvero riconoscenti, non possiamo non ricordarci di tutte quelle aziende che non sono incluse nella definizione legale summenzionata, ma che si sono venute a trovare, a causa della pandemia, malgrado loro, in situazioni di estrema fragilità. Diverse di queste rischiano il fallimento prima della ripresa economica post-pandemica”.
Si tratta di aziende attive in settori economici non elencati nella legge o di aziende incluse in tali settori ma che hanno subito un calo di attività inferiore al minimo imposto dalle regole federali (40%).
“Diverse aziende associate alle nostre strutture, ci hanno di recente manifestato tutte le loro preoccupazioni dovute alla scelta del legislatore federale di escluderle dal programma di aiuto. Come non dare loro ragione? Come spiegare a un’azienda con un calo di fatturato di ‘solo’ il 39% che deve arrangiarsi da sola? Come convincere un’impresa con una cifra d’affari addirittura dimezzata ma che, purtroppo per lei, non rientra nei settori privilegiati dalle norme, che non si può fare niente per aiutarla?”
“Tutto ciò premesso – si continua – riteniamo che in questo momento così difficile e decisivo per il nostro futuro, il Cantone sia chiamato a intervenire per colmare le lacune lasciate scoperte dall’intervento federale. Tutte le aziende a rischio di fallimento a causa della pandemia vanno sostenute, con modalità anche differenziate, ma decise. Questo è il principio al quale deve ispirarsi attualmente e urgentemente l’azione dell’ente pubblico. Poco importa i nomi, le definizioni e i titoli degli aiuti. L’importante è il risultato che si vuole, o meglio deve, raggiungere”.
A tale scopo “chiediamo che questo lodevole Consiglio di Stato si attivi, senza indugi, per allestire un ragionevole piano di intervento, come peraltro già fatto anche in altri Cantoni”, si conclude.