Ticino

'Più leggi e conflitti: serve un numero adeguato di magistrati'

Il presidente dell'Ordine degli avvocati sul potenziamento della Procura: bene, ma oggi anche in ambito civile e amministrativo si è oberati di lavoro

Gianluca Padlina (Ti-Press)
12 marzo 2021
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«Certo, questa pandemia mette e metterà a dura prova anche le finanze del Cantone, ma quello della giustizia è fra i settori che meno si prestano a esercizi di risparmio. Il potenziamento del Ministero pubblico su cui si pronuncerà finalmente e a breve il Gran Consiglio nonché il recente orientamento della commissione parlamentare ’Giustizia e diritti’ a favore della reintroduzione del quarto giudice dei provvedimenti coercitivi ci trovano quindi senz’altro d’accordo», afferma il presidente dell’Oati, l’Ordine ticinese degli avvocati, Gianluca Padlina.

Riguardo all’attribuzione di due procuratori in più al Ministero pubblico, il Legislativo deciderà nella sessione che si apre dopodomani. A meno di sorprese, il via libera ai rinforzi pare una formalità. «A suo tempo - ricorda Padlina - l’Oati aveva auspicato un potenziamento con un numero maggiore di pp, considerati il notevole quantitativo di nuovi incarti che annualmente finisce sotto la lente della Procura e il confronto tra le autorità giudiziarie di perseguimento penale dei vari cantoni per quel che concerne il numero medio di dossier per magistrato. Ad ogni modo - sottolinea il responsabile dell’Ordine degli avvocati - due procuratori ordinari in più costituiscono una buona base di partenza. A breve, medio termine si vedrà se sono sufficienti». Restando in tema di risorse, lunedì la ’Giustizia e diritti’ ha discusso dell’eventuale reintroduzione del quarto gpc all’Ufficio del giudice dei provvedimenti coercitivi, cui è stato tolto un magistrato nell’ambito del programma di risparmi del 2016 confezionato da Consiglio di Stato e parlamento per risanare le casse cantonali. A sollecitare il "ripristino" del quarto giudice è un’iniziativa parlamentare inoltrata nel dicembre 2018 dal socialista Raoul Ghisletta e dall’allora deputato indipendente Jacques Ducry. La commissione sarebbe propensa a riportare a quattro i giudici dei provvedimenti coercitivi. Se ne saprà di più dopo l’audizione del presidente dei gpc da parte della ’Giustizia e diritti’ e ulteriori approfondimenti. «Spero che la commissione non cambi idea e proponga al più presto al Gran Consiglio di dare luce verde al ripristino del quarto magistrato - riprende Padlina -. Come Ordine, del resto, avevamo criticato il taglio». Lo aveva fatto nero su bianco il Consiglio dell’Oati, l’organo esecutivo dell’Ordine degli avvocati, rammentando che il giudice dei provvedimenti coercitivi "è una delle figure chiave a garanzia e verifica del rispetto della libertà e dei diritti costituzionali di tutti i cittadini”. Le sue competenze «sono molteplici e delicate», evidenzia Padlina: «Convalida o no gli arresti ordinati dalla Procura, approva o meno le istanze di proroga della detenzione preventiva o di scarcerazione, ma autorizza o meno anche i controlli telefonici: questi e altri i provvedimenti sui quali l’Ufficio del gpc è tenuto a deliberare, spesso nel giro di una manciata di ore. E per la qualità delle sue decisioni, è importante che disponga dell'organico necessario».

L’obiezione è ricorrente e scontata: ogni potenziamento ha un costo. «È però nell’interesse dell’intera collettività - osserva il presidente dell’Ordine degli avvocati - poter contare su una magistratura in grado di produrre decisioni in tempi ragionevoli. Il che dipende sì dalla preparazione e dalle capacità dei singoli magistrati, ma anche dal loro numero. Si possono avere i migliori giudici e procuratori del mondo, ma se sono sommersi dagli incarti rischiano di prendere decisioni sbagliate o tardive. E dunque di non riuscire ad adempiere il fondamentale compito loro assegnato: erogare giustizia nei modi e nei tempi auspicati. Non solo nel settore penale, ma pure in ambito civile e amministrativo ci sono autorità giudiziare oggi oberate di lavoro». L’efficiente e corretto funzionamento della giustizia «è una delle condizioni quadro che determinano l'attrattività e la competitività di un Paese».

C’è un altro aspetto su cui Padlina richiama l'attenzione: «La politica sforna sempre più leggi e regolamenti, che accrescono il potenziale di conflitti e controversie. Anche per questo la magistratura ha bisogno di risorse adeguate».