Ticino

Rapine e furti giù, effetto pandemia

L'attività della Polizia cantonale nel 2020. 'Il lockdown ha ridotto la circolazione delle persone'. Ma preoccupano risse, scontri e violenza domestica

22 marzo 2021
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Meno furti e rapine, e di riflesso meno interventi delle forze dell'ordine, lo scorso anno in Ticino: è uno degli effetti collaterali, questo senz'altro positivo, della pandemia. Il calo è da ricondurre al lockdown della scorsa primavera, con la chiusura di esercizi pubblici, altri commerci e frontiere, provvedimenti decisi dalle autorità che si sono tradotti (anche) in una minor mobilità sul territorio delle persone, comprese quelle malintenzionate. «Le cifre risentono fortemente di una situazione del tutto eccezionale e andranno quindi considerate un'anomalia in ogni futura analisi storica di lungo periodo», ha premesso il maggiore Marco Zambetti, capo della Gendarmeria, intervenendo stamattina - insieme con il comandante Matteo Cocchi e il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi - alla presentazione dell'attività svolta nel 2020 dalla Polizia cantonale. Ecco le cifre. Rispetto all'anno precedente, i furti constatati hanno registrato una «forte diminuzione»: il 27 per cento in meno. Più marcata la flessione del numero di rapine: meno 32 per cento. Peraltro, ha rilevato Zambetti, nessuna di quelle messe a segno ha coinvolto banche o uffici postali.

Sono scesi anche gli interventi della polizia per incidenti della circolazione stradale: un «nuovo» calo. Interventi che l'anno scorso hanno subìto una riduzione del 14 per cento.  Non sono purtroppo mancati gli incidenti gravi. E non sono stati pochi. Sedici infatti I mortali. Hanno cagionato diciassette vittime: undici automobilisti, tre motociclisti, due ciclisti in sella a e-bike e un pedone, ha dettagliato il responsabile della Gendarmeria.

La statistica 2020 della Cantonale parla inoltre di 568 controlli legati al mercato del lavoro, in particolare per verificare l'impiego regolare di manodopera estera. Oltre duemila le persone finite sotto la lente, per la precisione 2'367. Di queste, ha indicato Zambetti, quarantadue sono risultate non in regola (permessi ecc.). Le verifiche sono sfociate nella denuncia anche di «quindici datori di lavoro».

'Bande strutturate'

La pandemia da un lato ha ridotto rapine e furti, dall'altro ha però innescato tensioni nella società, segnatamente nel mondo giovanile. Nel 2020, ha osservato il capo della Gendarmeria, vi è stato «un sensibile incremento nel post lockdown» degli interventi della polizia per liti e risse. Protagoniste «bande strutturate di giovani». Un fenomeno che va attentamente considerato e monitorato, ha avvertito Zambetti. Così come non può essere trascurata la violenza domestica, nelle sue varie forme: fisica, psicologica ed economica.  Lo scorso anno gli interventi delle forze dell'ordine «per disagi in famiglia» sono stati 1'105. Nove in più di quelli effettuati l'anno prima. Allontamenti dei soggetti violenti dal domicilio: «Ottantadue sono stati disposti dall'ufficiale di polizia e centottantasette quelli volontari», ha reso noto il capo della Gendarmeria: «Il 22 per cento delle persone coinvolte è stato all'origine di più di un intervento».

Ordine pubblico: niente tassa per le società sportive

Si diceva di tensioni sociali. Tensioni dovute anche alle restrizioni alla libertà di movimento per contenere la diffusione del virus e delle sue varianti, da ricondurre alla crisi economica innescata dalla pandemia e alle fosche prospettive per lavoro e occupazione. È una situazione che non può essere gestita unicamente in termini repressivi, ha sottolineato Norman Gobbi, ribadendo quanto dichiarato in questi giorni a proposito degli scontri a Lugano tra giovani e forze dell'ordine. Serve allora uno sforzo comune, a più livelli e con la partecipazione di più attori, ha aggiunto il direttore del Dipartimento istituzioni, evidenziando pure «il grande impegno degli agenti, uomini e donne, cui va il mio ringraziamento, per mantenere l'ordine pubblico». Un'attività nella quale chi indossa una divisa si espone al rischio anche di denunce per presunto abuso di autorità. «I procedimenti penali, nella fattispecie innescati da una querela, sono non di rado - ha detto Gobbi - lunghi e logoranti, bloccano temporaneamente promozioni e carriere e in alcuni casi hanno portato alle dimissioni di poliziotti, nonostante siano poi stati scagionati o risultati estranei ai fatti contestati».

Restando al mantenimento dell'ordine pubblico, non sono state praticamente necessarie operazioni di polizia nei dopo incontri sportivi. Il motivo è semplice: l'assenza di pubblico per via delle misure anti-virus. Per questo «abbiamo deciso di non prelevare presso le società sportive la relativa tassa sia per la stagione 2019-2020 sia per quella 2020-2021: un gesto per non penalizzare ulteriormente i sodalizi», ha fatto sapere il consigliere di Stato e presidente del governo.

'372mila chiamate'

Ma la pandemia è stata un banco di prova anche per l'organizzazione cantonale che viene attivata per gestire emergenze ed eventi straordinari. E che vede la Polizia cantonale, ha ricordato Gobbi, giocare un ruolo centrale e di coordinamento nello Stato maggiore cantonale di condotta («Quarantasei riunioni, con la partecipazione di più enti»). È stata così fra l'altro «intensificata», ha sostenuto a sua volta il comandante Matteo Cocchi, la collaborazione con i vari partner, quali le polizie comunali. Ma anche, sempre lo scorso anno, con la polizia federale (fedpol) per monitorare e contrastare determinate forme di criminalità nel nostro cantone.

Il bilancio dell'attività 2020 della Polizia cantonale non si ferma qui. Con «l'integrazione» progressiva di enti di primo intervento nella Cecal, la Centrale comune di allarme, «possiamo essere ancor più coordinati e celeri nel rispondere concretamente alle richieste di aiuto che giungono dalla popolazione», ha assicurato Cocchi. E a proposito di richieste dei cittadini, richieste di vario genere, quelle pervenute lo scorso anno sono state ben «372mila», il 44 per cento in più rispetto al 2019.